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www.medjugorje.ws » Eco di Maria Regina della Pace » Eco di Maria Regina della Pace 162 (Marzo-Aprile 2002)

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Eco di Maria
Regina della Pace
162

Marzo-aprile 2002

 


Messaggio di Maria del 25 gennaio 2002:

"Cari figli, in questo tempo, mentre voi ancora guardate indietro l'anno passato, io vi invito figlioli a guardare profondamente nel vostro cuore e a decidervi di essere più vicini a Dio e alla preghiera. Figlioli voi siete ancora legati alle cose terreni e poco alla vita spirituale. Che anche questo mio invito di oggi sia per voi uno stimolo a decidervi per Dio e per la conversione quotidiana. Non potete convertirvi figlioli se non lasciate i peccati e non vi decidete per l'amore verso Dio ed il prossimo. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

 

Nella profondità del cuore

Il messaggio si apre con una scena che è al tempo stesso prologo e sintesi del suo contenuto. Ci siamo noi che ancora guardiamo indietro all'anno passato e c'è Maria che ci invita a guardare profondamente nel nostro cuore. Il suo non è un invito a distogliere lo sguardo dagli avvenimenti dello scorso anno, ma a guardarvi dentro, ad esaminarli nella profondità del nostro cuore. Nel profondo della nostra anima, là dove è più facile cogliere indisturbati la voce di Dio, possiamo trovare la luce per trarre da ciò che accade in noi ed intorno a noi un rinnovato impegno di vita autenticamente cristiana e dunque decidere di essere più vicini a Dio ed alla preghiera. Se contempliamo nel nostro cuore l'Agnello di Dio che si immola perché l'uomo viva, come possiamo giustificare il terrorista che sacrifica la propria vita per seminare morte? Ed al tempo stesso come possiamo giustificare chi alla violenza risponde con la violenza e addirittura con la guerra? E, per restare su un piano in cui la nostra responsabilità non può essere messa in discussione, come reagiamo alle offese ricevute? Quale peso, quale incidenza, ha nella nostra vita la fede che professiamo?

Il giudizio di Maria è chiaro ed esplicito: figlioli, voi siete ancora legati alle cose terrene e poco alla vita spirituale. Legati alle cose terrene, viviamo per esse, ad esse sacrifichiamo le nostre migliori energie, la maggior parte del nostro tempo, dimenticando, o relegando ai margini, lo Spirito che è in noi. La vita spirituale alla quale Maria ci chiama non è fuga dalla realtà, né rifugio a cui ricorrere in particolari momenti o circostanze della nostra vita. E' invito e stimolo a deciderci per Dio, cioè a dargli il posto che gli compete, ad edificare la nostra vita sulla roccia (Mt 7,24).

La conversione quotidiana è seguire Cristo giorno per giorno; lavorare con Lui, riposare con Lui, amare con Lui, soffrire con Lui, godere con Lui, respirare con Lui. In Cristo Gesù abbiamo avuto tutto da Dio ed in Lui trova realizzazione la nostra risposta all'amore di Dio. Inabitati dal Suo Spirito possiamo comprendere a quale speranza siamo chiamati e quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi (Ef 1,18). La conversione è certamente dono gratuito di Dio, ma proprio in quanto dono ci è offerto e non imposto; sta a noi accoglierlo o rifiutarlo. Ma poiché convertirsi significa accogliere Cristo, la conversione richiede di lasciare i peccati e decidersi per l'amore verso Dio ed il prossimo; Cristo non può coabitare con il peccato né vivere in un cuore in cui non c'è posto per l'amore. La conversione richiede il rispetto delle nostre promesse battesimali e il loro adempimento nella vita. Non chiunque mi dice "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21).

Fare la volontà di Dio, cioè vivere come Egli vuole: il modello è Gesù. Possiamo tentare di imitarlo ma il rischio di errore è troppo alto; facilmente possiamo travisare e sostituire a Lui un nostro idolo. Per non sbagliare c'è un solo modo: lasciare che Egli viva in noi; e qui ci viene incontro Maria, Colei che in pienezza ha accolto Dio in sé; Lei sa come istruirci, guidarci, formarci; lo ha sempre fatto da quando Gesù morente ci ha affidato a Lei e in questi tempi lo sta facendo in modo eccezionalmente esplicito. Affidiamoci a Lei, accogliamo nella profondità del nostro cuore i suoi messaggi e l'Amore trionferà nel mondo.

Nuccio Quattrocchi

 

 

 

Messaggio del 25 febbraio 2002 :

"Cari figli, in questo tempo di grazia vi invito a diventare amici di Gesù. Pregate per la pace nei vostri cuori e lavorate sulla conversione personale. Figlioli, solo così potrete diventare testimoni della pace e dell'amore di Gesù nel mondo. Apritevi alla preghiera perchè la preghiera diventi per voi un bisogno. Convertitevi, figlioli, e lavorate affinchè  più anime possibili incontrino Gesù e il suo amore. Io sono vicino a voi e vi benedico tutti. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

 

Amici di Gesù

"Signore, ecco, il tuo amico è malato" (Gv 11,3) mandano a dire a Gesù le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria. In questo tempo di grazia vi invito a diventare amici di Gesù, ci dice Maria, nostra Madre. Essere amici di Gesù; avere con Lui un rapporto vitale, concreto, reale. Essere suoi amici come lo era Lazzaro; parlare con Lui, confidarsi con Lui, godere della sua presenza, stare a lungo con Lui. Gesù non è un personaggio storico e nemmeno il Dio che è venuto un tempo a trovare gli uomini; Egli è il vivente. Egli è presente nel mondo, è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Questo è tempo di grazia, tempo in cui Gesù ci tira fuori dalle nostre tombe, proprio come ha fatto con Lazzaro. Questo è tempo di conversione, tempo utile per passare dalla morte alla vita. Pregate per la pace nei vostri cuori e lavorate sulla conversione personale, ci esorta Maria. L'Amore personale di Gesù per ciascuno di noi attende la nostra personale risposta, appunto la nostra conversione. Ma, per quanto possiamo essere virtuosi e pii, la nostra risposta non può mai essere adeguata; occorre che lo Spirito ci venga in soccorso, e questo richiede l'apertura del nostro cuore, l'abbandono in Dio come tante volte Maria ci ha chiesto. Non è difficile; muoviamo i primi passi come Lei ci ha insegnato e presto impareremo a correre. Allora la preghiera non sarà più una pratica pia ma una esigenza vitale, esperienza di gioia: apritevi alla preghiera perché la preghiera diventi per voi un bisogno. Apritevi alla preghiera perché essa sia espressione viva di un rapporto vitale con Dio, un colloquio nel quale non c'è solo richiesta ma anche incontro, ascolto, dialogo, comunicazione e comunione. La preghiera diventa così forza che muove alla conversione, che accompagna il cammino verso Dio, che consente una reale esperienza di Dio. Preghiera e conversione sono fattori essenziali per testimoniare la pace e l'amore di Gesù nel mondo. Si può testimoniare solo ciò di cui si ha esperienza diretta. La nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente povera se noi non fossimo contemplatori del Suo Volto, ci dice il Santo Padre nella Novo millennio ineunte. Amici di Gesù, per testimoniare al mondo ciò che vedono gli occhi del nostro spirito, ciò che contempla il nostro cuore, ciò che tocca la nostra anima (1 Gv 1,1). Amici di Gesù come Lazzaro dopo la resurrezione; sciolti e invitati ad andare. Liberi dalle bende e dai sudari di questo mondo, liberi da ogni rancore, odio, malumore, diffidenza, da ogni egoismo, liberi da ogni dubbio e da ogni preoccupazione, andiamo risorti per il mondo. Lavorare per il Regno è anzitutto lavorare su di noi, dentro di noi; è lasciarsi possedere sempre più profondamente dallo Spirito d'Amore; questa è la conversione che ci rende capaci di lavorare affinché più anime possibili incontrino Gesù e il suo amore. N.Q.

 

 

Chiesa-Cina: verso un avvicinamento

La Cina e la Chiesa cattolica sono due tra le più antiche istituzioni viventi e operanti nel mondo, entrambi annoverano oltre un miliardo di figli e di figlie. Non è un mistero che la Santa Sede a nome dell'intera Chiesa cattolica auspica l'apertura di uno spazio di dialogo con le autorità della Repubblica popolare cinese: con queste parole il Papa ha rilanciato il difficile dialogo con la Cina in occasione del quarto centenario dell'arrivo a Pechino del grande missionario gesuita Matteo Ricci.
La Cina è un paese ufficialmente ateo ma oltre al buddismo e al taoismo sono presenti circa12 milioni di cattolici (1% della popolazione) divisi tra una Chiesa ufficiale (Chiesa patriottica) riconosciuta dal governo cinese e una clandestina, che ha pagato con la persecuzione, la prigionia, l'esilio e il sangue di molti martiri la sua fedeltà a Roma. Al di là delle questioni politiche aperte da più di mezzo secolo, e dalle comprensibili difficoltà di riconciliazione tra due comunità che per decenni si sono rifiutate reciprocamente, non ci sono ostacoli dottrinali insuperabili che impediscano l'unificazione della Chiesa cinese.

