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www.medjugorje.ws » Eco di Maria Regina della Pace » Eco di Maria Regina della Pace 143 (Gennaio-Febbraio 1999)

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Eco di Maria
Regina della Pace 143


 

Gennaio - febbraio 1999

 


Messaggio di Maria del 25 novembre 1998:

"Cari figli, oggi vi invito a prepararvi alla venuta di Gesù. In modo particolare preparate i vostri cuori. Che la santa confessione sia per voi il primo passo della conversione, e quindi, cari figli, decidetevi per la santità. Che la vostra conversione e la decisione per la santità comincino oggi e non domani.
Figlioli, io vi invito tutti sulla via della salvezza e desidero mostrarvi la strada verso il paradiso. Perciò, figlioli, siate miei e decidetevi con me per la santità. Figlioli, accettate la preghiera con serietà e pregate, pregate, pregate. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

Conversione è decisione
per la santità

Il Natale è occasione privilegiata per la conversione. La Madonna ci invita a preparare il Natale di Gesù, ma poi sottolinea: preparate in modo particolare i vostri cuori, perché non ci perdiamo nel resto. La nostra Madre sembra assumere il ruolo di Giovanni Battista, che predicava: convertitevi, il Regno di Dio è vicino (Mt 3,2) e preparate la via del Signore, togliendo gli ostacoli perché Lui possa venire a voi, cioè abbassando le montagne della nostra superbia e vanità e colmando l'abisso dei nostri peccati.
Il primo passo per la conversione è la confessione. Anche le folle del Battista confessavano i loro peccati (Mt 3,6). Ma poi egli chiedeva frutti degni di conversione, cioè cambiamenti e opere che dimostrassero un vero mutamento di vita. Per la Madonna questi frutti sono l'impegno alla santità (ripete per ben tre volte questa parola). Non ci può essere risposta sincera al nostro pentimento e al perdono di Dio se non la decisione a seguire la via di Dio.
La Madonna non ci lascia nell'equivoco. Chi vuole il compromesso con il peccato, col le proprie passioni e con le richieste del mondo, si limita a un perbenismo naturale e rinnega l'unica via sulla quale il Battesimo ci ha posto: rinunciare a satana, alle suo opere, alle sue seduzioni per vivere da figli di Dio come Gesù.
Maria ci ha abituato a familiarizzare con questa parola "santità", davanti alla quale anche i cristiani mostrano una certa paura. La cultura moderna, per la quale l'uomo si perfeziona fuori dal disegno di Dio, relega la santità tra le cose astratte, anormali, tra le esagerazioni di altri tempi
Santità, invece, è sviluppo naturale della vita divina di cui siamo partecipi, nella ricerca di tutto ciò che piace a Dio vivendo puri da ogni macchia. La santità è l'unico scopo della vita per chi ha conosciuto Dio, tant'è vero che Dio ce la dà come un comando già nell'Antico Testamento: Siate santi perché Io, il Signore vostro Dio, sono santo (Lev 19,2). E nel Nuovo Testamento Gesù: Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,48). E Paolo: Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione (1Tes 4,3), cioè sviluppare i germi di santità che entrano in noi nei segni sacramentali: siamo stati santificati per essere santi (cf. 1Cor 1,2). Dio ci ha scelti fin dall'origine del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto nell'amore (Ef 1,4).
La Madonna sottolinea l'urgenza di questa decisione per la santità: decidersi oggi e non domani, perché questa è la via della salvezza, la strada per il paradiso. E lei ce la indica chiaramente senza sottintesi.
In ogni Natale Gesù si offre ancora per vivere in noi, nella nostra carne, cioè per guarirla, per santificarla, per renderla divina, non per lasciarla così com'è. E quindi alla nostra povera carne dona la forza di vivere come Lui. Questo è il vero significato di incarnazione e Giovanni lo ripete chiaramente: Chi non riconosce che Gesù è venuto nella [nostra -ndr.-]carne, non è da Dio... ecco il seduttore e l'anticristo (cf. 1Gv 4,3 e 2Gv 7).
La gioia della presenza di Gesù in noi ci consolerà da ogni tribolazione e non mancherà nei nostri occhi la sua luce; così la nostra vita avrà sapore di cielo e sarà vera testimonianza per tutti quelli che incontriamo.
Certo la via della santità non è facile e le cadute sono da mettere in conto, ma Maria ci assicura il suoi aiuto: ci invita a porre la nostra decisione nelle sue mani: "decidetevi con me per la santità"; ci esorta ad affidarci pienamente a lei: "siate miei" ed ancora una volta sottolinea l'importanza della preghiera accolta con serietà "pregate, pregate, pregate". Ogni giorno dobbiamo ritornare a
pregare, come se non avessimo mai pregato, finché la nostra vita non diventi preghiera.
don Angelo

