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www.medjugorje.ws » Eco di Maria Regina della Pace » Eco di Maria Regina della Pace 192 (Marzo-Aprile 2007)

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Messaggio del 25 gennaio 2007:
“Cari figli, mettete la Sacra Scrittura
in un luogo visibile nella vostra famiglia e
leggetela; così conoscerete la preghiera del
cuore e i vostri pensieri saranno in Dio.
Non dimenticate che siete passeggeri come
un fiore in un campo, che si vede da lonta-
no, ma in un attimo sparisce. Figlioli,
lasciate un segno di bontà e d’amore ovun-
que passiate e Dio vi benedirà con l’ab-
bondanza della sua benedizione. Grazie
per aver risposto alla mia chiamata”.
Lasciate un segno
Finiamo i nostri anni come un soffio…
Passano presto e noi ci dileguiamo, ci ricor-
da il Salmo 89 (90). E Maria: Non dimen-
ticate che siete passeggeri come un fiore
in un campo che si vede da lontano, ma
in un attimo sparisce.
La fragilità della
creatura umana è sotto gli occhi di tutti, è
esperienza comune, e contro il decadimen-
to e la morte l’uomo lotta strenuamente. La
difesa della vita, comune a tutti gli esseri
del regno animale, è in sé, ed entro certi
limiti, cosa buona. Ma l’uomo non è un ani-
male ed ogni riduzione a semplice creatura
animale, sia essa teorizzata o anche solo
praticata, scardina l’ordine divino della
Creazione e la danneggia gravemente.
L’uomo è creato ad immagine e somiglian-
za di Dio ed è chiamato a realizzare questa
immagine fino a divenire suo figlio e que-
sto ha una importanza decisiva per tutta la
creazione, la quale attende con impazienza
la rivelazione dei figli di Dio
(Rm 8, 19) e
geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del
parto
(Rm 8, 22).
Nei confronti della propria vita, nei
confronti della vita degli altri, nei confron-
ti della natura, in ogni sua opera l’uomo
non può comportarsi alla stregua di un ani-
male ma in tutto deve essere immagine del
Dio vivente. Deve strenuamente difendere
la vita che pulsa in lui, ma la Vita vera,
Cristo Gesù, non solo e non tanto la vita
biologica che veste il proprio corpo. «Non
abbiate paura di quelli che uccidono il cor-
po, ma non hanno potere di uccidere l’ani-
ma; temete piuttosto colui che ha il potere
di far perire e l’anima e il corpo nella
Geenna»
(Mt 10, 28).
La medicina vera contro la fragilità
umana, contro la precarietà della vita, sta
nel collocare la nostra vita in Dio, per mez-
zo di Gesù Cristo. Sta nel custodire e cura-
re l’immagine di Dio che portiamo nell’ani-
ma fino a diventare suoi figli, fino a scom-
parire in Cristo Gesù, il Figlio suo Unico.
In Lui scomparirà ogni divisione, ogni
separazione, ogni seme di morte.
E perché questo sia possibile, perché il
Verbo di Dio viva in noi, occorre aprirsi alla
Parola. Mettete la Sacra Scrittura in un
luogo visibile nella vostra famiglia e leg-
getela
. Così conoscerete la preghiera del
cuore e i vostri pensieri saranno in Dio
.
Accostandoci alla Parola, ricordiamo a
Maria questa sua promessa e così, con il
suo aiuto ed in virtù e forza del Santo
Spirito, la Parola scenderà in noi e compirà
ciò che dice
, cioè vivrà in noi. Allora il
nostro passaggio sulla scena di questo mon-
do, pur effimero come la vita di un fiorelli-
no, lascia un segno; ed è un segno indele-
bile se pur esile, perché è il segno del pas-
saggio di Gesù nei nostri piccoli, forse insi-
gnificanti ma veri, segni di bontà e d’amo-
re
. Ed è forse il segno, per noi insignifican-
te ma non per Gesù, che Egli utilizzerà per
separare i benedetti da Dio dagli altri nel
giorno del giudizio (Mt 25, 31- 46).
Non preoccupiamoci di fare cose gran-
di che difficilmente sono alla nostra porta-
ta; facciamo bene le piccole cose di ogni
giorno. Sono queste briciole di bontà e
d’amore
che, benedette da Dio, cambieran-
no il mondo. È Lui che compie l’opera alla
quale ci chiama a cooperare, non con la
nostra capacità manageriale o organizzativa
ma con il nostro fiat. E nella misura in cui
il nostro sarà simile a quello di Gesù e di
Maria, in questa misura Dio grandi cose
farà in noi e noi santificheremo il Suo
Nome
. Non c’è autentico segno di bontà e
d’amore
che possa prescindere dal nostro
abbandono nella bontà e nell’Amore del
Padre, dal nostro Sì, Padre, si compia in me
la tua Volontà.
Nuccio Quattrocchi
Messaggio del 25 febbraio 2007:
“Cari Figli, aprite i vostri cuori alla
misericordia di Dio in questo tempo di
Quaresima. Il Padre Celeste desidera libe-
rare ciascuno di voi dalla schiavitù del
peccato. Per questo, cari figli, usate bene
questo tempo e attraverso l’incotro con
Dio nella confessione, abbandonate il pec-
cato e decidetevi per la santità. Fatelo per
amore di Gesù che vi ha riscattato con il
suo Sangue e sarete felici e nella pace. Non
scordatevi mai: la vostra libertà è la
vostra debolezza; per questo, seguite
seriamente i miei messaggi. Grazie per
aver risposto alla mia chiamata”.
Per amore di Gesù
«Il Signore, il Signore, Dio misericor-
dioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia
e di fedeltà
» così Dio esordisce davanti a
Mosè (Es 34, 6) accingendosi a rinnovare
l’alleanza con il suo popolo. Ed oggi Maria
ci invita: aprite il vostro cuore alla miseri-
cordia di Dio
. Ma noi, così pronti a ricono-
scere con Mosè che quel popolo era un
popolo di dura cervice
, noi che viviamo
dopo 2000 anni dalla venuta di Cristo nel
mondo e che ci diciamo cristiani, crediamo
nella misericordia di Dio? È facile ed è
comodo affermare che Dio è Amore quando
le cose vanno secondo i nostri desideri e le
nostre attese, ma quando tutto ci frana
addosso riconosciamo ancora il suo amore?
Questa domanda è fondamentale per il
nostro cammino di fede. Prescindere dalla
certezza dell’amore di Dio per l’uomo signi-
fica partire col piede sbagliato, significa non
sintonizzarsi sull’onda nella quale Dio vuole
raggiungerci. Maria ci suggerisce l’inizio
giusto: aprite il vostro cuore alla miseri-
cordia di Dio in questo tempo quaresima-
le
. Non si tratta di formulare piani o mettere
a punto strategie; occorre aprire il cuore
alla misericordia di Dio
. Questo è l’atteg-
giamento giusto per consentire a Dio di rea-
lizzare ciò che desidera: liberare dalla
schiavitù del peccato ciascuno di noi
. Dio
è Amore e desidera riversare su di noi il suo
amore; solo noi possiamo impedirgli di rea-
lizzare questo desiderio. Il suo amore è già
stato dato a noi, è innalzato sulla Croce, si è
fatto Pane per noi, congiunge la terra al
Cielo, è Gesù Cristo Uomo e Dio.
Il tempo quaresimale è tempo particolar-
mente propizio ad incontrarlo. Fate buon
uso di questo tempo e attraverso l’incon-
tro con Dio nella confessione lasciate il
peccato e decidetevi per la santità
.
Abbiamo davanti due vie: «la vita e il bene,
la morte e il male»
(Dt 30, 15), la via della
santità e la via del peccato: sta a noi sceglie-
re, deciderci per una o per l’altra. Maria ci
invita a deciderci per la santità ed a farlo non
per paura ma per amore di Gesù che ha
Se qualcuno
vuol venire dietro di me
rinneghi se stesso,
prenda la sua croce
e mi segua.
(Mc 8,34)
Marzo - aprile 2007 - Edito da Eco di Maria, C.P.
47 - 31037 LORIA (TV)
(Italia) - Tel / fax +39 (0) 423 470331
A. 23, n. 3-4; Sped.a.p. art.2,com.20/c, leg.662/96 filiale di MN-Autor.tribun.MN: 8.11.86, ccp 14124226
192
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redento tutti noi con il Suo Sangue. Il tuo
amore, Gesù, salva il mondo e solo ciò che
trova posto in questo amore, ciò che è ricon-
ducibile a questo amore, ciò che è frutto di
questo amore ha valore di vita eterna. «Se
avessi il dono della profezia e conoscessi tut-
ti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la
pienezza della fede così da trasportare le
montagne, ma non avessi la carità, non sono
nulla. E se anche distribuissi tutte le mie
sostanze e dessi il mio corpo per essere bru-
ciato, ma non avessi la carità, niente mi gio-
va»
(1Cor 13, 2 - 3). Non c’è bisogno di fare
cose grandi o spettacolari. Sono i piccoli
gesti d’amore quotidiano che, pur insignifi-
canti ai nostri occhi, raggiungono Te,
Signore, ed in Te diventano salvezza (Mt 25,
40).È il tuo Sangue, Gesù, che ci ha reden-
ti
e il nostro peccato più grande, la bestem-
mia contro lo Spirito (Mc 3, 29), non consi-
ste nell’averti messo in Croce ma nel rifiuta-
re il tuo amore, nel non credere in esso. Non
dimenticate, figlioli, la vostra libertà è la
vostra debolezza, perciò seguite i miei
messaggi con serietà
. Prendiamo sul serio
questa sollecitazione di Maria, attingiamo il
perdono nella santa confessione e procedia-
mo sulla via della santità. Allora la nostra
libertà non sarà più debolezza ma forza che
ci consentirà di penetrare il Cuore di Cristo
dove ogni sofferenza trova consolazione,
ogni offesa si apre al perdono, ogni croce
germoglia nell’Albero della Vita.