Il governo di Pechino chiede alla Santa Sede la rottura delle relazioni diplomatiche con Taiwan (un ex isola cinese ora Stato indipendente sul quale la Cina rivendica la sua autorità) e la non ingerenza vaticana negli affari interni della Cina, il ché si tradurrebbe in una limitazione da parte vaticana della possibilità di nominare vescovi cinesi che non siano graditi al governo, e di non intervenire su questioni sociali, come ad esempio la sterilizzazione forzata delle donne - da tempo praticata dal governo cinese per il controllo delle nascite - contro la quale più volte la Chiesa si è espressa.
Un avvicinamento tra la Santa Sede e la Cina porrebbe fine alla dura persecuzione contro i cattolici cinesi e favorirebbe l'evangelizzazione di un paese di sterminate dimensioni che rappresenta quasi un quinto della popolazione mondiale. Del resto molti osservatori internazionali considerano la Cina come una delle maggiori potenze del futuro che eserciteranno in Asia un'influenza politica, economica e culturale sempre maggiore. Si comprende quindi l'importante ruolo che la Chiesa cinese può esercitare in tutto il continente asiatico dove finora il Cristianesimo, malgrado la grande sensibilità religiosa degli orientali, ha trovato scarsa accoglienza. Il Papa nel suo discorso di commemorazione, ha fatto il "mea culpa" per gli errori passati che hanno causato incomprensioni e danneggiato il dialogo con il popolo cinese, riferendosi così all'azione di quei missionari che tra Ottocento e Novecento ricorsero all'appoggio delle potenze europee. Purtroppo l'azione missionaria in Cina è stata ostacolata anche da contrasti interni, litigi, rivalità tra i diversi ordini religiosi, dispute teologiche che crearono gravi inconvenienti al processo di evangelizzazione e che impedirono al Cristianesimo di essere considerato sin dal XVII secolo una religione riconosciuta e accettata in Cina.

Il Papa ha sottolineato l'autentica azione missionaria di padre Ricci che annunciando la rivelazione cristiana non distruggeva affatto, anzi valorizzava e completava quanto di bello e di buono, di giusto e di santo, l'antica tradizione cinese aveva intuito e trasmesso, analogamente a quanto secoli prima avevano fatto i padri della Chiesa nell'incontro tra il messaggio del Vangelo e la cultura greco-romana.
Quanto è successo in Cina ci deve essere di monito per evitare che oggi anche la nuova evangelizzazione dell'Occidente si fermi davanti ai muri delle antipatie e delle rivalità tra i movimenti, delle accuse reciproche tra le Chiese, della separazione tra i cristiani, della cattiva testimonianza che vanifica ogni sforzo e danneggia più delle persecuzioni.

Mirco Trabuio

 

 

Ancora troppi cattolici nelle carceri cinesi

Emerge in tutta evidenza la campagna di repressione diretta dal governo centrale cinese contro tutte le religioni "non approvate", tra le quali le Chiese cristiane "clandestine". E' ciò che viene fuori da 7 documenti finora mantenuti "top secret" e che adesso vengono resi pubblici da alcuni funzionari del Ministero della Sicurezza di Stato, vicini ai gruppi religiosi repressi. Redatti nell'arco di due anni e mezzo (1999-2001), i documenti nascono dal sentore di un possibile dialogo con la Santa Sede che potesse portare ad una normalizzazione dei rapporti. Così nel primo documento segreto si affermava che "nella prospettiva di possibili rapporti diplomatici con il Vaticano, dobbiamo accrescere il controllo sulle comunità e potenziare l'Associazione patriottica". Poco dopo veniva varata la legge che regola i "culti eretici" e che inserisce i "reati religiosi" tra le minacce alla sicurezza nazionale. In base a questa normativa, i fedeli vengono condannati come criminali che provocano disordini sociali.
Forse è proprio in virtù di questa legge che il governo tiene ancora sotto arresto vescovi e sacerdoti della Chiesa non ufficiale. Attualmente sono noti - secondo l'agenzia Fides - 33 nomi di prelati e chierici (molti di loro anziani) sequestrati o impediti di esercitare il proprio ministero, mentre altri 20 rimangono sconosciuti. Il loro destino: prigione, lavori forzati, "sessioni di rieducazione" per convincerli a passare dalla comunione con Roma all'obbedienza verso il regime di Pechino. "...Il Vaticano sta ancora cercando ogni occasione per interferire negli affari interni delle chiese cattoliche del nostro Paese. Vogliono attirarsi i credenti patriottici e incitarli a ribellarsi...", si legge in uno dei documenti.
Queste inequivocabili espressioni giungano all'orecchio di quanti in Occidente preferiscono chiudere gli occhi di fronte a tanta ingiustizia, pur di rendersi amico un Paese vantaggioso ai fini commerciali. A noi "cattolici liberi" il compito di pregare affinché Dio protegga gli arrestati e blocchi l'incrementarsi di questa vergognosa campagna contro la libertà religiosa.

S.C.

 

 

 

Il treno delle religioni

 

IL VIAGGIO

Un treno bianco con sei vagoni lascia il Vaticano di buon mattino. E' l'inizio di un pellegrinaggio fuori dal comune, non soltanto per l'evento ma soprattutto per i pellegrini che il convoglio trasporta. Tutte carrozze di prima classe aperte, senza scompartimenti, dove gli ospiti possono girare, incontrarsi, salutarsi, conversare. E' stato ribattezzato "treno delle religioni" quello che il 24 gennaio ha portato i rappresentanti di quasi tutte le fedi del mondo ad Assisi, in risposta all'appello del Santo Padre: "Siamo venuti ad Assisi in pellegrinaggio di pace. Siamo qui, quali rappresentanti delle varie religioni, per interrogarci di fronte a Dio sul nostro impegno per la pace, per chiederne a Lui il dono, per testimoniare il nostro comune anelito verso un mondo più giusto e solidale".
Non è la prima volta, già nell'ottobre del 1986 Giovanni Paolo II li aveva invitati nella casa di Francesco: il poverello di Assisi è amato non solo dai cristiani, ma da tanti altri credenti e da gente che, pur lontana dalla religione, si riconosce negli ideali di giustizia, di riconciliazione, di pace che furono suoi, spiega il Pontefice nel suo discorso.
Due ore di viaggio lungo le campagne laziali e tra le colline della verdeggiante terra umbra. Questo stesso treno era stato utilizzato da Papa Giovanni XXIII per recarsi ad Assisi e a Loreto il 4 ottobre 1962: il "Papa buono" aveva già intuito che per farsi prossimi alla gente bisognava vivere con semplicità le loro stesse esperienze. Anche oggi è assente ogni tipo di formalità, il protocollo risulta di troppo nel giorno in cui si vuol testimoniare che l'umanità intera può essere un'unica famiglia, pur nella varietà dei suoi membri: "Con meraviglia noi constatiamo la varietà con cui la vita umana si manifesta, a partire dalla polarità femminile e maschile - commenta il successore di Pietro - fino a una molteplicità di doni caratteristici, propri delle diverse culture e tradizioni, che formano un multiforme e poliedrico cosmo linguistico, culturale ed artistico. E' una molteplicità chiamata ad integrarsi nel confronto e nel dialogo per l'arricchimento e la gioia di tutti. 

 

LO SPIRITO ECUMENICO

Un filo invisibile collega dunque tutti, nonostante le evidenti differenze di razza, cultura, provenienza e fede, testimoniate dalle fogge degli abiti multicolori, quasi a formare un brillante arcobaleno. "Lodiamo Dio per la bellezza del cosmo e della terra, "giardino" meraviglioso che Egli affidò all'uomo perché lo coltivasse e lo custodisse (cfr Gn 2,15). E' bene che gli uomini ricordino di trovarsi in un'"aiuola" dell'immenso universo, creata da Dio per loro" dice il Papa polacco, che oggi appare particolarmente vispo e in buona salute.
Ognuno di loro è venuto a dire che crede in Dio il quale nome è PACE, nel Dio che è "il tutto", e al quale ciascuno dovrà, alla fine, presentarsi per rendere conto. E dovrà soprattutto rendere conto dell'uso che ha fatto della propria vita e del rispetto avuto nei confronti di quella altrui.
12 religioni, più di 50 delegazioni, 200 rappresentanti riuniti sotto un tendone presso la Basilica di s. Francesco. Nella mattinata alcuni di loro leggono una testimonianza e recare così il proprio contributo per "allontanare le nubi del terrorismo, dell'odio, dei conflitti armati, nubi che in questi ultimi mesi si sono particolarmente addensate all'orizzonte dell'umanità". Nessun rischio di confusione, di sincretismo: "Vogliamo ascoltarci gli uni gli altri - dice il Santo Padre - già questo, lo sentiamo, è un segno di pace. Già questo serve a diradare le nebbie del sospetto e dell'incomprensione."

 

LA PREGHIERA

Poi il momento della preghiera, tra tanti forse il più importante. Le delegazioni si distribuiscono in diversi ambienti della basilica per innalzare la propria invocazione a Dio, ognuno a suo modo. Il cristiani di tutte le confessioni fanno corona intorno al Santo Padre nella Basilica inferiore; ai musulmani è destinata una stanza orientata verso la Mecca, agli altri diversi locali accuratamente spogliati dai simboli della religione cattolica, nel rispetto dell'originalità di ognuno. "Vogliamo mostrare al mondo che lo slancio sincero della preghiera non spinge alla contrapposizione e meno ancora al disprezzo dell'altro, ma piuttosto ad un costruttivo dialogo". Questo il senso della preghiera rivolta allo stesso Dio seppur in forme diverse. E a suggellare la coralità di quest'ora così solenne, la mensa dei frati accoglie tutti per offrire il pasto secondo lo stile francescano, fatto di calore e fraternità.