 

"Alla fine della vita ci sarà una sola tristezza: quella di non essere santi"
Edith Stein

 

Messaggio di Maria del 25 dicembre 1998:

"Cari figli, in questa gioia natalizia desidero benedirvi con la mia benedizione. In modo particolare, figlioli, vi dò la benedizione di Gesù Bambino. Che Lui vi riempia con la sua pace.
Oggi, figlioli, non avete pace, ma aspirate ad essa; perciò con mio figlio Gesù in questo giorno vi invito: pregate, pregate, pregate, perchè senza preghiera non avete nè gioia, nè pace, nè futuro. Aspirate alla pace e cercatela, Dio è la vera pace.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

Non c'è la Pace se non si prega

Grazie, Maria, perché anche nelle circostanze più solenni, come madre incomparabile, non tralasci di ricordare ai tuoi figli, distratti o faciloni, alcuni punti fermi, che non sembrerebbero tali, e perciò si va facilmente fuori strada. Nel messaggio dell'Avvento tu ci hai detto che non c'è conversione se non c'è decisione per la santità: l'uomo infatti cerca il perfetto non l'imperfetto, il tutto non una parte, vuole l'abito intero non una pezza. E qui si tratta dell'abito nuziale!
Nel messaggio di Natale ci ripeti chiaramente che non c'è la pace se non c'è la preghiera. Pace vera è tutto quello che Gesù ci dona e che poi trabocca nella famiglia e nella comunità.
Per noi tutto comincia con il Natale, in cui Dio si offre sempre all'uomo per abitare in lui e farlo diventare, come Gesù, figlio amato. Maria ce lo dona anche oggi con rinnovata gioia e ci dà, non solo la sua benedizione materna, ma anche quella del Bambino Gesù, perché Lei, come madre, lo possiede e quindi può dispensare i suoi beni (Montfort n. 24;27). Questi beni si chiamano la pace: pace in terra agli uomini che Egli ama (Lc 2,14), letteralmente "agli uomini di cui Dio si compiace", perché l'hanno accolto o lo accoglieranno.
La sua benedizione ci riempie della sua pace, al pari della gioia piena che Gesù promette ai discepoli che osservano i suoi comandi (Gv 15,11).
Voi oggi non avete pace, ma aspirate ad essa. Tutti gli uomini vogliono la pace, ma questa pace non viene da noi, non ce la creiamo noi, allontanando ostacoli o riempiendoci di cose, né la possiamo attendere dagli uomini che non l'hanno. I grandi e i falsi profeti di turno la promettono alla gente. Dicono "pace, pace" e pace non c'è (cf. Geremia); anzi quando si dirà pace e sicurezza, allora d'improvviso li colpirà > > la rovina (1Tes 5,3). La vera pace solo Dio ce la può dare. Perciò dobbiamo chiederla a Lui. Non la si può avere senza la preghiera, anzi senza continuare a pregare: pregate, pregate, pregate. Maria non vuole illudere nessuno e mette sempre la preghiera come unica condizione per la Pace. E' vero che un po' tutti dicono: è necessario pregare, ma senza esagerare! E intanto si riduce lo spazio della preghiera, perché ci sono tante cose da fare.
La Madonna insiste sempre sulla preghiera, perché l'efficientismo di oggi, anche nella Chiesa, e l'urgenza delle cose da fare, in pratica mettono la preghiera ai margini, come un riempitivo. Così l'uomo è lasciato in balia di se stesso e diventa sterile e senza ispirazione autentica anche nelle opere di apostolato. Se non è il Signore che edifica la casa, invano vi faticano i costruttori (Sal 127/126). In questo campo c'è qualcosa da imparare anche dalle religioni orientali, dove l'uomo si realizza nella contemplazione, sfugge alle cose che si sbriciolano per salvare la realtà spirituale.
Se noi abbiamo provato la pace di Dio quando gli abbiamo fatto spazio, abbiamo anche visto che, venendo meno la preghiera, è tornato nel cuore il subbuglio dei pensieri, delle paure, delle angosce, delle preoccupazioni, della sete di possedere, come se ci mancasse la terra sotto i piedi. E saltano anche i buoni rapporti con il prossimo ad ogni minimo contrasto. Mentre la pace di Cristo deve essere 'arbitra' nei nostri cuori (Col 3,15).
Senza preghiera non avete né gioia, né pace, né futuro. Questa parola fa paura. Certo il mondo costruito senza Dio non ha futuro; ma anche le nostre opere e i nostri progetti, se non corrispondono al disegno di Dio cadranno nel vuoto, mentre rimane solo ciò che rientra nei suoi piani. E questi li conosciamo e li possiamo realizzare se ci lasciamo guidare da Lui nella preghiera: chi non raccoglie con me disperde (Lc 11,23), mentre chi fa la volontà di Dio rimane in eterno (1Gv 2,17). Anche la sofferenza e le privazioni per chi confida nel Signore sono piene di speranza: tutto infatti concorre al bene per quelli che amano Dio (cf. Rom 8,28), quindi anche il loro futuro è in mani sicure. Chi rimane all'ombra dell'Altissimo sotto le sue ali troverà rifugio (cf. Sal 91/90).
Aspirate alla pace e cercatela, perché si lascia trovare. Essa è molto vicina: è Gesù la nostra pace (Ef 2,14). Rimaniamo in Lui e diventeremo operatori di pace in un mondo che non conosce la pace.d.A.