N.Q
.
40 giorni per vivere
la follia dell’amore di Dio
È la proposta che fa Benedetto XVI nel
Messaggio che ha scritto quest’anno in
occasione della Quaresima. Secondo quan-
to spiega il messaggio, questa follia d’amo-
re ha la sua espressione culminante nel
Cristo crocifisso, Figlio di Dio. Per questo,
il tema scelto è “Volgeranno lo sguardo a
Colui che hanno trafitto”
(Gv 19,37).
“È nel mistero della Croce che si rivela
appieno la potenza incontenibile della
misericordia del Padre celeste. Per ricon-
quistare l’amore della sua creatura, Egli ha
accettato di pagare un prezzo altissimo: il
sangue del suo Unigenito Figlio”.
“Nella Croce si manifesta l’eros di Dio
per noi”, spiega il Pontefice, Eros è infatti
quella forza “che non permette all’amante
di rimanere in se stesso, ma lo spinge a unir-
si all’amato. Quale più ‘folle eros’ di quello
che ha portato il Figlio di Dio ad unirsi a noi
fino al punto di soffrire come proprie le
conseguenze dei nostri delitti?”, si è chiesto
Benedetto XVI. “Guardiamo a Cristo trafit-
to in Croce! Sulla Croce è Dio stesso che
mendica l’amore della sua creatura: Egli ha
sete dell’amore di ognuno di noi”.
“In verità, solo l’amore in cui si unisco-
no il dono gratuito di sé e il desiderio
appassionato di reciprocità infonde un’eb-
brezza che rende leggeri i sacrifici più
pesanti. La risposta che il Signore ardente-
mente desidera da noi è innanzitutto che noi
accogliamo il suo amore e ci lasciamo
attrarre da Lui.
Accettare il suo amore, però, non basta.
Occorre corrispondere a tale amore ed
impegnarsi poi a comunicarlo agli altri:
Cristo ‘mi attira a sé’ per unirsi a me, per-
ché impari ad amare i fratelli con il suo
stesso amore”, conclude il Papa.
(fonte: ZENIT)
La donna
è degna di profetare!
Ancora una volta un Pontefice dedica
alle donne parole di riconoscenza per il loro
“genio femminile”, così come lo aveva defi-
nito Giovanni Paolo II nell’enciclica
Mulieris dignitatem. E continuando a citare
le parole del famoso testo davanti ad una
affollata assemblea il 14 febbraio Papa
Benedetto ha ringraziato «per tutte le donne
e per ciascuna... per tutte le manifestazioni
del “genio” femminile apparse nel corso
della storia, in mezzo a tutti i popoli e nazio-
ni; per tutti i carismi che lo Spirito Santo
elargisce alle donne nella storia del Popolo
di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla
loro fede, speranza e carità, per tutti i frutti
della santità femminile».
Il grazie del Santo Padre affonda però le
radici in un tempo lontano, nella Chiesa pri-
mitiva, nella quale numerose figure femmi-
nili hanno avuto un ruolo decisivo, “donne
che hanno svolto un effettivo e prezioso ruo-
lo nella diffusione del Vangelo. Una presenza
tutt’altro che secondaria”. A parte l’azione
unica e insostituibile di Maria “ci sono poi
varie donne, che a diverso titolo gravitarono
attorno alla figura di Gesù con funzioni di
responsabilità” spiega il Papa, “ne sono
esempio eloquente molte donne che seguiva-
no Gesù per assisterlo con le loro sostanze e
che, a differenza dei Dodici, non abbando-
narono Gesù nell’ora della Passione
!
Tra di esse spicca in particolare la
Maddalena, che fu anche la prima testimone e
annunciatrice del Risorto. Proprio a Maria di
Magdala s. Tommaso d’Aquino riserva la sin-
golare qualifica di «apostola degli apostoli»,
dedicandole questo bel commento: «Come
una donna aveva annunciato al primo uomo
parole di morte, così una donna per prima
annunziò agli apostoli parole di vita».
Ma la Chiesa si formò dopo la Pentecoste
e allora, come ci ricorda il Papa “dobbiamo a
s. Paolo una più ampia documentazione sulla
dignità e sul ruolo ecclesiale della donna.
Egli parte dal principio fondamentale, secon-
do cui «non c’è più né giudeo né greco, né
schiavo, né libero», ma anche «né maschio,
né femmina», perché «tutti siamo uno solo in
Cristo Gesù», cioè tutti accomunati nella
stessa dignità di fondo, benché ciascuno con
funzioni specifiche” - ha spiegato il Papa. E
poi aggiunge: “è una cosa normale che nella
comunità cristiana la donna possa ‘profeta-
re’, cioè pronunciarsi apertamente sotto l’in-
flusso dello Spirito, purché ciò sia per l’edi-
ficazione della comunità e fatto in modo
dignitoso. Pertanto la successiva esortazione
a che ‘le donne nelle assemblee tacciano’ va
piuttosto relativizzata”.
L’8 marzo il mondo intero sotto forme e
toni diversi ha reso omaggio alle donne. La
festa a loro dedicata è ormai sempre più dif-
fusa. Ma quante donne si sono sentite real-
mente festeggiate? Quante di loro, anche “a
nome di Dio” sono ancora vessate, umiliate,
o addirittura negate?
Si interroghi soprattutto chi, fedele alle
norme di una religione chiusa in se stessa, ha
avuto il coraggio di dichiarare che: “la don-
na non ha l’anima e quindi può essere mal-
trattata fino al sangue”. Forse a questi uomi-
ni farebbe bene ascoltare la frase conclusiva
di Benedetto XVI: “In buona sostanza, la
storia del cristianesimo avrebbe avuto uno
sviluppo ben diverso se non ci fosse stato il
generoso apporto di molte donne”.
S.C.
Quale santo non pecca?
“È un santo!”, comunemente si dice per
indicare una persona ricca di virtù e priva di
vizi. È vero, questo si deva vivere per acqui-
sire santità. Tuttavia “i santi non sono delle
persone che non hanno mai commesso erro-
ri o peccati, ma delle persone capaci di rav-
vedersi e pentirsi”, afferma Benedetto XVI
in una delle sue udienze del mercoledì.
Andiamo avanti e sfatiamo un altro luo-
go comune: “i santi, per essere tali, devono
andare d’accordo con tutti!”. Ma ancora una
volta la voce del Papa ci contraddice:
“Anche tra santi ci sono contrasti, discordie,
controversie (ricordiamo ad esempio Paolo
e Barnaba). E questo a me appare molto
consolante, perché vediamo che i santi non
sono ‘caduti dal cielo”. Sono uomini come
noi, con problemi anche complicati”.
Quali allora le linee da seguire per
essere come Dio ci desidera? “La santità
cresce nella capacità di conversione, di
pentimento, di disponibilità a ricominciare,
e soprattutto nella capacità di riconciliazio-
ne e di perdono”, ha spiegato il Santo
Padre, “e tutti possiamo imparare questo
cammino di santità!”.
Un di più di amore
Le lasciamo così queste parole del
Santo Padre, senza commentarle, perché
talmente eloquenti da penetrare profonda-
mente nel cuore di ognuno affinché si inter-
roghi: ma io so veramente amare?
AMATE I VOSTRI NEMICI
(Lc 6,27)
“Ma qual è il senso di questa sua paro-
la? Perché Gesù chiede di amare i propri
nemici, cioè un amore che eccede le capa-
cità umane? In realtà, la proposta di Cristo
è realistica, perché tiene conto che nel mon-
do c’è troppa violenza, troppa ingiustizia,
e dunque non si può superare questa situa-
zione se non contrapponendo un di più di
amore, un di più di bontà. Questo “di più
viene da Dio
: è la sua misericordia, che si
è fatta carne in Gesù e che sola può “sbilan-
ciare” il mondo dal male verso il bene, a
partire da quel piccolo e decisivo “mondo”
che è il cuore dell’uomo.
Giustamente questa pagina evangelica
viene considerata la magna charta della
nonviolenza cristiana, che non consiste nel-
l’arrendersi al male – secondo una falsa
interpretazione del “porgere l’altra guancia”
(cfr Lc 6,29) – ma nel rispondere al male
con il bene
(cfr Rm 12,17-21), spezzando
in tal modo la catena dell’ingiustizia
.
L’amore del nemico costituisce il nucleo
della “rivoluzione cristiana”, una rivoluzio-
ne non basata su strategie di potere econo-
mico, politico o mediatico. Ecco la novità
del Vangelo, che cambia il mondo senza far
rumore. Ecco l’eroismo dei “piccoli”, che
credono nell’amore di Dio e lo diffondono
anche a costo della vita.
La Quaresima è il tempo favorevole
nel quale tutti i cristiani sono invitati a con-
vertirsi sempre più profondamente all’amo-
re di Cristo. Domandiamo alla Vergine
Maria che ci aiuti a lasciarci conquistare
senza riserve da quell’amore, ad imparare
ad amare come Lui ci ha amato.
2
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«Stava presso la croce
di Gesù sua madre»
(Gv 19,25)
Era la presenza di una donna che stava
per perdere suo figlio. Tutte le fibre del suo
essere erano scosse da ciò che aveva visto
nei giorni culminanti nella Passione, da ciò
che sentiva e presentiva, ora, accanto al pati-
bolo. Come impedirle di soffrire e di pian-
gere? Non si tratta solo di un affetto senza
dubbio nobilissimo, ma semplicemente
umano. «La presenza di Maria presso la cro-
ce – affermava Giovanni Paolo II in una sua
catechesi alle udienze del mercoledì
– mostra
il suo impegno di partecipazione totale al
sacrificio redentivo di suo Figlio. Maria ha
voluto partecipare fino in fondo alle soffe-
renze di Gesù, perché non ha respinto la spa-
da annunciatale da Simeone (cf. Lc 2,35), e
ha invece accettato, con Cristo, il disegno
misterioso del Padre. Essa era la prima parte-
cipe di quel sacrificio, e sarebbe rimasta per
sempre il modello perfetto di tutti coloro che
avrebbero accettato di associarsi senza riser-
va all’offerta redentiva».