 

L'IMPEGNO DELLE RELIGIONI

Infine l'ultimo atto della giornata: la lettura dell'Impegno comune per la pace per bocca di 12 leaders che, a nome di tutti, si sono impegnati in prima persona a promuovere e custodire la vita umana e la pace, proprio come annuncia il Patriarca ecumenico Bartolomeo I che apre il succedersi degli interventi: "per costruire la pace è necessario amare il prossimo rispettando la regola d'oro: fa agli altri quello che vorresti fosse fatto a te". Ci impegniamo dunque a "educare le persone a rispettarsi reciprocamente", aggiunge l'esponente della religione Sikh. Ci impegniamo a "perdonarci a vicenda gli errori e i pregiudizi del passato e del presente", annuncia il vescovo ortodosso Vasilios, mentre il rappresentante dei confuciani dichiara di impegnarsi "a stare dalla parte di chi soffre nella miseria e nell'abbandono, facendoci voce di chi non ha voce, nella convinzione che nessuno può essere felice da solo. Infine risuonano le parole conclusive: "Noi persone di tradizioni religiose diverse non ci stancheremo di proclamare che PACE E GIUSTIZIA SONO INSEPARABILI. La libertà e la pace non potranno essere garantite dalla forza, ma dalla fiducia reciproca".

 

LA LUCE CHE DISSIPA LE TENEBRE

Significativo il gesto di affidare ad ogni esponente religioso una lampada accesa da depositare, una accanto all'altra, su un alto piedistallo posto al centro dell'assemblea. Tante piccole fiammelle che accettano di stare insieme per assommare luce e calore da donare a un mondo buio e freddo. Sono fiammelle di fede e di speranza nel Dio che è "Luce purissima". Sono le fiamme dell'amore di cuori disposti ad amare senza condizioni né interesse, in virtù dell'unico Dio che è Amore. "Le tenebre non si dissipano con le armi; le tenebre si allontanano accendendo fari di luce" ricorda Giovanni Paolo II, il quale conclude la lettura pronunciando il suo solenne "mai più": Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra. Giustizia e Pace, Perdono e Vita, Amore!

 

L'ABBRACCIO DI PACE

Le lampade non sono le sole a risplendere. Anche i volti sembrano misteriosamente illuminati da una luce che si sprigiona dall'anima di ognuno, trasfigurando volti, sguardi, sorrisi. Un sentimento di profonda gratitudine per quanto si è vissuto impregna l'aria, e accompagna l'abbraccio di pace che i partecipanti si scambiano vicendevolmente a conclusione dell'incontro. E' il tempo di ripartire. Il treno li attende sui binari che conducono a Roma, la Città di Pietro. Ancora un giorno insieme e poi ognuno tornerà dalla sua gente per accendere in loro la fiaccola del perdono e della giustizia: "Avanzate verso il futuro tenendo alta la fiaccola della pace. Della sua luce ha bisogno il mondo!".

Stefania Consoli

 

  

Cinque nuovi santi e la Chiesa fa festa

Padre Pio da Pietrelcina e Ignazio da Santhià, José Maria Escrivà de Balaguer, Juan Diego Cuautlatoatzin, e Benedetta Cambiagio Frassinello. Due frati cappuccini, il fondatore dell'Opus Dei, il piccolo veggente di Guadalupe, la fondatrice delle Benedettine della Provvidenza: sono i cinque Beati per i quali la Congregazione per le Cause dei Santi ha promulgato i decreti di canonizzazione, e che presto saranno pubblicamente elevati come Santi agli onori degli altari (P. Pio sarà canonizzato il 16 giugno prossimo). Alla firma dei decreti da parte del Papa hanno assistito, accanto a cardinali, vescovi, postulatori delle cause e responsabili delle congregazioni religiose interessate, anche il piccolo Matteo Pio Colella, il bambino miracolato da padre Pio, con i genitori. Il miracolo che viene attribuito al capuccino di Pietrelcina è avvenuto lo stesso anno della beatificazione".

(dal quotidiano Avvenire)

 

 

 

I media e la magia

I mezzi di comunicazione di massa, i cosiddetti "media", sono nati per essere al servizio dell'informazione, della cultura, dello svago... Purtroppo però sempre più frequentemente si fanno canali attraverso il quali scorrono messaggi pericolosi e inquinanti per l'anima, la psiche e la coscienza di chi, più o meno consapevolmente, ne è destinatario.
Don Gabriele Amorth descrive le cause e gli effetti di questo fenomeno per orientare un giusto discernimento nella fede.

 

In Italia ci sono dodici milioni di persone che frequentano i maghi. Ha fatto scalpore ultimamente l'arresto di Wanna Marchi, che (attraverso la sua emittente televisiva privata n.d.r.), estorceva anche centinaia di milioni per vendere imbrogli. Si sa che la pagina più letta dei giornali è l'oroscopo e che tanti, troppi, si dedicano a tentare la fortuna col totocalcio, col lotto, con altri quiz, fino al punto di non lavorare più in attesa del colpo fortunato. Che cosa ci sta alla base di tutto questo movimento, che coinvolge centinaia di miliardi? Se in certe forme il suggerimento è dato dal desiderio di un facile guadagno, in altre forme si vuole altro: si vuole conoscere il futuro, si vuole influire sulla volontà e sulla sorte degli altri; spesso si prende la via dell'occulto, per parlare con i defunti, per curiosità, per superstizione. E i mass media hanno sempre più divulgato tutte queste forme di ricerca, dipendenti da superstizioni che diventano manie.
Ma se vogliamo andare in profondità, specie guardando a tutte le forme di magia e di occultismo, la vera causa è la mancanza di fede: l'uomo non ricorre più a Dio e alle forme che lo avvicinano a Dio (preghiera, sacramenti, sacerdoti), ma volge lo sguardo al mondo dell'esoterismo. Eppure la Bibbia parla chiaro: oltre trenta volte se la prende con magi e fattucchieri. Uno dei testi più ricchi è quello che troviamo ne Deuteronomio. "Quando arriverai alla terra che Dio ti dona (ossia in terra pagana, tra gente di mentalità pagana), non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si troverà presso di te chi faccia passare il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco; chi pratichi la divinazione, il sortilegio, l'augurio, la magia; chi pratichi incantesimi, chi consulti gli spettri o l'indovino; chi interroghi i morti. Perché chi compie queste cose è in abominio a Jahvé" (18, 9-12).
Troppi italiani credono di cavarsela in bellezza, da gente aggiornata e moderna, affermando: "Credo in Dio ma non sono praticante". Ossia calpestano i comandamenti di Dio. Il Vangelo è chiaro: "Non chi dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 7,21). E i media, che potrebbero avere un'influenza decisamente positiva nel mettere in luce i veri valori e quindi nell'educazione del costume, sono schierati nella maggior parte verso l'azione negativa, a danno dell'uomo.

don Gabriele Amorth

 

 

 

Il santo della pace

"Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna" (Mt 19,29)

E' chiaro l'invito del Maestro: bisogna lasciare tutto ciò che si possiede per ricevere in eredità il Regno... Ma non è così semplice… "Bruder Klaus" (Frate Nicola), come viene affettuosamente chiamato nella sua Svizzera, fu tra quelli che seppero accogliere questo invito in tutta la sua radicalità, e lo fece, possiamo dire, "alla lettera".
Vissuto in un piccolo borgo della Svizzera centrale nel XV secolo (era nato a Flueli nel 1417), Nicola di Flue già dalla primissima infanzia viveva un rapporto molto intenso con Dio; si dice che persino nel grembo materno egli avesse delle visioni. "E' considerato il suo primo miracolo, - afferma M. Luise von Franz, una celebre psicoanalista allieva di Jung - noi non possiamo sapere che cosa succede a un bambino nell'utero materno. Certo oggi è possibile ascoltare i battiti del cuore, registrare le onde cerebrali di un bambino prima della nascita. Sappiamo che sogna già e che dunque ha già delle esperienze psichiche". Il piccolo Klaus si distingueva dunque dagli altri bambini, ai quali preferiva la preghiera solitaria e le piccole rinunce che volentieri offriva a Dio.
"Chi lascia figli, campi..." Era il 1447 quando Nicola sposò l'amata Dorothea Wyss. Una vita serena trascorsa nella gioia familiare, arricchita dall'arrivo di dieci figli: 5 maschi e 5 femmine. Il lavoro nei campi, al quale Nicola si dedicava, era sodo ma dava anche tanto frutto, destando l'ammirazione di tutti. Le energie del buon Klaus non si esaurivano però sui campi; grazie alla sua eloquente sapienza ed onestà gli furono affidati anche dei pubblici incarichi: consigliere municipale e giudice.

Ma tutto questo non bastava a Dio. "Tu devi fare quello che io ti dirò!", sentì dire dal Signore in una visione che lo colse mentre lavorava in campagna. Parole inattese ma che confermavano quella sorta d'inquietudine che quell'uomo, amato e apprezzato dalla sua gente, sentiva nell'intimo del proprio cuore; un'inquietudine che lo spingeva a sradicarsi dalla sua attività mondana per dedicarsi solamente alla vita di Dio.
Ma come è possibile che il Signore volesse proprio questo da un padre di famiglia, carico di responsabilità, sia private che pubbliche? Eppure era proprio così. Nicola avvertendo in sé una sorta di oppressione e sentendosi spesso anche incalzato dalle forze del male, si ritirava solitario per comprendere cosa stava accadendo dentro di lui, proprio come quando era bambino; e pregando e digiunando cercava in Dio e nella natura rifugio e risposta ai suoi interrogativi.