Forze unite per la vita - Contro l'aborto, il flagello del secolo che miete cinquanta milioni di vittime ogni anno (ben più di tutte le vittime delle guerre in corso), si è costituita una lega in difesa della vita, di cui fanno parte tutte le associazioni cattoliche e non cattoliche per la vita. L'iniziativa, che abbraccia organismi di tutto il mondo, è stata posta sotto la protezione della Madonna di Guadalupe. In questo Santuario, dove la Vergine Morenita combatte contro il maligno per difendere la vita, si svolgerà dal 27 al 31 ottobre 1999 il convegno internazionale The Guadalupan Appeal, promosso dall'Accademia pontificia per la vita. Per informazioni: Associazione "difendere la vita con Maria", tel 0039(0)331.624.634, fax 629.186, E-mail advmuno@tin.it

Fides et ratio:
la fede e la ragione hanno bisogno l'una dell'altra

"La fede e la ragione sono come due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità". Con queste parole si apre la 14ª enciclica di Giovanni Paolo II, Fides et ratio, sul rapporto tra fede e ragione. Il Papa ribadisce quanto la Chiesa nel corso dei secoli ha sempre sostenuto: ossia il profondo legame ed equilibrio esistente fra le richieste della ragione e le esigenze della fede.
Il card. Ratzinger ha confidato che il Papa pensava ad un simile documento sin dai primi anni del suo pontificato. Cerchiamo allora di sintetizzare le motivazioni che hanno reso necessaria questa enciclica a lungo studiata dal Papa e dai suoi collaboratori.
La filosofia contemporanea è in crisi. Da una parte essa è ampiamente influenzata da correnti di pensiero razionaliste che tendono a negare l'esistenza di Dio, della Rivelazione cristiana e della capacità dell'uomo di arrivare alla conoscenza della verità. Per cui la filosofia (cioè la ragione, il pensiero razionalmente ordinato) si riduce ad esaminare solamente le realtà terrene, lasciando perdere ogni realtà metafisica (cioè la realtà del divino, del soprannaturale), che in passato era il suo oggetto privilegiato.
L'enciclica mette in guardia dagli errori presenti in alcune linee di pensiero oggi particolarmente diffuse: eclettismo (prendiamo un pezzo di verità da chiunque e facciamone un misto); storicismo (la verità è figlia del tempo, cambia con le mode); scientismo (sono valide solo le conoscenze ottenute in laboratorio); pragmatismo (non è necessario pensare, basta darsi da fare); nichilismo (l'essere è solo apparenza, in realtà non esiste nulla); immanentismo (esiste solo questo mondo); marxismo (la storia basta a se stessa e la lotta di classe salva l'umanità); ateismo. Ma senza esprimere sommarie condanne.
D'altra parte invece c'è la tendenza opposta del fideismo che non riconosce l'importanza della ragione, (del discorso filosofico) per la fede, e di fatto riduce la fede stessa a sentimentalismo. Su questo punto si è espresso anche il card. Ratzinger nella presentazione dell'enciclica. E' "la dimensione razionale della fede che la rende capace di comunicarsi agli altri. Se la fede è vera deve anche essere comunicabile e comprensibile".
Accanto al fideismo c'è il pericolo del biblicismo che tende a fare della Bibbia l'unico punto di riferimento della fede cristiana, ignorando che la Sacra Scrittura non è il solo riferimento della Chiesa, ma è accompagnata dalla Sacra Tradizione (compresa negli scritti dei Padri della Chiesa dei primi secoli) e dal Magistero (cioè i documenti che la Chiesa ha prodotto nei secoli attraverso le dichiarazioni solenni dei papi e dei concili) [55].
Di fronte a questi pericoli, diffusi anche tra i cristiani, il Papa ha ritenuto opportuno chiarire la posizione della Chiesa circa i rapporti tra fede e ragione, riprendendo una dottrina già espressa dal Concilio Vaticano I (Costituzione dogmatica "Dei Filius"), e da Leone XIII (enciclica "Aeterni Patris", 1879). L'enciclica ricorda brevemente la storia del rapporto fede-ragione nella Chiesa sottolineando più volte come è "nell'incomparabile valore della filosofia di san Tommaso d'Aquino" che si è raggiunta la più alta armonia tra esse; quindi "giustamente, S.Tommaso è stato sempre proposto dalla Chiesa come maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia" [43].