D’altra parte la compassione materna,
che si esprimeva in quella presenza, contri-
buiva a rendere più denso e più profondo il
dramma di quella morte in croce, così vicino
al dramma di tante famiglie, di tante madri e
di tanti figli, del nostro tempo. Quanto dolo-
re abita il nostro mondo. Quante madri
piangono il loro figli anche se non sono
morti
, ma è come se lo fossero, ma anche,
permettetemi di dirlo, che squallore speri-
mentano, oggi, tanti figli quando si sentono
abbandonati
, trascurati, delusi dai loro
genitori. Quando la loro educazione è affida-
ta al caso o demandata a qualcun altro.
Genitori, ricominciate a stare sotto la
croce dei vostri figli! La croce della cresci-
ta, dell’impatto con la società, della scoper-
ta dei propri limiti. Sì, perché la vita, anche
di un adolescente o di un giovane è un dono
bello, ma è sempre anche esperienza di cro-
ce e un genitore non può sottrarsi… è chia-
mato a stare come Maria sotto la croce.
Gesù, che vede sua madre accanto alla
croce, la ripensa sulla scia dei ricordi di
Nazaret, di Cana, di Gerusalemme; forse
rivive i momenti del suo distacco da lei
quando iniziò la sua missione pubblica, e
della solitudine nella quale è vissuta negli
ultimi anni, una solitudine che ora sta per
accentuarsi. Maria, a sua volta, considera
tutte le cose che per anni e anni «ha conser-
vato nel suo cuore» (cf. Lc 2,19.51), e ades-
so, più che mai, le comprende in ordine alla
croce. Il dolore e la fede si fondono nella
sua anima. Ed ecco, ad un tratto dall’alto
della croce Gesù la guarda e le parla.
«Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19,26)
È un atto di tenerezza e di pietà filiale.
Gesù non vuole che sua madre resti sola. Al
suo posto le lascia un altro. A conclusione di
quell’opera redentiva, Gesù, chiede a Maria
di accettare definitivamente l’offerta che
egli fa di se stesso quale vittima di espiazio-
ne, considerando ormai Giovanni come suo
figlio. Così Maria, sotto la croce, riceve il
dono di una nuova maternità.
Ma quel gesto filiale va ben al di là del-
la persona del discepolo prediletto, designa-
to come figlio di Maria. Gesù vuol dare a
Maria una figliolanza ben più numerosa,
L’ultima dimora di Maria
La conosciamo come Maria di Nazaret
e la pensiamo sempre lì, tra le mura che
avevano echeggiato il suo fiat. Ma un’altra
dimora è stata testimone degli ultimi anni
della vita della Santa Vergine, spesa insie-
me al “figlio” che aveva ereditato sotto la
croce dal Primogenito Gesù. Il vangelo ci
dice che Giovanni «la prese nella sua casa»
(Gv 19,27). Ma dove?
Molti autori cristiani fin dai primi seco-
li fanno cenno al lungo soggiorno di
Giovanni e della Madonna nei pressi della
città di Efeso, in Turchia. Ma se oggi pos-
siamo venerare un luogo preciso, le cui
mura sono impregnate di una grazia tutta
speciale, è per merito di due sacerdoti fran-
cesi che alla fine del XIX partirono avendo
come unica segnaletica le visioni della
mistica tedesca Anna Katharina Emmerick.
I due, dopo un lungo viaggio, arrivarono
a destinazione. Ma dove cercare? La
Provvidenza ci aveva già pensato… Si trova-
vano su un colle detto “dell’usignolo” pro-
spiciente la piana di Efeso e, costretti dal cal-
do a chiedere dell’acqua per dissetarsi, gli fu
indicata una sorgente proprio accanto alle
rovine di un edificio che corrispondeva per-
fettamente alla descrizione della Emmerick.
I cristiani del luogo lo chiamavano: il
“Monastero delle tre porte della Tutta
Santa”, per i tre archi posti sulla facciata e vi
si recavano ogni anno in pellegrinaggio il 15
agosto, festa della dormizione di Maria. Fu lì
che i due viandanti concentrarono la loro
attenzione e dopo una minuziosa inchiesta
ebbero conferma di una memoria locale anti-
ca di secoli, che riconosceva nella cappella
in rovina il luogo dell’ultima residenza terre-
na di “Meryem Anas”, la Madre Maria.
Organizzarono quindi subito degli scavi che
portarono alla luce alcuni resti di un focola-
re risalenti al I secolo.
Da allora il luogo è custodito con cura
affettuosa dai frati cappuccini. Visitata dai
recenti Papi, la Casa di Maria accoglie la
devozione di uno stuolo di pellegrini, costi-
tuito più da musulmani che da cristiani. La
piccola “stanza di Maria” ha infatti le pareti
ornate dalla Sure a Lei dedicate nel Corano,
dove Maria viene onorata come “l’unica
donna non toccata dal demonio”.
Redazione
I cristiani in Pakistan
tra povertà e discriminazione
“Poveri, isolati e discriminati ma saldi
nella fede”. È la descrizione dei cristiani in
terra pakistana, secondo l’Arcivescovo di
Lahore. I cristiani, che formano una picco-
la comunità, “sono orgogliosi della loro
fede e vogliono portarla avanti”, ha aggiun-
to. “Purtroppo, però a causa della povertà, i
bambini vengono ritirati dalle scuole e
mandati a lavorare per aumentare le entrate
familiari”, ha lamentato. “C’è anche isola-
mento: esistono barriere sociali e non viene
data ai cristiani uguale dignità; anzi, sub-
iscono discriminazioni. A causa dei conflit-
ti politici in Medio Oriente, i cristiani ven-
gono identificati con l’Occidente, cosa che
porta ad attacchi alle nostre chiese e istitu-
zioni”, ha aggiunto. Responsabili della dis-
criminazione, soprattutto contro la donna
sono i seguaci dell’estremismo religioso”.
(fonte: ZENIT)
vuole istituire per Maria una maternità che
abbraccia ogni suo discepolo di allora e di
tutti i tempi.
«Ecco la tua madre!» (Gv 19,27)
Rivolgendosi al discepolo, Gesù gli
chiede espressamente di comportarsi con
Maria come un figlio verso la madre.
All’amore materno di Maria dovrà rispon-
dere un amore filiale. È come se Gesù gli
dicesse: Amala come io l’ho amata. È come
se Gesù dicesse anche a noi: Amatela come
io l’ho amata
.
L’importanza del culto mariano sempre
voluto dalla Chiesa, si deduce dalle parole
pronunciate da Gesù nell’ora stessa della sua
morte. Gesù vuole che amiamo Maria, che la
teniamo con noi, nelle nostre case. Invece di
ospitare a volte tante vanità e sciocchezze,
prendiamo lei in casa nostra, prendiamo que-
sta madre, questa consigliera che non ingan-
na, che non ci fa perdere tempo, che non ci
illude… Facciamole spazio nella nostra vita
come hanno saputo fare i santi.
p. Gabriele Pedicino o.s.a.
In fretta
di Stefania Consoli
Se ci fermiamo un attimo ad ascoltare il
ritmo della vita che scorre dentro di noi,
scandita dal pulsare del cuore, ci accorgia-
mo di quanto sia lento, calmo e armonioso.
A meno che non siamo noi stessi a costrin-
gerlo ad accelerare quando affrontiamo il
nostro quotidiano in fretta e talvolta in furia.
Il nostro giornale - l’Eco - arriva in mol-
te parti del mondo e probabilmente gli
uomini di terra d’Africa o di altri paesi
remoti non hanno gli stessi affanni dell’uo-
mo occidentale, immerso inesorabilmente
in un meccanismo produttivo che in conti-
nuo lo minaccia: “Chi si ferma è perduto!”.
Ma chi l’ha detto? Mi consentano allora
gli amici africani di parlare a chi si sveglia
la mattina con la mente già affollata dalle
cose da sbrigare e che poi si addormenta a
sera sfinito, pensando: “Avrò fatto tutto?”,
invece di chiedersi: “Quello che era impor-
tante, l’ho vissuto bene? L’ho compiuto in
modo da custodire in me la pace?”.
Corriamo per garantirci serenità, spesso
costruendola in modo artificiale, e non ci
accorgiamo che talvolta ci sfugge persino
l’occasione di assaporarne il gusto.
Eseguiamo i nostri doveri meccanicamente
e ci sembra di non aver concluso nulla.
Forse allora vale la pena sostare un po’ a
riflettere cosa dobbiamo cambiare.
Per scoprirlo ci conviene ancora una vol-
ta spiare Maria. Sì, d’accordo, il suo tempo
non era il nostro tempo convulso e sempre
più esigente: il tempo del “tutto-e-subito”,
del “usa-e-getta”, del “gratta-e-vinci”… La
Palestina di 2000 anni fa non era misurata
dal contachilometri delle automobili; forse
lo scalpiccio di zoccoli sul selciato era l’u-
nico rumore per via. Non pretendiamo quin-
di di confrontarci con quello che faceva
Maria, ma su come lo faceva.
Anche la Vergine, ci dice s. Luca, «rag-
giunse in fretta» la casa di Elisabetta (cf. Lc
1,39). Ma la sua premura era di natura del
tutto diversa. Significava infatti: sollecita
interiormente a seguire la volontà di Dio;
3
Eco 192
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Tacendo si ascolta il Cielo
Siamo nel tempo in cui la Chiesa ci pro-
pone di abitare un luogo particolare, il
deserto della Quaresima.