E la risposta non si fece attendere: "Chi lascia figli, campi per il mio nome...". Proprio quello gli stava chiedendo il Signore, ne era certo! Non fu facile, soprattutto per la moglie Dorotea alla quale aveva giurato eterna fedeltà. Eppure lei, donna profondamente cristiana, acconsentì sapendo che il suo sposo "stava scegliendo la parte migliore". Così nell'ottobre del 1467 Nicola, in accordo con la sua famiglia e con il benestare della santa Chiesa, scalzo e vestito di una sola tunica, partiva alla volta della Germania per unirsi a degli eremiti. Ma alla frontiera visse un episodio che lo terrorizzò. Udì una voce dal cielo che gli ordinava: fermati! "Tutto si tinse di rosso, fu il panico, fuggì senza meta... Un contadino poi lo fermò e, sentiti i suoi propositi, gli consigliò di tornare a casa. Nicola non seppe più che fare. Si rifugiò in un bosco. Una luce violentissima gli apparve nel cielo e lo ferì al ventre" (da quel momento in poi "Bruder Klaus" smise misteriosamente di mangiare per nutrirsi solo del pane eucaristico e testimoniare così il Regno di Dio). Questa forte esperienza lo traumatizzò, inducendolo a ritornare sui suoi passi, ma che umiliazione! Aveva già lasciato tutto e tutti. Decise allora di stabilirsi in un piccola casupola a Ranft, una valle limitrofa al suo paese, per vivere nella solitudine il suo colloquio con Dio.

"Vedeva avvicinarsi verso di lui il Paraclito, cioè lo Spirito Santo che gli diceva di seguirlo per vedere il Padre. Dio Padre gli apparve e lo ringraziò per quanto aveva fatto per il figlio. Nicola disse di non avere alcun merito..." Questo tipo di esperienze mistiche accompagnavano Nicola nella sua vita di ascesi fatta di intense meditazioni (soprattutto sulla passione di Cristo) e di preghiera (nei suoi ritratti il rosario diventa un inseparabile compagno).

"Mio Signore e mio Dio, prendimi tutto ciò che mi separa da te.

Mio Signore e mio Dio, dammi tutto ciò che mi attira a te.

Mio Signore e mio Dio, prendi me a me stesso e dammi tutto a te".

Era questa la preghiera che riempiva il suo animo e la sua cella, restituendogli pace e armonia interiore. Eppure non solo a lui erano destinati tutti questi beni. Numerosi pellegrini venivano attirati dalla purezza del suo cuore: uomini, donne, malati e peccatori, cercavano l'aiuto del "santo vivo". La purificazione interiore vissuta da Nicola aveva affinato il dono di taumaturgo ricevuto da Dio: consolando e vincendo il male egli intuiva le afflizioni delle anime prima che esse gliele raccontassero.
"La pace è sempre in Dio perché Dio è la pace..." diceva Nicola. Sembra di ascoltare le parole del nostro papa, Giovanni Paolo II, che proprio in questo tempo esorta le nazioni a ristabilre la pace affermando: "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono..." (Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale della pace - 1° gennaio 2002). E' dunque un discorso attuale quello promosso nel cuore delle vicende rinascimentali da Nicola di Flue, che consigliò alla Confederazione elvetica, quasi sul punto di sciogliersi: "Siate amichevoli, perché una cosa buona ne porta altre. Ma se la cosa buona non può esser conciliata nell'amicizia, lasciate che la giustizia sia la cosa migliore".
Quasi a formare un'eco a queste espressioni colme di sapienza, in una messa celebrata nel 1984 nell'antico borgo svizzero, Giovanni Paolo II disse: "Nicola di Flue ci esorta alla pace nel proprio paese e alla pace nel mondo, ma ci esorta specialmente alla pace nel proprio cuore. La pace deve essere acquisita, sofferta, impetrata." Già allora il Santo Padre ci mostrava il dialogo come via che conduce alla riconciliazione: "Bontà e benevolenza sono la prima e fondamentale condizione per la pace nella vita di una comunità come nella vita del singolo. - continuava il pontefice nella sua omelia. - E' necessario accettarsi l'un l'altro con tutte le diversità, e quindi poter rinunziare ad affermare molti diritti anche se giustificati".
Nel marzo del 1487 un'intensa e dolorosa malattia colpì il fragile corpo ormai settantenne di Bruder Klaus, portandolo velocemente alla morte. Ma per molti egli ancora vive col suo sapersi fare continuo e silenzioso monito a favore della pace, continuando così a mostrare la sua bontà a quanti lo invocano. Canonizzato da Pio XII nel 1947, fu protagonista alla fine della II guerra mondiale di un evento che salvò la Svizzera dall'invasione dei nazisti: "Circa alle 21 vidi nel cielo, a nord ovest di Waldenburg - racconta un uomo - una luce intensa che in breve tempo prese chiaramente la forma di una mano... ". Secondo i 43 testimoni si trattò proprio della mano di Nicola che, ancora una volta, volle proteggere la sua patria.

dalla Redazione

 

 

 

La Francia e la Svizzera si consacrano a Maria

Un po' dappertutto nel mondo lo Spirito Santo sta inspirando i cuori a pregare in modo speciale per il proprio paese. Si sente l'esigenza di chiedere perdono al Signore per tutte le infedeltà commesse e di pregare per la realizzazione del progetto di Dio, affinché ognuno possa rispondere in pienezza alla propria vocazione. La Svizzera, fondata il 1° agosto 1291 con un patto tra i diversi Cantoni, tra i quali il Signore è uno dei "partner", ha un posto particolare nel cuore dell'Europa: essere segno di unità e di pace per gli altri paesi vivendo questa alleanza con Dio.
Dopo aver ascoltato la testimonianza di una signora libanese sulla Novena di consacrazione a Dio del Libano, attraverso il Cuore di Maria, e sui frutti che ne sono seguiti, nel seno di un gruppo di preghiera è nato il desiderio di consacrare anche la Svizzera. Alla proposta è seguito subito l'invito a formare una catena di preghiera per la durata di nove giorni, che sarebbe terminata l'8 dicembre 2001, festa dell'Immacolata Concezione, con l'offerta di un'ora di adorazione eucaristica quotidiana.
La risposta a quest'invito ha oltrepassato di gran lunga ogni attesa: le adesione pervenivano da tutte le parti, soprattutto dai sacerdoti uniti ai loro parrocchiani, dai conventi e dai semplici laici... Lo Spirito soffia dove vuole! Questa iniziativa è stata ripresa con entusiasmo anche in Francia, che pregherà la sua novena dal 21 al 29 marzo. ***

 

 

Ritornate al primitivo fervore

"Io sono con voi..."

 

In numerosissimi messaggi la Regina della Pace sottolinea, con un'insistenza del tutto particolare, che, in questo tempo di grazia Lei è con noi: "Cari figli… Io sono qui con voi, per guidarvi sulla nuova strada, verso una vita nuova"(25.10.92). In realtà questo è il primo e il più importante messaggio che Maria a Medjugorje offre al mondo: oggi la Madonna cammina in modo speciale al fianco dei suoi figli: "Il mio Cuore segue attentamente i vostri passi" (Mess.25.12.86). La presenza della Regina della Pace nel mondo è infatti un grande dono di grazia scaturito dall'amore misericordioso del Padre, che desidera "fare nuove tutte le cose" (Ap.21,5), attraverso Colei "che brilla innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (Lumen Gentium. N° 68). Maria ci conferma: "Nella bontà e nell'amore di Dio Creatore, anch'io sono con voi come un dono" (Mess.25.10.95) e ancora: "Dio per amore dell'uomo mi mandò in mezzo a voi, per mostrarvi la via della salvezza, la via dell'amore" (Mess.25.04.95).
A queste parole cariche di grazia profetica sembra far eco il magistero ispirato dell'attuale Pontefice: "In questo tempo di vigilia Maria, mediante la stessa fede che la rese beata…è presente nella missione della Chiesa, presente nell'opera della Chiesa che introduce nel mondo il Regno del suo Figlio. Questa presenza di Maria trova molteplici mezzi d'espressione al giorno d'oggi…" (Enciclica "Redemptoris Mater" N° 28).
In realtà proprio in questo tempo, accanto ad un appariscente intensificarsi dell'aggressività delle potenze delle tenebre, è anche visibilmente in atto una straordinaria potenza di grazia che dalla sorgente infuocata d'amore della Santissima Trinità si riversa nel mondo attraverso Colei che ne è l'Arca e il Santuario perfetto, una grazia che riverbera direttamente dalle profondità del mistero dell'Incarnazione, cuore pulsante di tutta l'opera della salvezza. Infatti, per un disegno eterno di Dio, il dono dell'Emmanuele, il Dio- con- noi, il Creatore dell'universo che si fa vicino agli uomini per ricondurli alla pienezza della vita, passa attraverso l'umile servizio di Maria, chiamata a generare continuamente la vita sopranaturale del Verbo di Dio nelle anime dei suoi figli. Infatti, come afferma il Magistero della Chiesa: "Ella cooperò in modo del tutto speciale all'opera del Salvatore…per restaurare la vita soprannaturale nelle anime. Per questo è diventata per noi madre nell'ordine della grazia" (Lumen Gentium N° 61).

La presenza straordinaria di Maria nel mondo, in questo tempo, in cui grandi segni sembrano annunciare l'approssimarsi del pieno compimento dell'opera della salvezza, prefigurata nel Libro dell'Apocalisse, "vidi la città santa, la nuova Gerusalemme scendere dal cielo, da Dio pronta come una sposa adorna per il suo sposo"( Ap. 21,2), si inscrive nel cuore di quella grande lotta cosmica tra la "Donna vestita di sole"(Ap.12) e il grande dragone, "padre della menzogna e omicida sin dall'inizio" (Gv.8, 44 .) che "ora, come non mai prima, …vuol mostrare al mondo il suo volto infame con il quale trascinare più gente possibile sul cammino della morte e del peccato" (Mess. 25.09.91).

Nel quadro di tale decisivo confronto tra i figli della luce e le potenze delle tenebre oggi più che mai sempre più evidente, Lei è con noi in modo speciale per proteggerci e guidarci alla vittoria piena e definitiva del suo Cuore Immacolato, già annunciata a Fatima: "Io sono con voi e intercederò presso Dio affinché Lui vi protegga" (Mess.25.02.92); "…perché con il vostro aiuto si realizzi tutto ciò che voglio realizzare secondo i segreti iniziati a Fatima.Vi invito cari figli a comprendere l'importanza della mia venuta e la serietà della situazione. Voglio salvare tutte le anime e offrirle a Dio." (Mess. 25.08.91).
La Madonna ci invita anche a riconoscere e a sventare la subdola strategia di satana che tende a confondere i cuori offuscandone il discernimento, così da indurli a banalizzare indebitamente il grande dono della Sua speciale presenza tra gli uomini, per relegarla nel novero ambiguo delle molte devozioni private e dei fenomeni marginali, negandone radicalmente la fondamentale valenza di grazia epocale per il mondo e per la Chiesa. "Pregate perché siate capaci di capire quello che Dio desidera dire attraverso la mia presenza e attraverso i messaggi che vi do" (Mess.25.11.91); "Ringraziate Dio per il dono di poter essere con voi, perché vi dico questa è una grande grazia" (Mess. 25.07.92); "Io sono con voi anche in questi giorni inquieti nei quali satana vuole distruggere tutto quello che Io e mio Figlio Gesù stiamo costruendo…Perciò figlioli pregate per poter comprendere tutto ciò che Dio vi dà attraverso la mia venuta" (Mess.25.09.92).

Questo disegno straordinario di salvezza che il Padre offre al mondo per la rigenerazione dei cuori degli uomini e di tutta la creazione, per mezzo di una rinnovata accoglienza del fiume di vita nuova che sgorga dal mistero pasquale di Cristo, passa in questo tempo attraverso il "sì" incondizionato alla speciale chiamata rivolta per mezzo di Maria ad una schiera di figli, che Dio ha scelto fin dall'eternità per farne i "compagni dell'Agnello" (Ap. 14), parte di quei "cento quarantaquattromila che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo" (ib.), di coloro "che cantavano davanti al trono di Dio, un cantico nuovo" (ib.), il canto libero e gioioso delle anime completamente offerte a Dio attraverso il Cuore Immacolato di Maria.
A coloro che accettano di porsi senza condizioni al servizio di questo grande piano di grazia e di salvezza per i fratelli che in questo tempo Dio offre al mondo, Egli, per mezzo di Maria, fa udire, oggi, come al tempo di Mosè sull'Oreb, le stesse parole, garanzia certissima di vittoria su ogni potenza di tenebra:"Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto ..e ho udito il suo gridoFà uscire dall'Egitto il mio popolo...Io sarò con te!" (Es. 3,7-12).

La Regina della Pace assicura infatti il dono di una sua specialissima presenza accanto a coloro che accettano di aprirsi pienamente, nella verità profonda dell'anima, all'offerta incondizionata della vita per la salvezza dei fratelli, a quel "sì" che Lei aspetta, "per porgerlo a Gesù, perché li ricolmi della Sua grazia" (Mess. 25.05.92), per farne la chiave d'oro capace di far sgorgare dal Cuore del Padre, "ricco di misericordia", i torrenti d'acqua viva che il mondo, riarso dalla mancanza di pace e di amore vero, ansiosamente attende: "Cari figli! Vi invito ad aprirvi a me e a diventare strumenti nelle mie mani per la salvezza del mondo" (Mess. 25.03.94); "…così che un fiume d'amore scorra tra la gente piena di odio e senza pace. Vi invito figlioli a diventare pace dove non c'è pace e luce dove c'è tenebra, perché ogni cuore accetti la luce e la via della salvezza" (Mess. 25.02.95).
In questo modo, la presenza di Maria con noi potrà compiutamente diventare l'annuncio e il sigillo, di quel nuovo "tempo di pace, che il Suo Cuore attende con impazienza" (Mess 25.06.95), il tempo del compimento dell'opera della salvezza di Dio nel mondo, in cui la Comunione trinitaria sarà pienamente presente nel cuore e nelle anime dei figli, perché divenga realmente il "Dio-con-noi", schiudendo finalmente a tutta la Creazione il grande orizzonte di luce che conclude la visione dell'Apocalisse: "Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi.. …Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà il Dio -con -loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più lutto, né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate."(Ap. 21).

Giuseppe Ferraro

 

 

 

NOTIZIE DALLA TERRA BENEDETTA  

Da pellegrino a parroco di Medjugorje

Non è un incarico come gli altri quello che affidato al parroco della parrocchia di s. Giacomo a Medj. Tra le innumerevoli responsabilità egli deve anche assolvere al delicato compito di accogliere i milioni di pellegrini che da tutto il mondo si recano nel Santuario mariano. Un impegno che farebbe indietreggiare anche chi nelle parrocchie è un veterano. Ma fra Branko Rados, nonostante la sua giovane età (è nato a Crvenicama nel 1967), riesce ad affrontare tutto nello "spirito di letizia" che, con semplicità francescana, trasmette anche a quanti lo incontrano.
In un'intervista alla rivista "Glas Mira Medjugorje" il giovane parroco racconta come Dio lo ha guidato verso Medj. e come oggi continua ad accompagnarlo nel suo servizio alla Regina della Pace.

"Avevo appena finito il settimo anno della scuola dell'obbligo quando mi arrivò all'orecchio - mentre stavo raccogliendo il fieno - la notizia che a Medj. appariva la Madonna. Non avevo idea di dove fosse questo posto, così, rientrato a casa, misi mano alla cartina geografica. In famiglia normalmente pregavamo ogni sera, ma in quei giorni la disposizione interiore era diversa e la preghiera vissuta in un profondo raccoglimento. Nell'autunno del 1981 decidemmo di recarci in pellegrinaggio, a piedi, verso il luogo delle apparizioni: 20 ore di cammino; ma quando arrivammo, vedemmo un fiume di gente rientrare dal programma serale cantando e pregando - quello era già un segno molto grande.
Quest'incontro con Medj. fu determinante per la mia scelta del sacerdozio e della vita consacrata. "Seguimi!", mi sentii dire, come tutte le anime chiamate al ministero sacerdotale, e già questo è una grande benedizione. In questa ottica vedo il lavoro nel grande campo di Dio che è Medj.: è impegnativo, ma allo stesso tempo, è una grande benedizione. Non guardo me stesso e i miei compagni sotto una luce speciale, sono infatti sicuro che anche nel nostro caso Dio non abbia scelto persone particolarmente sagge né più abili di altri. Ci ha inviato in missione così come siamo, dicendoci, come fece un tempo con gli Apostoli: "Andate e non preoccupatevi di cosa direte, vi sarà detto al tempo opportuno". Sono Cristo e Maria che ci guidano, ci incoraggiano, ci sostengono, ci correggono e ci rialzano quando cadiamo.

Medj. è un'offerta ma è anche una sfida. Sento che Dio ci dà molto ma ci chiede anche tanto. Proprio come tutti quelli che vengono in pellegrinaggio, anche noi qui impariamo a pregare, a servire, ad accettare la gente e a tentare di comprenderla. In questa fonte di fede e di preghiera abbiamo l'occasione di crescere spiritualmente e di arricchire gli altri. Ogni messa, confessione, adorazione, rosario ci rinnova e ci dona l'opportunità di avvicinarci a Cristo e di condurre a Lui le anime, perché è Lui quello di cui le persone hanno bisogno. L'uomo d'oggi ha sete di pace, felicità, amore, verità e solo Gesù è tutto questo. "Lui è la nostra Via, Verità e Vita".
Qui siamo quotidianamente in contatto con gente di differente razza, provenienza, cultura e tradizioni. Siamo così diversi eppure uguali davanti a Dio. Tutti lodiamo Dio nella nostra lingua madre e questo risuona come una meravigliosa armonia. Abbiamo l'occasione di ascoltare le sofferenze altrui e tante altre storie di vita. Siamo necessari alla gente in quanto sacerdoti ventiquattro ore al giorno. Per questo non è facile rimanere sempre pazienti, cortesi, affabili. Talvolta, forse anche inconsciamente, scandalizziamo le persone. Ma questa è la dimostrazione che siamo uomini - peccatori, deboli - e che non siamo noi a fornire la cura. Cristo è il medico delle nostre anime e del nostro corpo, mentre noi sacerdoti siamo solo quelli che portano la gente a Lui. Ognuno di noi ha sperimentato un'intensa soddisfazione spirituale sentendo quanto siano risananti e salvifiche le parole che Gesù pronuncia attraverso noi sacerdoti: "Ti sono rimessi i peccati, và e non peccare più".
Non c'è niente di veramente attraente a Medj. Quando vengono, le persone sono consapevoli che non hanno niente di particolare da vedere, né straordinarie bellezze naturali né chissà quali altre attrazioni culturali. Qui in realtà non si guarda tanto con gli occhi quanto con il cuore. E quando l'uomo guarda con il cuore qualcosa, quando con il cuore comincia ad amarla, quando una volta giunto alla fonte può attenuare la sua sete, egli tornerà sempre a questa fonte. Le persone hanno scoperto che Dio qui è "più vicino" del solito; hanno sentito la forza dell'abbraccio del Padre perché a Lui ritornano come il figliol prodigo; hanno sperimentato di essere nuovamente importanti per qualcuno e che, nonostante tutto, Dio li ama immensamente... per questo tornano spesso. Uno dei sentimenti più belli è quando l'uomo avverte che gli viene restituita la dignità umana. Dio qui ha detto chiaramente a molti che sono i suoi figli, che li ha incisi sul suo cuore e che nessuno potrà mai cancellarli. Mi sembra che sia proprio questo ciò che qui le persone cercano e che poi trovano.