È una dimensio-
ne questa che ci prepara a vivere la Pasqua
nelle giusta predisposizione interiore: vuo-
ti del superfluo e più aperti alla presenza di
Dio, che a Pasqua si farà, dopo l’avventura
della Croce, luce piena, resurrezione, glo-
ria. A questo ci invita il cammino quaresi-
male: alla mèta da raggiungere. Ma per far-
lo bisogna utilizzare quegli strumenti che
rendono ancora più efficace la nostra pre-
parazione in vista del premio. Tra gli stru-
menti suggeriti quello maggiormente sotto-
lineato è il digiuno, ossia l’attitudine alla
rinuncia di quanto ci è caro, buono, ma che
in fondo non è strettamente necessario alla
nostra sopravvivenza.
La Madonna a Medjugorje ci ha ricorda-
to con insistenza il valore del digiuno ali-
mentare, al quale è dato il potere di “fermare
anche le guerre”, così come dice Maria nei
suoi messaggi. Ma ci sono tante forme di
digiuno che non sempre consideriamo
importanti e così ne vanifichiamo l’efficacia.
Vi proponiamo allora brevi riflessioni tratte
dai testi del monaco e teologo Divo Barsotti
e poi cucite insieme, su una forma di digiuno
fondamentale per chi desidera ascoltare in sé
la voce del Cielo: IL SILENZIO.
Il silenzio: luogo teologico dell’incontro
con Dio
“È la via d’ingresso a Dio. Se non si
entra nel silenzio, nel deserto interiore, è
difficile, e talora impossibile, ascoltare
Dio. È in questo deserto, in questa solitudi-
ne che Dio chiama l’anima che vuole
seguirlo: «Ti condurrò nella solitudine e là
parlerò al tuo cuore»
(Os 2,14). Quando
l’uomo vuole ascoltare la parola di Dio,
deve nascondersi nel silenzio, deve affon-
dare nel buio. Deve uscire dal mondo.
Troppo lieve è il sussurro di Dio!”.
Dal silenzio esteriore a quello interiore
“In un mondo in cui i ritmi frenetici del
lavoro, l’attivismo sfrenato, la moltiplica-
zione delle immagini della TV e di internet
affollano la nostra mente, la ricerca di
ricorrenti spazi di silenzio durante la gior-
nata diventa essenziale. Occorre allora fare
tutto con semplicità, con calma, senza ansia
e, soprattutto, coltivare il raccoglimento.
Dio compie le più grandi opere nel silen-
zio: nel silenzio eterno il Padre crea il cie-
lo e la terra; nella notte, lontano dalla città,
nasce Gesù; nel nascondimento e nel silen-
zio della casa di Nazareth Gesù si prepara
alla sua missione; nella solitudine della
notte Gesù si allontana da tutti per pregare;
nell’oscuro silenzio della tomba di Cristo
germoglia la gioia della Risurrezione!”.
Il silenzio unificante
“La moltitudine non è al di fuori di noi,
ma in noi: moltitudine di pensieri, di affet-
ti, di sentimenti, di occupazioni e di inte-
ressi. Tutto questo è dispersione per l’ani-
ma, è impossibilità per l’anima di accedere
a Dio. Finché il pensiero dell’uomo non
tende a Dio, l’uomo rimane disperso.
Siamo dispersi nei pensieri per le varie
notizie cui diamo ascolto. Vogliamo sapere,
attraverso il giornale, la radio, la televisio-
ne… Si pensa a una cosa, all’altra e non c’è
veramente un centro alla nostra vita interio-
re e non c’è veramente una mèta alla nostra
attività intellettuale. Che cosa si richiede?
Certo la preghiera; il raccoglimento già si
ottiene mediante la preghiera. Chi è abitua-
to alla contemplazione non sa veder nulla
se non nella luce di Dio, mentre tanti
(anche uomini di Chiesa) vedono le cose
nella luce del successo, dell’efficienza”.
Tre tipi di silenzio
“I maestri di spirito parlano di tre tipi di
silenzio come condizione alla comunione
con Dio: intorno a sé, di sé, in sé.
Silenzio intorno a sé: è il silenzio delle
occupazioni esagerate e superflue; il silen-
zio dei colloqui inutili e delle visite monda-
ne, non fondati sul dovere della carità. Il
silenzio esteriore restituisce al corpo e allo
spirito quella calma necessaria per recupe-
rare il silenzio interiore.
Silenzio di sé: è il silenzio che ci
nasconde agli occhi altrui e ci fa passare
inosservati nella vita di ogni giorno; è il
silenzio che avvolge nel segreto i nostri
dolori, le nostre preoccupazioni, le nostre
speranze fino ad amare che nessuno sguar-
do si soffermi su di noi, che nessuna parola
di lode o di compassione ci conforti.
Silenzio in sé: è il silenzio dello spirito
critico, della suscettibilità del cuore, delle
esigenze del corpo sofferente. Si tratta di
mettere a tacere il chiasso interiore: il caos
dei pensieri, il groviglio dei desideri, le
inquietudini e le angosce dello spirito”.
Parola e silenzio
“Parlare è una cosa grande. Ma in gene-
rale le nostre parole invece di comunicare
noi stessi, ci nascondono agli altri, invece
d’impegnarci ci pongono su un piano di
superficialità, di dissipazione interiore!
Bisogna che la nostra parola sia veramente
parola, ci esprima, sia rivelazione del più
intimo segreto dell’essere nostro. In ogni
parola dobbiamo donarci totalmente.
Proprio per questo le nostre parole devono
essere poche per essere davvero efficaci.
Ma occorre andare oltre: la parola non
deve esprimere solamente noi stessi, ma
Cristo. Non pretendiamo di poter dare Dio
chiacchierando a vanvera di Nostro
Signore: fintanto che non siamo realmente
impegnati a fondo, non doniamo né Dio né
noi stessi: la parola che dona Dio deve sali-
re da un abisso ancora più fondo della paro-
la che dona l’essere tuo. Dio è intimo a noi
più di noi stessi. Chiediamo questa grazia
al Signore: che impariamo a parlare! Non si
tratta di fare dei discorsi: se ne fanno anche
troppi, ma di parlar il linguaggio più sem-
plice, più essenziale, e attraverso ogni paro-
la alle anime dare Dio”.
Silenzio e sobrietà
Silenzio vuol dire, infine, un digiuno,
un’eliminazione del troppo. Non fare trop-
pe cose: tutto tenda alla sobrietà, alla sem-
plicità del gesto, della vita. Infatti, il silen-
zio esteriore non riguarda solo la parola,
ma anche il gesto, perché si può parlare con
gli occhi, con un sorriso, con le mani, con
l’attività. Questo digiuno dell’anima anche
di rapporti umani, questo suo affondare nel
silenzio non la impoverisce, anzi la rende
più ricca perché la unisce a Dio”.
Redazione
pronta a lasciare le proprie cose per visitare
l’altro; disposta a rinunciare al gusto solita-
rio della novella gravidanza per condivider-
la con la parente lontana.
Maria raggiunse in fretta la città di Giuda,
ma poi una volta arrivata certamente visse le
minime cose del quotidiano immersa nella
vita di quel Dio che già portava in grembo.
Semplici gesti che assumevano un’aria rega-
le perché fatti con cura, attenzione e dedizio-
ne. Senza la nostra solita dispersione.
Se ad ogni cosa, anche la più ovvia o
apparentemente banale (come salire e scen-
dere le scale!) doniamo il meglio di noi stes-
si pensando a quello che stiamo facendo,
scopriremmo un mondo che altrimenti ci
sfugge, la meraviglia di cose perfettamente
create e armoniosamente connesse, a
cominciare dal nostro corpo capace di espri-
mersi in modo prodigioso. Ammireremmo il
genio umano che sa trasformare in utile e
bello anche gli oggetti più elementari. Ci
accorgeremmo che tutto è dono per noi, dal-
l’acqua quando ci laviamo il viso al mattino,
alle coperte che “ci tiriamo su” per proteg-
gere il sonno della notte. Nascerà allora in
noi un costante sentimento di gratitudine
che dilaterà il nostro respiro fino a quietar-
lo. In tutto l’essere si farà pace.
Ma se poi non riusciamo a fare tutto
quello che dobbiamo perché il mondo ci
supera e continua la sua corsa nonostante
noi? Il trucco c’è. Basta affidare a Dio al
principio di ogni nuovo giorno i nostri pro-
grammi e le faccende. Egli ci aiuterà a
comprendere l’essenziale. Sarà lo Spirito
Santo a selezionare in noi l’urgente dall’i-
nutile, donandoci sapienza per affrontarlo e
forza per realizzarlo. Svanirà il nervosismo
prodotto dalla fretta e sorgerà in noi gioia,
perché godremmo ogni attimo nella sua
pienezza senza moltiplicare sprechi di vita
preziosa.
Adsumus: Eccoci!
Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo:
sentiamo il peso delle nostre debolezze,
ma siamo tutti riuniti nel tuo nome;
vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori:
insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire,
compi tu stesso quanto da noi richiedi.
Sii tu solo a suggerire
e guidare le nostre decisioni,
perché tu solo, con Dio Padre
e con il Figlio suo,
hai un nome santo e glorioso.
Non permettere che sia lesa da noi
la giustizia,
tu che ami l’ordine e la pace;
non ci faccia sviare l’ignoranza,
non ci renda parziali l’umana simpatia,
non c’influenzino cariche o persone;
tienici stretti a te con il dono della tua grazia,
perché siamo una cosa sola in te
e in nulla ci discostiamo dalla verità;
fa’ che, riuniti nel tuo santo nome,
sappiamo contemperare bontà
e fermezza insieme,
così da far tutto in armonia con te,
nell’attesa che per il fedele
compimento del dovere
ci siano dati in futuro i premi eterni.
Amen.
S. Isidoro di Siviglia
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Quel primo incontro
(pensieri semplici)
di Pietro Squassabia
Gesù sulla croce si sentì abbandonato
da tutti, anche dal Padre, al punto da dire:
«Dio mio, Dio mio perché mi hai abbando-
nato» (Mc 15,34).