A Medj. la gente ha compreso le parole di Gesù: "Ecco tua Madre". Per questo in tutto il mondo una moltitudine di anime ha risposto così apertamente alla chiamata che Dio ha inviato attraverso la Madonna. Dio attraverso Maria ha aperto moltissimi cuori induriti, ha cambiato il futuro di tanta gente, ha rallegrato un enorme numero di infelici e restituito la pace a chi non l'aveva. Non siamo neanche consapevoli di quanto Medj. - ovvero la venuta della Madonna- abbia modificato il mondo, quante guerre siano state evitate nelle famiglie. Milioni di persone le sono grate: ecco perché nascono i gruppi di preghiera in tutto il mondo e in moltissime parrocchie si segue lo stesso programma liturgico serale come qui a Medj.

Medj è la speranza ed il futuro, ma prima di tutto un'offerta al mondo. La Madonna come una madre buona e costante ci invita alla pace. Oggi si parla molto di pace. Perché? Viviamo nell'era del commercio. Tutto si può comprare e molti pensano che anche la pace si possa acquistare. Dimenticano che la pace è il prodotto del nostro cuore, che la pace si trova in Dio - in Gesù Cristo, Principe della pace. Dimenticano che Dio può tutto nella loro vita, tranne una cosa: non può costringerci a pregare, perché rispetta la nostra libertà. Per entrare in una camera è necessario aprire la porta. Perché Dio entri nei nostri cuori, è importante aprirGli la porta: e questa è la nostra preghiera".

Red.

 

 

Medjugorje - la prima volta...

…Gruppi di stranieri… Al luogo dell'appuntamento un grande autobus turistico si ferma: "E' il nostro pullman: accomodiamoci!". In pochi minuti ci troviamo sulla strada per Medjugorje. Per me è la prima volta e mentre assisto attraverso il finestrino al susseguirsi di scene che cambiano - dai monumenti romani alla larga autostrada che conduce verso il porto di Ancona - i miei pensieri anticipano quella che potrebbe essere la mia esperienza una volta arrivato: "Sentirò anch'io qualche messaggio?"; "Avrò delle visioni?"; "Sperimenterò dimensioni soprannaturali?"; "Dovrò anch'io nascondere il mio volto come Mosé quando scese dal monte?"… Sicuramente questi pensieri non sono solamente i miei, tutti noi speriamo di avere un qualche speciale privilegio e benedizione, ma per il momento siamo troppo presi da noi stessi. In poco tempo l'Adriatico si staglia all'orizzonte e ciò significa: imbarco, viaggio, approdo e tutto il resto… Finalmente arriviamo e con l'arrivo inizia anche l'intenso programma: rosario, messa, Collina delle apparizioni, Monte della Croce - luoghi di visioni, messaggi e attese per ognuno. Vedo grandi manifestazioni di pietà, carità, capacità di sopportazione, tolleranza solidarietà umana; sentimenti che spesso si avvicinano e si rifrangono nel soprannaturale, ma non vedo nessun segno di ciò che è ovviamente soprannaturale.
Udienza generale con i veggenti. Per la maggioranza della gente, a causa delle affollate condizioni, questo significa: guardare la nuca di chi ti sta davanti o tentare di cogliere attraverso gli ombrelli la vista dei veggenti. Il mio contatto più vicino è uno sguardo del veggente durato mezzo secondo...
Per favore - non abbiate l'impressione che voglia evidenziare il negativo! Al contrario: tutte le situazioni descritte erano colme di grazia in totale accordo con il messaggio di Medj, che è semplicemente: Amore, Pace e Preghiera!
L'amore umano
dimostrato da alcuni ragazzi all'amico legato ad una barella mentre lo trasportavano sui ripidi pendii del Monte costellato di pietre appuntite e aspre… Altri "angeli custodi" attenti a soccorrere anziani pellegrini dal piede e dall'equilibrio incerto… L'amore di Dio dimostrato dalle persone che attendevano di confessarsi, immobili nel gelido vento. …Pace…Pace con gli altri, pace con se stessi - pace nel mondo. Quella pace e quella tranquillità irradiate dalle persone che pazientemente attendevano sotto l'insistente pioggerella il messaggio che sarebbe arrivato attraverso i veggenti.
Medjugorje è un luogo di speranza e di grazia. La speranza che la pace, della quale il mondo ha bisogno, possa essere portata attraverso i semi di grazia piantati e maturati nelle anime dei pellegrini a Medj., e successivamente vivificati dal loro modo di portarli in tutto il mondo.
La Vergine Santissima non è Dio e in tutti i nostri ricorsi a Lei, non è mai idolatrata ma sempre chiamata come mediatrice. Potessero capirlo tutti! A Medj. Maria si fa presente attraverso delle visioni e delle locuzioni per privilegiare qualcuno solo con il permesso di Dio. Ci supplica di pregare per la pace e per la mitigazione dei "castighi" di Dio che sono il risultato della vita fuori dalla sua volontà. Un altro aspetto dell'amore: l'amore di Dio per l'uomo.
Contemplando la creazione di Dio dalla cima del Krizevac, viene alla mente un messaggio, (non una locuzione ma una consapevolezza): che il nostro pianeta equivale a meno di un granello di sabbia sulla spiaggia dell'infinito universo di Dio. Rimuovi un granello di sabbia da una spiaggia e che differenza fa? L'unico valore che ha è quello che tu gli attribuisci. La stessa cosa vale per noi; l'unico valore che abbiamo è il Dio che ci ama e così ci sostiene. Proprio come Dio è presente ovunque, ma con una speciale presenza nei suoi tabernacoli e nelle chiese, allo stesso modo il messaggio di "Amore-Pace-Preghiera" si sta proclamando a tutte le anime ricettive della terra, ma specialmente da Medj., attraverso la nostra Madre, la Regina della Pace.

fra Frank Hareslock, S.O.L.T.

 

 

Riposa in pace fra Leonard!

La vita su questa terra si è interrotta in modo repentino anche per un altro frate noto nella storia di Medj. fra Leonard Orec, che nel Santuario erzegovino era stato presente dal 1988 al 1981, coprendo per un anno anche la funzione di parroco.
La scorsa estate aveva scoperto un tumore maligno che ormai inesorabilmente stava già aggredendo gran parte del suo corpo. Ma questo non riuscì ad abbattere lo spirito positivo e battagliero che animava p. Leonard, una spirito che l'aveva spinto, durante la guerra a creare un'organizzazione per coordinare sul posto gli aiuti Caritas , che venivano poi distribuiti per tutto il territorio con l'aiuto di volenterosi collaboratori. Nel suo "testamento spirituale" l'anziano sacerdote scrive: "Quando arrivai da Roma all'ospedale a Zagabria ho pregato Dio non di guarirmi, soprattutto di non farlo in modo miracoloso, ma lo pregai perché potessi accogliere la Sua volontà, e se era possibile, di preservarmi almeno dal dolore fisico. E fu proprio così: "miracolosamente "non sentii alcun male!". P. Leonard è stato sepolto a Posusje (vicino Medj), il 23 gennaio scorso.