Mi chiedo: come è possibile che il
Padre, amore infinito, abbia abbandonato il
Figlio, tanto amato. Immagino che il Padre
sia stato sempre vicino a Gesù durante la
sua vita terrena, durante la sua Passione ed
anche quando fu messo in croce. Come non
pensare, allora, che anche il Padre abbia
sperimentato la croce? Immagino che il
Figlio non abbia visto il Padre durante la
sua Passione perché, per un mistero divino,
Dio concesse a satana questo possibilità: di
oscurare al Figlio la vista del Padre.
Così Gesù fu completamente solo,
privato di tutti e di tutto, anche del
Padre
. In questa condizione Gesù visse la
Passione e si incamminò verso il Calvario
e, mentre procedeva, si caricava sempre più
dei nostri peccati perché aveva continua-
mente a cuore l’uomo e la sua salvezza. Nel
procedere si faceva sempre più piccolo,
piccolissimo, fino a farsi “uno” con l’uo-
mo, simile a lui, divenuto ormai, con il pec-
cato, vermiciattolo e larva, come si esprime
Isaia: «Non temere vermiciattolo di
Giacobbe, larva di Israele» (Is 41,14).
In questo modo Gesù, fattosi come
l’uomo, cioè vermiciattolo, andò in cerca
dell’uomo e lo trovò in un luogo desolato,
pietroso e vuoto, e gli disse che era venuto
per cancellare il suo peccato e per dimenti-
care la sua iniquità, per dargli un cuore
nuovo, un cuore di carne al posto di quello
di pietra così da poter accogliere l’amore e
da poter amare a sua volta. Da allora, da
quel primo incontro nuovo, Gesù si è stabi-
lito nel deserto per stare vicino all’uomo,
per parlare al suo cuore, per stabilire una
relazione d’amore con
l’uomo. Gesù sa che, nel
deserto, l’uomo è vuoto di
sé e delle cose e può acco-
gliere il suo amore.
Questa condizione di
deserto e di solitudine in
cui l’uomo è stato messo
da satana dopo il peccato è
divenuta, così, la condi-
zione ideale per incon-
trare Gesù
perché proprio
qui è venuto a mettersi
Lui. Ma il diavolo, visto
che la condizione di pec-
cato e di deserto è stata trasformata da
Gesù in occasione di salvezza
, vuole che
l’uomo non occupi più questo posto così
umile, ma anche di grazia, e vuole convin-
cerlo ad occupare il suo. Per questo ha pre-
parato per l’uomo un altro posto, che è
come il suo. Lo si riconosce perché è un
posto di orgoglio, di autosufficienza e di
forza, anche se apparente, di egoismo e di
odio, posto pieno di tante cose che non
lasciano spazio a Gesù: posto che è solo
rovina. Non lasciamoci, allora, ingannare
da tale posto.
Diciamo, allora: Grazie Gesù perché sei
venuto ad incontrarci nella nostra situazione
di rovina e di deserto, divenuta con Te mezzo
di salvezza e di grazia. Grazie perché hai vin-
to l’antico attentatore ed accusatore che ci
aveva relegato in un luogo di morte. Grazie
perché hai realizzato un posto in cui stare
con Te e con Te riposare e gioire. Grazie per-
ché qui possiamo sempre
incontrare anche Maria.
Si, perché la Madre sa che
in questo posto il Figlio si
è fatto la sua dimora tra gli
uomini e sa che qui può
stare con il Figlio e con i
figli che ama.
Chiediamo, allora, a
Maria che non abbiamo
mai ad allontanarci da
questo posto in cui Gesù
è venuto a visitarci, che
ce lo faccia amare perché
è il posto dell’Amore,
anche se, a volte, siamo tentati di lasciarlo.
Ci faccia sempre riconoscere il posto di
satana e ci dia la forza di rifuggirlo.
ChiediamoLe che ci dia la sapienza per
saper accogliere tutte le situazioni che la
Provvidenza ci offre: certamente ci condu-
cono all’incontro con Gesù, incontro che
non può che assomigliare a quel primo
incontro di deserto e di Passione, ma anche
di salvezza e di gioia piena.
Maria luce di eternità
di Giuseppe Ferraro
In uno degli ultimi messaggi la
Madonna torna a parlarci di eternità:
Figliuoli, quando pregate siete vicini a
Dio ed Egli vi dona il desiderio di eterni-
tà…non dimenticate che siete pellegrini
sulla strada verso l’eternità
” (Mess.
25.11.2006).
Altre volte Maria ci chiama ad acco-
gliere il dono della vita eterna, che Lei ci
offre in pienezza in questo tempo: “Io vi
guido verso la vita eterna… La vita eterna
è mio Figlio: accettatelo ed avrete accetta-
to l’Amore
” (Mess. a Mirjana 18.03.1995).
Le sue parole fanno perfetta eco a quelle
della Scrittura: «E noi siamo nel vero Dio e
nel Figlio suo Gesù Cristo: Egli è il vero
Dio e la vita eterna» (1Gv 5,20).
Quante volte abbiamo ripetuto, pregan-
do la nostra professione di fede: “Credo nel-
la vita eterna”. Ma come risuona quest’e-
spressione nel cuore del cristiano dei nostri
giorni, magari “impegnato” e “praticante”?
Probabilmente evoca inaccessibili categorie
teologiche, accettate, come si dice, “per
fede”, termine che spesso pudicamente cela
una sostanziale passività spirituale di fronte
al mistero di Dio che si rivela.
La Madonna tuttavia continua a venire
nel mondo, sfidando l’indifferenza dei più e
l’ostile freddezza di molti “addetti ai lavo-
ri”, per chiamare instancabilmente i suoi
figli ad entrare, qui e adesso, in quella vita
senza tramonto che Lei desidera instanca-
bilmente donarci: “Cari figli, vengo a voi in
questo tempo per rivolgervi la chiamata per
l’eternità
” (Mess. 02.10.2006).
Forse è giunto il tempo in cui Dio, attra-
verso la presenza speciale di Maria, vuole
guidare la Sua Chiesa ad un esodo epocale,
che la liberi definitivamente da ogni forma
di rovinoso razionalismo teologico e di ste-
rile formalismo religioso, frutto di un
intreccio di mediazioni umane sedimentate
nei secoli, per riportarla, come per la prima
Comunità apostolica ancora fresca del fuo-
co dello Spirito, a vivere l’esperienza viva
del mistero di Dio.
Questa è la via al cielo che Gesù ha
aperto col suo passaggio al Padre: «Questa
è la vita eterna: che conoscano Te, l’unico
vero Dio e colui che hai mandato, Gesù
Cristo» (Gv 17,3). Qui nasce la Chiesa
viva, la sola in grado di vincere i terrifican-
ti demoni del nostro tempo e di realizzare
in verità e pienezza la grande missione bat-
tesimale affidatale dal Risorto, di trasmet-
tere la vita trinitaria a tutto l’universo, a
moltitudini di anime assetate di amore
puro, che ancora oggi dolorosamente atten-
dono, a causa dei nostri innumerevoli com-
promessi con la menzogna del mondo.
La Regina della Pace ci mostra una via
semplice e concreta, risplendente di verità
evangelica, per immetterci in quella “cono-
scenza” del Dio vivo e vero che ci apre
all’eternità e che ci rende canali autentici
dell’Amore del Padre per l’intera creazio-
ne: “Questa è la chiamata dell’amore, per-
ché solo attraverso l’amore conoscerete
l’amore di Dio… solo attraverso l’amore di
Dio si ottiene l’eternità
” (Mess. a Mirjana
02.10.2006). La via regale dell’eternità è
dunque l’amore. Non tuttavia una qualsiasi
forma di amore umano, ma quella speciale
qualità d’amore che arde nel Cuore
dell’Agnello Immolato, quello che «è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5.),
e che tende ad unire perfettamente la nostra
vita all’offerta pasquale di Cristo per la sal-
vezza del mondo. Quello stesso amore eter-
no che Maria desidera diventi in noi carne
e sangue del suo Figlio, per renderci vera
Eucaristia vivente, in cui pulsi realmente la
vita stessa di Dio che si vuol donare ai fra-
telli. Questa è la “carità” che «non avrà mai
fine» (Cor13, 8) di cui parla San Paolo.
Questa è anche per tutti noi la verità pro-
fonda della chiamata della Regina della
Pace a Medjugorje: “Testimoniate con la
vostra vita e sacrificate le vostre vite per la
salvezza del mondo
” (Mess. 25.02.1988);
non dimenticate che la vostra vita non è
vostra ma un dono con il quale dovete dare
gioia agli altri e guidarli verso la vita eter-
na”
( Mess. 25.12.1992).
Vita quotidiana in inverno a Medjugorje
Quando si entra nell’anno nuovo, Medj.
entra nella quotidianità invernale di
Gennaio e Febbraio, che differisce dagli
altri dieci mesi dell’anno. Eccetto che per la
presenza di alcuni pellegrini stranieri o di
piccoli gruppi che hanno scelto apposita-
mente questo periodo tranquillo per la pre-
ghiera personale, in questo periodo la
Parrocchia di S. Giacomo non si differenzia
molto dalle altre. La vita sacramentale e
pastorale scorre regolarmente. Il Program-
ma di preghiera in Chiesa in lingua Croata
segue il consueto orario, i Sacerdoti confes-
sano nelle ore pomeridiane, il Venerdì si
prega la Via Crucis sul Krizevac, la
Domenica il Rosario sul Podbrdo ed ogni
25 del mese c’è l’Adorazione silenziosa per
tutta la notte in Chiesa.
FONTE: © Informativni centar “Mir” Medjugorje
5
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Dio solo basta!
Sette mesi con la Gospa
V
ENTI OTTOBRE
2005,
ORE
5:00.