 

 

Vicka, una sposa radiosa

Era sorridente, serena, radiosa, con quel sorriso noto a tutti i pellegrini che da vent'anni le si accostano per ascoltare l'ennesima testimonianza dei suoi incontri con la Vergine. Ma questa volta il sorriso era destinato principalmente al suo sposo, a quell'uomo che la Gospa le ha donato in modo quasi in atteso e che da oggi in poi le sarà compagno nella vita e sostegno nella sua missione al servizio dei messaggi di Maria.
E' il 26 gennaio, un sabato, il giorno che la veggente Vicka ha sposato, nella parrocchia di S. Giacomo, Marijo Mijatovic, originario di Sarajevo. Il matrimonio, iniziato alle 14:00, è stato benedetto dal parroco, fra Branko Rados. Tra i concelebranti: fra Jozo Zovko, fra Ivan Landeka e una ventina di sacerdoti da tutto il mondo. Grandissimo il numero di parrocchiani, amici, parenti raccolti intorno ai due sposi, compresi Jakov, Ivanka e Mirjana, presenti con le loro famiglie. Il parroco nella sua omelia ha riflettuto sull'essere il sale della terra e la luce del mondo. Vicka, al servizio dei messaggi della Gospa e Marijo, collaboratore del "Maicino selo" (Villaggio della Madre - l'opera fondata da fra Slavko e che raccoglie gli orfani di guerra), hanno finora portato a molti la luce e il sale cristiano che dà molto sapore alla vita. D'ora in poi essi lo faranno insieme, con la croce in mano e con Gesù che è il legame più forte del loro amore. E per questo, dopo aver ricevuto l'eucaristia, i due giovani si sono recati davanti alla statua della Madonna, collocata alla destra dell'altare, per affidare a lei la loro unione matrimoniale.
La cerimonia è stata animata dai canti dei ragazzi della Comunità Cenacolo, ai quali, alla fine, si è unita anche suor Elvira. La modestia e la serenità di Vicka e Marijo hanno suscitato una grande gioia che si rendeva manifesta sul viso di tutti. Tuttavia gli sposi non si sono lasciati distrarre dai tanti flashes e dai movimenti di quanti desideravano immortalare questo momento solenne: con un dignitoso e devoto raccoglimento hanno seguito ogni istante del rito nuziale. I festeggiamenti sono ripresi in un ristorante alle 19:00 quando 1300 invitati hanno continuato a circondare di affetto i due ragazzi con canti e giochi, nel divertimento generale, fino a tarda notte.
La coppia andrà a vivere in un piccolo paese non lontano da Medjugorje, ma Vicka continuerà ad accogliere i pellegrini sugli scalini della sua vecchia casa di Bijakovic, come sempre.

Sr. Emanuel prima delle nozze era andata a trovarla. Tra le tante domante le ha chiesto:

Vicka, come vedi questo cammino del matrimonio che hai scelto?

"Ogni volta che Dio ci chiama, dobbiamo essere pronti nel profondo del cuore a rispondere a questa chiamata. Ho provato a rispondere alla chiamata di Dio trasmettendo i messaggi nel corso di questi ultimi 20 anni. L'ho fatto per Dio, per la Madonna. In questi 20 anni l'ho fatto da sola, ed ora non cambierà niente se non che adesso lo farò attraverso una famiglia. Dio mi chiama a fondare una famiglia, una famiglia santa, una famiglia per Dio. Personalmente sento una grande responsabilità di fronte alle persone. Loro cercano dei modelli, degli esempi da seguire. Allora io vorrei dire ai giovani: non abbiate paura di impegnarvi nel matrimonio, di scegliere questo cammino del matrimonio! Ma, per essere sicuri del proprio cammino, che sia questo o un altro, la cosa più importante è mettere Dio al primo posto nella vostra vita, mettere la preghiera al primo posto, cominciare la giornata con la preghiera e finirla con la preghiera. Un matrimonio in cui non c'è la preghiera, è un matrimonio vuoto, che sicuramente non durerà. Là dove c'è l'amore c'è tutto. Ma bisogna sottolineare una cosa: l'amore, si. Ma quale amore? L'amore per Dio innanzitutto, e poi l'amore verso la persona con la quale andrete a vivere".

Vicka, per molte persone consacrate nel celibato, tu rappresentavi un po' il loro "modello" a Medjugorje. Ora essi ti vedono sposarti, hai qualcosa da dire loro?

"Vedi, durante questi 20 anni, Dio mi ha chiamata ad essere uno strumento nelle sue mani in questo modo (nel celibato). Se rappresentavo un "modello" per queste persone, oggi non cambia niente! Non vedo la differenza!
Egli mi ha chiamata a vivere 20 anni in questa maniera, adesso mi chiama ad un'altra cosa ed io devo ringraziarlo. Bisogna che io gli risponda anche per quest'altra parte della mia vita. Oggi Dio ha bisogno di esempi di buone famiglie, ed io credo che la Madonna voglia fare di me un esempio di questo tipo di vita, ora. L'esempio, la testimonianza che il Signore si aspetta che diamo, non la troveremo guardando agli altri, ma ascoltando, ciascuno per quanto lo riguarda, la chiamata personale di Dio. Ecco la testimonianza che possiamo dare! Non dobbiamo cercare la nostra soddisfazione personale, né fare ciò di cui abbiamo voglia. No, bisogna veramente fare ciò che Dio vuole che facciamo. Talvolta siamo troppo attaccati a ciò che ci piace e guardiamo troppo poco ciò che invece piace a Dio. In tal modo possiamo vivere tutta una vita, lasciar passare il tempo ed accorgerci soltanto all'ultimo momento di esserci sbagliati. Il tempo è passato e non abbiamo concluso niente. Ma è oggi che Dio ti dona occhi nel tuo cuore, occhi nella tua anima per poter vedere e non perdere il tempo che ti è dato. Questo tempo è un tempo di grazia, ma è un tempo in cui bisogna fare delle scelte ed essere ogni giorno più decisi sul cammino che abbiamo scelto".

 

 

La fede debole ci rende deboli

In un mondo apparentemente sovvertito nei suoi equilibri naturali, schiacciato dal peso di una mentalità edonista ed egoista che si basa sull'apparenza e sul commercio, non è difficile sentirsi smarriti e sperimentare come i nostri punti fermi in fondo non lo sono più, a cominciare dalla fede. P. TOMISLAV VLASIC ci aiuta a riflettere sulla qualità della risposta nel nostro modo di essere cristiani.

E' il tempo in cui stiamo sperimentando tutta la nostra fragilità, tutta la nostra debolezza. Spesso sentiamo che vincono i più potenti di noi, ci sembra di essere dentro una rete dalla quale non sappiamo uscire. Eppure preghiamo... La nostre preghiere possono anche essere un grido: Dio, dove sei? Perché non ci soccorri? Perché non ci esaudisci? Gli apostoli quando si sono trovati in difficoltà hanno detto a Gesù: "Signore, aumenta la nostra fede!" Ma il Maestro non li accontentò nella loro richiesta: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe" (Lc 17, 6). Come risuona nel nostro cuore questa risposta di Gesù? Credo che tutti quanti vorrebbero una fede così potente da trasportare le montagne, da ordinare a un gelso di trapiantarsi: una fede da poter spostare le montagne dei propri problemi, spostare i potenti dalle proprie strade.
A questo punto possiamo comprendere il senso profondo della risposta di Gesù. L'uomo egoista vorrebbe la fede subito, una fede provvista in un certo senso di poteri magici: vorrebbe utilizzare la fede per i suoi "riti", trasformando la preghiera in una formula magica che abbia tali poteri da permettergli di governare da solo il mondo, di stabilire l'ordine come meglio gli piace. Ma che cosa accadrebbe se Dio offrisse ad ogni uomo il potere che l'uomo gli chiede? Sarebbe un caos terribile, sarebbe una guerra senza fine, anzi, sarebbe una guerra instantanea che distruggerebbe tutto e tutti.
"Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede" (Ab 2,4). Cosa è l'animo retto? È un anima che vuole entrare in armonia con Dio, è un anima che non si attacca a niente, a nessuno, a nient'altro che non sia in Dio. Attaccarsi a una cosa che ci piace, ad una persona simpatica, ad un potente, che è fuori Dio, è una idolatria. Ma l'idolatria dentro di noi mostra in seguito tutto il fallimento e il caos che derivano dopo aver adorato il male, un idolo.

Mentre il giusto vivrà per la sua fede... La fede è un legame profondo con Dio. La fede è la fedeltà all'amore di Dio. La fede è l'adorazione di Dio, non di un idolo. La fede è la luce che ci fa comprendere che tutte le cose sono nelle mani di Dio. La fede è quella luce che ci permette di affidare a Dio anche il nostro profondo, le cose misteriose della nostra vita e quanto ci sta attorno. La fede ci dona la luce di affidare a Dio tutti i potenti del mondo e di mettere sotto il suo potere ogni cosa presente sulla terra. In questa fede rinasce la nostra anima e si eleva. Dio non ci dà risposta finché l'anima non sboccia, non si eleva e non realizza il disegno divino. Talvolta i profeti soffrivano perché si sentivano abbandonati da Dio. Anche Gesù ha sofferto: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ha gridato dalla Croce. Ma perché avviene questo? Solo per il nostro bene; affinché la nostra fede possa oltrapassare la nostra logica, le nostre previsioni, i nostri limiti, anche quelli fisici. Affinché oltrapassi anche la frontiera della vita e della morte per entrare in armonia con Dio, in modo che alla fine non rimanga nessuna barriera tra la nostra anima e Dio.
Finché non ci eleviamo a Dio completamente dentro di noi rimane lo spazio per l'inquietudine, per la preoccupazione. Dal nostro intimo si scatena la guerra, l'accusa contro se stessi, contro gli altri, una tendenza ad unirsi ai potenti, anche se falsi, ad unirsi ad altre persone solo per godere un attimo, per ottenere un mezzo…E questo ci porta sempre a un fallimento.

Perché in una persona che prega, anche se da tanto tempo, rimangono ancora tanti sentimenti negativi? Di sicuro perché non si è elevata a Dio, perché cerca qualcosa per se stessa; perché cerca degli alleati sbagliati; perché porta dentro di sé la vendetta, la ribellione. Una persona viene esaudita quando è elevata a Dio, dove raggiunge la pienezza, la sua piena realizzazione e, nello stesso tempo, diventa uno strumento perfetto per l'azione di Dio. E quanto più sono i giusti, le persone che rimangono fedeli a Dio, aperti dentro di sé alla Grazia che rende dinamica l'anima, tanto di più si allarga la pace nel mondo.

La nostra fede debole ci rende caratteri deboli. Ci rende fragili, senza forza, senza coraggio, appiattiti, per questo la nostra preghiera è debole. San Paolo scrive a Timoteo: "Carissimo, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani" (2Tim 1,6). Quale dono di Dio abbiamo dentro di noi? Abbiamo la vittoria sul male, sulla morte; dentro di noi opera lo Spirito Santo che ha risuscitato Gesù! Siamo consapevoli di quale grandezza? Quando preghiamo riusciamo a cogliere questa potenza? Dopo ogni preghiera bisogna essere sereni, con sentimenti di perdono, liberi dentro. Se non succede questo, non ci siamo aperti, siamo rimasti legati a certe cose, a certe immagini, a certe persone, come ad un piombo che ci schiaccia. "Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza" (2 Tim 1,7).
San Paolo manda in missione il suo discepolo, "Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio" (2 Tim 1, 8). Soffri anche tu. Che cosa vuol dire? Significa non avere paura della sofferenza! Non ti schiacci la sofferenza! Bisogna affrontare le provocazioni, le prove della vita... Tu hai la potenza dentro di te di affrontare le prove, di vincere il male, perché ti sei chiuso? Perché sei appesantito? Perché in te divampa la tensione, la preoccupazione, la vergogna? Manifesta la potenza di Dio dentro di te!
Quando il Signore ammaestra gli apostoli che gli stanno chiedendo la fede, Gesù non dà una risposta usando una bacchetta magica, non dà loro la fede, ma li invita a crescere, ad elevarsi, a rigettare il male, a risvegliarsi dal di dentro e ad entrare in armonia con Dio. Questi tempi colmi di interrogativi molto profondi per tutta l'umanità, non si risolveranno con le armi, né con la politica, né con altri mezzi umani, ma solo con la nostra risposta a Dio.
Siano questi tempi di grandi provocazioni una provocazione positiva per noi tutti, un invito ad entrare nella preghiera, e attraverso di essa a elevarci a Dio con la fede, per raggiungere la pace dentro di noi e per donare la pace al mondo, la pace di Dio.

p. Tomislav Vlasic

 

 

 

"Cari Figli, desidero che voi seguiate Gesù. Figlioli prendete Lui come esempio nella vostra vita. Da Lui potete imparare molte cose. La sua figura vi sarà molto spesso utile nella vostra vita. Figlioli, provate a seguirlo perché Lui è il vostro Maestro". Il 25 febbraio 1989 la Madonna attraverso Jelena indicava gli ingredienti principali per vivere in pienezza la propria vita: seguire Gesù. Il resto verrà di conseguenza.

 

La vita dell'anima è la Carità

di Jelena Vasilj

La morte è la più antica angoscia dell'uomo, anche se poi è il motivo stesso della venuta di Dio sulla terra, venuto a darci quell'acqua che ci fa vivere in eterno. Nella sua conversazione con la donna samaritana, Gesù svela il progetto della vita eterna che il Padre ha per i suoi figli, pervenutaci per mezzo della sua incarnazione, dicendo di sé: "L'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che zampilla in vita eterna" [Gv 4,14]. La vita comincia quindi con la fede in Lui, che ci unisce al suo Corpo Mistico vivificato dal suo Santo Spirito che è la sua Chiesa. Di conseguenza, se ci distacchiamo dalla fonte, ripiombiamo anche noi nella cultura della morte che sta invadendo la nostra società, che giustifica la morte di migliaia di feti a causa di tante coscienze addormentate, e promuove la contraccezione e l'eutanasia. Oltre a difendere pienamente la sacralità nel suo fatto, questa breve riflessione vuole considerare la natura della vita, poiché essa non è solo l'aria che inspiriamo ed espiriamo, ma ha una sua qualità sia nell'esistenza naturale, sia nella partecipazione alla stessa vita di Dio, che divenne uno di noi. Attraverso l'Incarnazione Dio ci rivela la vera dignità dell'uomo quale figlio suo offertaci nel battesimo, dove riceviamo da Lui la sua vita che è lo Spirito Santo: "poiché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo datoci in dono" [Rm 5,5]. Da ciò comprendiamo che la vita della nostra anima è la Carità; senza di essa l'anima comincia a morire per via dei peccati che distruggono l'Amore di Dio dentro di noi.
Se l'anima dovesse mancare di Carità, essa viene inevitabilmente pervasa dal timore di altro. Invece: "il perfetto amore scaccia il timore, perché il timore suppone il castigo e chi teme non è perfetto nell'amore" [1Gv 4,18]. Questo disagio oggi lo chiamiamo stress, che se persiste ha il suo culmine nella depressione, ovvero: il massimo restringersi della vita dentro di noi. Tali sentimenti possono però sicuramente essere vinti dall'amore verso gli altri, ossia dalla virtù della magnanimità che fa espandere lo spazio della nostra anima, bisognosa di accogliere [cf. 2 Cor 6,12]. Recentemente sono rimasta colpita dal commento di una santa donna, madre di quattro figli, a cui era stata affidata una ragazzina con delle difficoltà. Cercando di togliere la famiglia dall'imbarazzo quella mamma ha detto: "Per me lei non è un problema, ma solo una bambina", vale a dire: non ho paura delle sue sofferenze poiché le voglio bene.

La vita della Carità è dinamica e ci fa sempre protendere verso l'altro, verso una persona, divina o umana che sia. Anche il corpo ha i suoi impulsi, che però devono essere in armonia con la vita dello spirito, il quale, a sua volta, ha la capacità di discernimento perché l'uomo possa veramente amare e non rendere ingiustizia all'altro. A questo proposito sant'Agostino afferma: I cinque sensi, invece, non ci indirizzano all'eternità, ma solo a ricercare o a fuggire le cose temporali. Quando, poi, l'intelletto [nel linguaggio suo intelletto comprende anche l'amore] iniziato alla sapienza, comincerà a guidare l'anima, " non soltanto saprà godere voci armoniose rifiutando quelle stonate; o dilettarsi di odori gradevoli rifiutando quelli sgradevoli; o ancora lasciarsi prendere da ciò che è dolce, offesa da ciò che è amaro; o lasciarsi accarezzare da ciò che è morbido difendendosi da ciò che è ruvido". Quale sarà, invece, la funzione dell'intelletto? Non insegnerà a discernere il bianco dal nero, ma il giusto dall'ingiusto, il bene dal male, l'utile dall'inutile, la castità dall'impudicizia, perché ami quella ed eviti questa; la carità dall'odio, perché coltivi quella e rifugga da questo [Io.eu.tr. 15,21].
Dalle parole di Agostino comprendiamo che l'anima si nutre della giustizia, della purezza e del bene, tutte cose che fanno vivere l'anima. Quella giustizia che però non è diversa dalla misericordia divina che sperimentiamo nel sacramento della confessione. Quel bene che è Dio stesso nell'Eucaristia e nella sua Parola. Quella purezza che è: Una fede integra, una speranza solida, una carità sincera [Io. eu. tr. 13, 12]. Preghiamo Maria, Sede della Vita divina [Lc 1,25] affinché ci insegni e interceda per noi perché si avveri in noi ciò che si è avverato anche in lei; poiché sta scritto: "Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d'acqua viva. Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui". [Gv 7, 38- 39].

 

* In occasione del 15° anniversario della Fondazione"Medjugorje per l'Infanzia" al Palazzo dei Congressi di Lugano, Sabato 11 maggio 2002 alle ore 15.00: "Inginocchiatevi e cambiate il Mondo" Incontro di preghiera con Padre Jozo Zovko.

Tel: 0041.916839902 - Le offerte raccolte saranno interamente devolute all'opera di p. Jozo a favore degli orfani di guerra della Bosnia-Erzegovina.

P. Jozo sarà presente anche agli incontri di preghiera alla Basilica di Collemaggio dell'Aquila -Venerdì 24 maggio alle ore 16.30 e al Palazzetto dello sport di Ancona - Sabato 25 maggio alle ore 10.00 Informazioni: Matteo Rossi tel: 0585.43653

  

 

* Tutto lo Staff di Eco prega per voi!

Vi invitiamo ad unirvi alle preghiere che offriamo a Dio il primo sabato del mese secondo le intenzioni di tutti i lettori - di coloro che espressamente lo richiedono, ma anche di chi lo esprime semplicemente nel silenzio del proprio cuore. Una volta al mese d. Alberto celebrerà una S. Messa secondo le stesse intenzioni.

* Il Pulman diretto Trieste-Medjugorje parte il giovedì e il sabato alle ore 18.00. Per informaz. e prenotaz.: Tel. 040.425020

* Abbiamo ricevuto moltissime richieste dei primi numeri di Eco. Proponiamo la pubblicazione di tutta la collezione del nostro giornalino, rilegata in un solo volume. Chi fosse interessato è pregato di telefonare in segreteria; in tal modo saremo in grado di calcolare il numero approssimativo di esemplari da stampare.

 

La benedizione del Risorto ricolmi i vostri cuori

e le vostre famiglie.

Don Alberto

Villanova, 1° marzo 2002