Scortato da due amici e compagni nella vita
spirituale inizia il mio viaggio verso
Medjugorje
: è il giorno in cui faccio ingres-
so nella comunità “Kraljice Mira”. Le lunghe
ore di tragitto lasciano il tempo ai pensieri e
alle emozioni di susseguirsi: quali tappe mi
avevano condotto a quella decisione?
Torno indietro nel tempo fino all’estate
del 1998, anno in cui Maria mi preparò due
incontri speciali con lei e con suo Figlio. Il
primo fu un pellegrinaggio in Spagna, sulle
tombe di s. Teresa d’Avila e s. Giovanni della
Croce, e a Garabandal, luogo di apparizioni
mariane tra gli anni 1960-64. Di lì a poche set-
timane vi fu un secondo viaggio, a Medj., il
primo per me in quella terra. Al suo termine,
di ritorno in pullman, resi insieme agli altri
pellegrini una semplice testimonianza. Pieno
di emozione, il cuore ripeté quella frase che
risuonava in me dopo questi due importanti
incontri, dissi: “… e capisco che è verità ciò
che insegna S. Teresa d’Avila: «Sólo Dios
basta
» – Dio solo basta”.
Successivamente tornai a Medj. una
seconda e una terza volta. Fu allora che
incontrai Maria
, quella Donna che avevo
pregato fin da bambino. La Regina del Cielo
scese dal suo trono e mi raggiunse, per
abbracciarmi come la più umile e semplice
delle madri. Scoprivo che Maria è madre, è
mia Madre! E da quel tenero abbraccio
desideravo non allontanarmi più
.
V
ENTI OTTOBRE
2005,
ORE
19:30.
La nostra auto si ferma davanti alla parroc-
chia di S. Giacomo; entriamo per una breve
visita mentre è in corso l’adorazione eucari-
stica. Al nostro ingresso il coro e l’assemblea
cantano: “Nada te turbe… sólo Dios basta”.
Una delicatezza di Maria, un ultimo materno
incoraggiamento; un sottile filo d’oro colle-
ga il passato al presente, e con timore e tre-
pidazione insieme rispondo: “Eccomi!”.
Ebbe così inizio il mio periodo di candi-
datura in Comunità, che mi permise di resta-
re a Medjugorje per circa sette mesi.
L’esperienza di trascorrervi un tempo
prolungato
fu diversa rispetto ai precedenti
pellegrinaggi. Non fu un’ondata di benedi-
zioni, come quella che normalmente si rice-
ve concentrata in quattro o cinque giorni di
permanenza. Fu piuttosto un aprirsi alla
grazia quotidianamente
, accoglierla a pic-
cole gocce, gustarla, lasciarla penetrare in
sé, secondo quell’agire straordinariamente
ordinario del Signore.
Medjugorie cambiò volto come la natura
al susseguirsi delle stagioni. L’autunno fu
ancora carico di pellegrini e movimento, qua-
si come accade in estate, e così riprese ad
essere dopo Pasqua. Furono invece i mesi
invernali a coinvolgermi maggiormente, tem-
po durante il quale cadde sulla parrocchia e
sul paese un insolito e benefico torpore.
Dal generale al particolare, vorrei foto-
grafare soprattutto tre momenti tra quelli
che scandirono il ritmo delle mie settimane
in quel periodo.
Il primo di essi è la Messa della sera. La
celebrazione convoca i pochi, ma costanti
gruppi di pellegrini. Una ridotta rappresen-
tanza di cristiani giunta da varie parti del
mondo si stringe per professare: “Credo la
Chiesa, UNA…”, per scoprirsi con rinnova-
to stupore lontani per provenienza, eppure
membra dell’unico corpo di Cristo, raccolti
sotto il manto di Maria, Madre della Chiesa.
Sento che la Santa Vergine è presente, si
avverte l’universalità della sua interces-
sione
: unita al sacrificio di Gesù si offre al
Padre per il mondo, per l’intero gregge del
suo Figlio.
C’è poi la Messa del mattino: quasi
completamente priva di pellegrini, San
Giacomo ospita i suoi parrocchiani, i veli
neri delle donne, i lineamenti severi dei vol-
ti e i cuori pieni di fede autentica degli abi-
tanti locali. Anche in questo caso la
Madonna si fa compartecipe nella preghie-
ra, supplica e si offre per il popolo della
Bosnia Herzegovina. Il quadro si stringe, il
suo amore si fa particolare
: mi porta a
riflettere su come ogni giorno e in ogni pae-
se del mondo ella si presenti a Dio in manie-
ra specifica per ogni nucleo della grande
famiglia umana.
Terzo fotogramma: un sabato pomerig-
gio in cui attendo il sacerdote davanti ai con-
fessionali. Oggi sono completamente solo,
non vi è nessun altro pellegrino intorno a
me. Anche la spianata dietro la parrocchia è
vuota. Con la mente provo a ripopolare que-
gli spazi di giovani, di fedeli di tutte le età, di
canti… come nelle sere d’estate nella quali
ci si raduna attorno a Gesù eucaristia, e ciò
quasi a voler esorcizzare quella sensazione
di abbandono che avverto. Ma come in un
gioco di cerchi concentrici comprendo che è
questo il punto nodale verso il quale
Maria mi guida
, qui dove la sua maternità
diviene realmente esclusiva, qui, nell’intimi-
tà e nel silenzio del cuore, nella solitudine e
in quegli angoli bui dell’anima dove mi è
difficile guardare a faccia a faccia il Signore.
Senza sperimentare questo affetto, senza
conoscere nella verità che sono amato perso-
nalmente, la mia preghiera non avrebbe for-
za, e l’offerta della mia persona, per la mia
famiglia, nazione, per la Chiesa e il mondo
non sarebbe che un “cembalo che tintinna”.
Posso così affermare senza vergogna e con
gratitudine che oggi Medjugorje è tutta per
me
, la Regina e Madre della Pace, con la sua
presenza non invisibile agli occhi del cuore,
ha uno sguardo tenero unicamente per me.
E su tutti coloro che in vari modi hanno
conosciuto e risposto agli inviti della
Gospa, per chi è stato a Medjugorje o per
chi vive Medjugorje nella propria casa, nel-
la propria anima, vorrei che si posasse que-
sto stesso sguardo, col quale la Madre ci
parla come ad un figlio unico
, come per
dirci: “Tutto questo è per te: la bontà di Dio
che mi affida questa missione, i miei gesti, i
messaggi, venticinque anni di apparizioni…
sono solo per te, perché il Signore possa
dimostrarti come tutto il Cielo ti ama. E tu,
figlio, saprai rispondere in modo altrettanto
unico e personale al mio Gesù? Saprai
accettare con coraggio e umiltà la missione
che ti affida, nello stato di vita in cui sei
chiamato? Saprai presentare tutto te stesso
in dono, tu giovane, tu anziano, tu ammala-
to, tu studente, lavoratore, padre, madre, tu
chiamato alla vita consacrata?
Per me sette mesi, per altri un pellegri-
naggio, due…un solo istante a Medjugorje
per lasciarsi toccare dall’amore di Dio
Padre e di Maria; per ciascuno la propria
esistenza offerta in ringraziamento per tanta
bontà. La Regina della Pace non lasci
infruttuoso quell'anelito dello Spirito Santo
in noi che ci implora di abbandonarci alla
volontà di Dio, per diventare un miracolo
vivente del suo amore.
Davide Cavanna
Festa per i giovani a Medj
Il 18° Incontro Internazionale dei
Giovani si svolgerà a Medjugorje dall’1 al
6 Agosto 2007
. Il tema dell’incontro è:
“Come io vi ho amato, così amatevi anche
voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).
In un Messaggio la Madonna diceva:
Cari figli, oggi vi invito all’amore.
Figlioli, amatevi con l’amore di Dio. Gesù
risorto sarà con voi e voi sarete i suoi testi-
moni”
(25 marzo 2005).
Il tema è in armonia con quello della
Giornata Mondiale della Gioventù che ver-
rà celebrata il 1. Aprile (Domenica delle
Palme) nelle Chiese locali. Il Santo Padre
indirizza la sua parola ai giovani: “Ogni
persona avverte il desiderio di amare e di
essere amata. Eppure quant’è difficile ama-
re, quanti errori e fallimenti devono regi-
strarsi nell’amore! C’è persino chi giunge a
dubitare che l’amore sia possibile. Ma se
carenze affettive o delusioni sentimentali
possono far pensare che amare sia un’uto-
pia, un sogno irraggiungibile, bisogna forse
rassegnarsi? No! L’amore è possibile e sco-
po di questo mio messaggio è di contribui-
re a ravvivare in ciascuno di voi, che siete il
futuro e la speranza dell’umanità, la fiducia
nell’amore vero, fedele e forte; un amore
che genera pace e gioia; un amore che lega
le persone, facendole sentire libere nel reci-
proco rispetto. Lasciate allora che percorra
insieme a voi un itinerario, in tre momenti,
alla scoperta dell’amore.”
A Medj la scuola del digiuno
Lo scorso dicembre si è tenuto a
Medjugorje un ritiro per gli italiani con
padre Ljubo Kurtovic, la cui peculiarità è il
digiuno, la preghiera ed il silenzio con cate-
chesi mirate e particolarmente impregnate
del carisma del giovane frate che è quello di
far penetrare la preghiera nei cuori delle
persone. La sua mitezza e nello stesso tem-
po la grande fermezza nell’esporle con
verità, porta ad una scelta cosciente e in
sintonia con Cristo Gesù. Infatti dalla testi-
monianza dei presenti e dalla gioia che tra-
spariva dal volto di molti si notava chiara-
mente l’incontro con il Signore.
Questi seminari hanno avuto inizio con
p. Slavko allo scopo di vivere i messaggi
della Madonna: “Vivere i messaggi di
Maria è un mezzo che guarisce e ci unisce
a Dio”, dice p. Ljubo. L’obbiettivo del
seminario è dare lo spazio a Dio dentro di
noi. Il digiuno ci apre al Signore e ci dona
la purezza del cuore. Serve a noi stessi, per
purificarci e crescere nell’amore: “se non si
ama, non ci sente amati!”.
Il digiuno è un mezzo forte per scopri-
re il nostro nemico interiore, per togliere il
velo dai nostri pensieri, dai desideri, riuscen-
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“Offrite le vostre vite!”
Proseguiamo il nostro percorso sulla
strada dell’offerta della nostra vita, in
unione al sacrificio di Cristo che su ogni alta-
re del mondo continua ad offrirsi al Padre per
la salvezza dell’umanità. Sappiamo bene che
Gesù sulla croce ha donato tutto se stesso. Il
suo sacrificio era quindi totale. Ma a noi cosa
viene chiesto, di perdere la vita? No, affatto!
Siamo invitati piuttosto ad essere amore che
si dona in sacrificio, cioè amore che si rende
sacro proprio perché si consegna a Dio sen-
za condizioni né misura. Questo glorifica il
cuore di Dio, così dolente per l’indifferenza
dei suoi figli. Questo ripara l’ingratitudine di
un mondo egoista che sfrutta i doni per se
stesso ignorando il Donatore, anzi spesso
negandolo.
La lotta contro le tenebre è molto forte
in questi tempi. Essere “amore sacrificato”
ci mette in grado di sconfiggere il male con
la potenza del Bene - Dio - che a noi diret-
tamente si comunica. Il nostro cuore deve
essere come una macina di mulino che pol-
verizza tutto il male che viene dal mondo,
un fuoco che brucia tutte le negatività! Non
siamo realmente consapevoli che mediante
la nostra offerta, la benedizione e l’adora-
zione al SS. Sacramento possiamo liberare
le anime dall’azione satanica e cambiare
concretamente le situazioni nel mondo.
Ecco allora le armi da impugnare.
“L’amore sacrificato in pace”
di p. Tomislav Vlasic
L’ADORAZIONE
Attraverso l’adorazione nutriamo Gesù
con il nostro amore ed Egli, a sua volta,
riempie del suo amore le anime bisognose.
Attraverso l’adorazione prendiamo su di
noi il peso della croce e aiutiamo Gesù a
camminare più leggero nelle anime, spe-
cialmente in quelle dei consacrati.
Attraverso l’adorazione, in particolar modo
quella notturna, esercitiamo un vero e pro-
prio esorcismo e costringiamo Satana a
lasciare le anime e i luoghi che vessa con la
sua presenza.
L’AMORE
Amare il prossimo vuol dire amare
anche coloro che ci hanno fatto del male: è
impossibile guarire dalle ferite se non per-
doniamo chi ci ha ferito, se non diventiamo
per lui “amore sacrificato”. Solo così avre-
mo la possibilità di risorgere e riconciliarci
con il mondo! Il nostro amore deve essere
in grado di vincere ogni male, ma questo è
possibile solo se rimaniamo in quello spa-
zio dentro di noi che Dio ha riservato per il
suo Regno; solo se i doni dello Spirito in
noi sono liberi di agire.
LA LOTTA
Entrando nella lotta contro il male
anche noi ci purifichiamo, risorgiamo e
comunichiamo la forza agli altri, tuttavia
può anche capitare che alcune persone
comincino ad avvertire il male in sé.
Questo avviene perché quando un’anima si
apre a Dio, si apre in realtà al mondo degli
spiriti: in questi casi Dio permette che l’a-
nima incontri il male perché desidera che
scacci Satana e lo vinca. È importante
quindi sapersi difendere abitando con gioia
il Regno di Dio presente in noi e lì rimane-
re sereni, lieti, pacifici, umili, capaci di
scacciare con un semplice sorriso il male
che ci provoca a reagire.
ECCO GLI STRUMENTI…
L’acqua benedetta, il digiuno, le pre-
ghiere di consacrazione al Cuore
Immacolato e al Sacro Cuore di Gesù sono
tre strumenti potentissimi di protezione
contro il maligno. Vivere costantemente nel
respiro dello Spirito Santo, vivere lo spirito
dell’amore, vivere nella “casa di Dio” pre-
sente nelle nostre profondità è comunque il
modo migliore per affrontare il male e vin-
cerlo, senza alcun timore, perché è Dio in
noi a sconfiggerlo.
L’ORDINE INTERIORE
S. Paolo scrive ai Tessalonicesi: «Vi
ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del
Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lon-
tano da ogni fratello che vive disordinata-
mente» (2 Ts 3, 6). Il disordine in noi si
crea quando fantastichiamo sulle cose spi-
rituali ma poi non le viviamo nella profon-
dità, come i farisei al tempo di Gesù. Il dis-
ordine si crea quando leggiamo i libri dei
santi, i messaggi della Madonna e non li
mettiamo in pratica nel nostro quotidiano.
Qualsiasi fantasticheria, teorizzazione,
spiegazione a proprio modo delle realtà
divine è una via farisaica e ci impedisce di
arrivare all’ispirazione, perché in questi
casi l’ispirazione diventa il frutto della
nostra fantasia, della superficialità e della
nostra errata interpretazione. Per questo è
molto importante entrare nella semplicità e
nell’apertura interiore.
LA CROCE
Il Cuore trafitto di Gesù è la dimostra-
zione che in esso c’era solo l’amore e attra-
verso la sua offerta si manifesta la purezza
di questo amore. È proprio sulla croce che
si esprime tutta la profondità e l’altezza
dell’amore perché sulla croce non può
rimanere nulla che sia sporco o egoista.
Sulla croce tutta la nostra persona si purifi-
ca fino alla radice. Sulla croce viene tocca-
ta l’intimità delle nostre anime e ognuno
deve interrogarsi per vedere se dal proprio
“costato aperto” uscirà solo amore puro
oppure qualcos’altro...
LA PREGHIERA
Quando amiamo, in noi nasce l’ispira-
zione per la preghiera, una preghiera
immersa nell’amore. Ma la preghiera come
l’amore non deve essere spettacolare: non è
necessario avere delle visioni o delle idee
grandiose per pregare bene poiché la pre-
ghiera supera i limiti della logica. Se pre-
ghiamo con amore possiamo raggiungere
persino gli estremi confini del mondo: lo
Spirito Santo porterà la nostra preghiera lì
dove è necessaria. A noi spetta solo di
entrare, attraverso la preghiera, nel posto
dove lo Spirito abita in noi ed accogliere la
sua ispirazione. Da qui dobbiamo adorare
Gesù per crescere nella fede e nella speran-
za. Ed è allora che cominceremo a diventa-
re carità, l’unica forza capace di donare sal-
vezza.
(3. continua)
do così a scoprire le nostre ferite e a guarir-
le. Per chi crede tutto è possibile, tutto è pos-
sibile per chi apre una porta alla pace interio-
re perché il suo vero senso è sottomettere la
propria volontà a quella di Dio.
Nei giorni del ritiro si sperimenta un
qualcosa che ti fa dire: “Ho conosciuto me
stessa, adesso voglio liberarmi di quella cor-
teccia che rivesta la mia umanità”. È vera-
mente un guardare dentro se stessi per trova-
re il tesoro nascosto, guardarsi dentro e
capire che lì c’è Lui che ti aspetta a braccia
aperte per unire il suo Cuore al nostro, per
riscaldarci con un amore infinito, tanto che
non si può non donarlo a chi ci sta accanto.
Il vivere con il pane, come p. Ljubo ci
ricorda, diventa la necessità di spezzarlo
non solo materialmente e mangiarlo con gli
altri ma spezzarsi e donarsi agli altri.
Il digiuno è un grande dono che Dio ci
concede, donandoci anche la forza di farlo.
È una preghiera che interessa tutta la perso-
na nella sua unità psicofisica e spirituale,
che si offre come lode di amore al suo Dio
e diventa un tutt’uno con Lui. È molto di
più del ricevere singole grazie, si riceve il
Tutto
che si dona senza misura ed è amore
e pace infinita.
Il digiuno esige una preparazione spi-
rituale, per non trovarci come le vergini
stolte
senza olio a perdere un’altra occasio-
ne di crescita spirituale. Non è difficile se
facciamo silenzio in noi, se lasciamo la
nostra volontà ai piedi dell’altare e ci
lasciamo guidare dalla nostra anima. Essa
sa perfettamente a chi anelare.
Dobbiamo dare una svolta decisiva alla
nostra vita in tempo debito; bisogna vivere
i messaggi della Madonna e osare così voli
d’aquila. Maria ci ha dato un percorso ben
tracciato e da percorrere in un modo sicuro.
La strada porta a Gesù, alla santità, ce l’ha
segnata con i “5 sassi” che sono i punti cer-
ti. Basta uscire dalle proprie sicurezze uma-
ne ed iniziare l’avventura stupenda di una
nuova vita.
Per essere testimoni credibili occorre
fare esperienza e annunciare ciò che si è vis-
suto, per cui è neccessario vivere il digiuno
per addentrarsi nel mistero dell’Euca-
ristia
. È importante digiunare in questo tem-
po di speciale grazia: «Il mio regno non è
questione di cibo e bevanda» dice Gesù.
Quanto dovrebbero far proprie queste parole
tutti quei pellegrini che scelgono le migliori
pensioni, quelle al calduccio o dove si man-
gia bene, facendo tutto per devozione ma
dimenticando il motivo per cui la Madonna è
ancora fra noi. Lei ci attira a Medjugorje per
vivere e testimoniare i suoi messaggi. Maria
ci dice: “aiutami, ho bisogno di te per attira-
re quante più anime possibile al mio Cuore e
al Cuore di Gesù trafitto d’amore per voi!”.
Il digiuno è offerta di sé, è un donar-
si. È come quando ti trovi davanti al
Crocifisso che ti attrae e ti dice: “Aiutami
almeno tu, sono l’Amore non capito”.
Allora ogni tuo sacrificio lo unisci al Suo.
Sì, ti costa, ma ti attira e ti eleva a Sé. Ed è
davvero gioia, pace, amore nel tuo cuore e
nei fratelli che hanno condiviso con te l’e-
sperienza. Lo si legge nei loro occhi che
brillano di luce.
Anna Fasano
Il Prossimo Seminario di Preghiera e Digiuno
sarà dal 15 al 22 aprile 2007
Info: Anna Fasano 335.5780090 - 329.1842351
e-mail: liveloveuniversal@libero.it
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Villanova M., 25 febbraio 2007
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Di tutto cuore ringraziamo chi già si è fat-
to strumento di provvidenza per l’Eco
inviando la sua offerta. Possa il Dio di ogni
bene ricompensare la vostra generosità con
il centuplo in Grazia e benedizione.
Eco ha sempre bisogno
anche di te !
Pensiamo che Eco sia come un bambino,
figlio di Maria, che cresce continuamente, come
fanno le persone. Come un ragazzo che cresce,
che sta diventando adulto, ha bisogno di maggio-
ri attenzioni, perché ha maggiori bisogni, così è
anche per Eco.
Eco sta diventando, forse, una “persona”
matura ed ha bisogno di maggiori aiuti. Come i
genitori ed i fratelli maggiori assistono quello
minore che sta crescendo, così è per Eco.
Eco ha bisogno di te, senza di te non può cre-
scere e vivere. Ha bisogno della tua preghiera,
della tua collaborazione, del tuo aiuto anche eco-
nomico. Certamente è nei piani divini che questo
piccolo giornale sia espressione di un’attività
comune, di un impegno comune dei figli tra di
loro, uniti alla Madre. Queste parole Eco le dice
proprio a te perché sa che tu sei in grado di aiu-
tarlo, con l’intercessione di Maria. La Madre,
che ci assiste e ci protegge, forse vuole da te pro-
prio questo: la tua preghiera, la tua santità, il tuo
aiuto. Di questa famiglia ha bisogno Eco.
Rimaniamo uniti nella preghiera. Noi preghiamo
sempre per voi. Maria ci benedica.
Comunicazione ai lettori che ricevono Eco
per posta in copia singola.
Carissimi lettori, nell'intento di migliorare
il nostro servizio, pensiamo di aggiornare,
dopo molti anni di spedizione, l'elenco dei
vostri nominativi e dei vostri indirizzi. Per
questo attendiamo una vostra conferma che
ricevete Eco
e vi preghiamo di comunicarce-
la a mezzo del bollettino del conto postale
allegato al giornale, oppure tramite posta.
Analogamente potrete comunicarci le varia-
zioni che gradite.
Pietro Squassabia
In prigione
ho trovato forza
È un piacere condividere con i lettori
dell’Eco le mie riflessioni nate nella cella
75 del carcere dove risiedo momentanea-
mente per un delitto che ho commesso e per
il quale nutro un profondo rimorso.
Ogni sabato mattina mi è possibile
accedere alla biblioteca e con grande gioia
questa settimana ho trovato un vecchio
numero dell’Eco di Maria… Avevo preno-
tato i posti per un pellegrinaggio a
Medjugorje per fine agosto insieme alla
mia famiglia. Purtroppo questa croce che
Dio ha permesso mi ha bloccato, ma mia
moglie con i due bambini è andata a prega-
re la Madonna anche per me. Il più grande
ha 8 anni, e quando e venuto a trovarmi,
con entusiasmo mi ha raccontato tutto di
quei 4 giorni a Medjugorje: la Via Crucis a
piedi scalzi correndo sui sassi e le preghie-
re di amore recitate per me. Poi, per non
farsi sentire dagli altri, mi ha rivelato in un
orecchio il suo segreto: aveva visto il
Signore in Croce che lo salutava e gli face-
va l’occhiolino. Provo una felicità immensa
che i miei figli vivono quei momenti con
molto entusiasmo, ed è ciò che anch’io,
quando potrò vorrei provare.
Sembra impossibile, ma proprio in carce-
re ho trovato una grande forza in me attra-
verso la fede e la preghiera del Rosario
che
recito due volte a giorno e che sostengo con
un digiuno settimanale. Prego ogni giorno
davanti ad un piccolo altare che ho fatto vici-
no alla branda dove ho posto la foto della sta-
tua di Maria a Medjugorje e accanto a lei la
mia famiglia, così posso ringraziarla per il
grande aiuto che ci sta donando.
Le preghiere alla Vergine celeste hanno
una forte eco su di me donandomi ogni
giorno molte cose delle quali da “libero”
non coglievo l’importanza. Qui non ho pos-
sibilità economiche, ma avendo con me
solo pochi francobolli, vi invio tutto quello
che ho per sostenere questa grande opera
che fate. Vi ringrazio e con voi tutti quelli
che partecipano alla riuscita della vostra
opera.
Niero Lucio
I lettori scrivono
Marjorie e Clare Fernandez
dall’India: “A tutti voi, gente meravigliosa
dell’Eco, auguriamo grazie speciali! Per
molti di noi l’Eco è una stella che ci guida
ai cuori di Gesù e Maria”.
Cicily G. Eopen Luke dall’India: “Un
grazie molto riconoscente per l’Eco che
ricevo sempre. Prego particolarmente per
tutti voi, perché il seme che gettate con le
vostre mani fruttifichi ancora di più nel
mondo intero e trovi ancora molto terreno
fertile, così che ogni cuore posseduto dal-
l’odio, violenza o inimicizia si riempia di
amore, pace ed unità.
È bello leggere e meditare ogni parola
del messaggio della Madonna, che faccio
quasi sempre prima di dormire dopo la reci-
ta del s. Rosario. Una mamma non può dare
ai suoi figli parole più belle di queste, sono
parole di tenerezza, affetto e confidenza”.
Sr. M. Gregory Rosa da Zanzibar:
“Sono molto grata di aver ricevuto l’Eco
tutti questi anni. Ho fatto di recente il mio
primo pellegrinaggio a Medjugorje: era
davvero toccante vedere la presenza di
migliaia di fedeli e il modo in cui si prega-
va. Prego che tutte le persone possano ave-
re l’opportunità di fare un pellegrinaggio a
Medj. almeno una volta nella vita. Dio è
così buono ad aver lasciato che la Madre ci
visiti tutti questi anni! Possa la gente ovun-
que rispondere al suo invito alla preghiera,
al digiuno e alla riconciliazione!”.
Joachim Alfonso de Oliveira da Rio
de Janeiro (Brasile): “Ringrazio di cuore
per il regolare ricevimento dell’Eco che
passo anche ai frati cappuccini del
Convento che frequento. Ci sono tante bel-
le notizie della Madonna e degli avveni-
menti a Medjugorje. Il commento di
Nuccio Quattrocchi aiuta a comprendere
meglio il contenuto dei messaggi del 25. Mi
sento in dovere, insieme a mia moglie, di
dare un segno di vita perché sono ormai
tanti anni che ricevo l’attesissimo Eco”.
Luiz Carloz da Silva da Barrà do
Corda (Brasile): “Molte grazie per il dono
di Eco che per me arriva come una benedi-
zione. Tramite Eco molti hanno avuto la
possibilità di conoscere Maria, il suo amo-
re per ognuno di noi, e il piano di Dio per
ciascuno”.
Mabel Cancino da Jujuy (Argenti-
na): “Ho sentito il dovere di scrivervi per
ringraziarvi dell’Eco e per ciò che fate.
Sono felicissima di riceverlo, ma sono mol-
to povera e non posso farvi offerte…
Grazie dell’invio di Eco, per me il suo con-
tenuto è di un grandissimo valore. Dio vi
benedica”.
A.E. Accardi dall’Italia: “Quale vostra
lettrice desidero esprimervi il mio grazie e
il mio profondo e sentito apprezzamento
per il vostro giornalino che è unico, vera-
mente mariano in tutti i sensi; tanto umile e
dimesso nell’apparenza, quanto straordina-
rio e toccante nella sostanza. Sapeste quan-
te volte ho tratto consolazione e luce nei
momenti bui dalla lettura dei vostri articoli,
estremamente puntuali. Una lode a Maria
SS.ma che evidentemente vi ispira e vi con-
duce. Propongo perciò di mandarvi più fre-
quentemente aiuti per incrementare la
vostra diffusione”.
XII Seminario Internazionale
per sacerdoti
Si terrà a Medjugorje dal 2 al 7 luglio 2007.
Il tema:Con Maria nel Cenacolo, in attesa
dello Spirito Santo
”.
Il docente del seminario
sarà p. Raniero Cantalamessa.
Le adesioni possono essere inviate al
seguente indirizzo e-mail:
seminar.marija@medjugorje.hr, oppure al
seguente numero di fax 00387 36 651 999
(all’attenzione di Marija Dugandzic).
Invitiamo tutti i sacerdoti a provvedere da
soli a trovare alloggio presso le famiglie di
Medjugorje, a comunicarci, nella propria ade-
sione, nome, cognome e numero di telefono del-
la famiglia presso cui alloggeranno. I sacerdoti
che non hanno conoscenze o la possibilità di tro-
vare da soli un alloggio, possono comunicarcelo
nella propria adesione, e provvederemo noi a
trovarlo. Le spese del seminario sono coperte da
cinque intenzioni per le S. Messe.
È necessario portare con sé: celebret del
proprio superiore, alba e stola, Bibbia, un
radiolina con le frequenze FM e le cuffie
(per
la traduzione simultanea).
Invitiamo tutti a rendere note queste infor-
mazioni attraverso i mezzi di comunicazione a
loro disposizione, affinché possa partecipare il
maggior numero possibile di sacerdoti.
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Per intercessione di don Angelo,
di cui il 3 marzo celebriamo
il 7° anniversario della scomparsa,
il Dio di ogni misericordia
benedica voi e le vostre famiglie.