Negli ultimi secoli si è però avuta una "nefasta separazione tra fede e ragione che ha portato ad un impoverimento reciproco: La ragione, privata dall'apporto della Rivelazione, ha percorso sentieri laterali che rischiano di farle perdere di vista la sua meta finale. La fede, privata della ragione, ha sottolineato il sentimento e l'esperienza, correndo il rischi di non essere più una proposta universale" [48].
La Fides et ratio costituisce un forte impegno assunto dalla fede per difendere la ragione. Questo non è affatto una contraddizione. "E' illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggior incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione" [48]. Semmai ciò che si chiede alla filosofia è di alzare lo sguardo per prefiggersi mete più elevate che non quelle anguste in cui si è racchiusa.
Certamente esiste un doppio ordine di conoscenza: quello della fede, in cui l'uomo con l'aiuto soprannaturale della grazia, accoglie la verità rivelata; e quello della ragione che si appoggia sul solo intelletto. E' chiaro che la verità della Rivelazione "non è il frutto maturo o il punto culminante di un pensiero elaborato dalla ragione. Essa, invece, si presenta con la caratteristica della gratuità, produce pensiero e chiede di essere accolta come espressione di amore" [15].
La ragione però seguendo il proprio percorso autonomo può arrivare alla soglia della porta della fede, ma per entrarci deve fare l'ultimo decisivo passo, accogliere il mistero della Croce. Questo è il passo necessario che l'uomo è chiamato a fare per entrare nella verità cristiana: "Il vero punto nodale, che sfida ogni filosofia, è la morte in croce di Gesù Cristo. Qui infatti, ogni tentativo di ridurre il piano salvifico del Padre a pura logica umana è destinato al fallimento. Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dov'è mai il sottile ragionatore di questo mondo? (1Cor 1,20), si domanda con enfasi l'apostolo.
Per quello che Dio vuole realizzare, non è più possibile la sola sapienza dell'uomo saggio, ma è richiesto un passaggio decisivo verso l'accoglienza di una novità radicale: Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti... Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono (1Cor 1,27-28)". "La sapienza della Croce, dunque, supera ogni limite culturale che le si voglia imporre ed obbliga ad aprirsi alla universalità della verità di cui è portatrice. Quale sfida viene posta alla nostra ragione, quale vantaggio essa ne ricava se vi si arrende!
La filosofia, che già da se è in grado di riconoscere l'incessante trascendersi dell'uomo verso la verità aiutata dalla fede, può aprirsi ad accogliere nella "follia" della Croce la genuina critica a quanti si illudono di possedere la verità, imbrigliandola nelle secche di un loro sistema. Il rapporto fede e filosofia trova nella predicazione di Cristo crocifisso e risorto lo scoglio contro il quale può naufragare, ma oltre il quale può sfociare nell'oceano sconfinato della verità. Qui si mostra evidente il confine tra ragione e fede, ma diventa anche chiaro lo spazio in cui ambedue si possono incontrare" [23]. Del resto, non è casuale che l'enciclica, pur essendo stata pubblicata il 14 ottobre, porti la data del 14 settembre: festa dell'Esaltazione della Croce.
Pur riconoscendo che la ragione deve procedere secondo le proprie regole e fondarsi sui propri principi, il Papa ribadisce tuttavia che la verità non può che essere una sola: quella della Rivelazione cristiana. Ed è in essa "il vero punto di aggancio e di confronto tra il pensare filosofico e quello teologico nel loro reciproco e autonomo rapporto. E' auspicabile, quindi, che teologi e filosofi si lascino guidare dall'unica autorità della verità, così che venga elaborata una filosofia in consonanza con la Parola di Dio" [79].
Potremmo sintetizzare il messaggio della Fides et Ratio, con le parole di S.Agostino riprese dall'enciclica sull'importanza della filosofia "perché i credenti si convincano più da vicino che la profondità e genuinità della fede è favorita quando è unita al pensiero e ad esso non rinuncia. Ancora una volta è la lezione dei Padri che ci guida in questa convinzione: «Chiunque crede pensa, e credendo pensa e pensando crede. La fede se non è pensata è nulla». Ed ancora: «Se si toglie l'assenso, si toglie la fede, perché senza assenso non si crede affatto»" [79].
Mirco


Così ha detto il Papa

* E' iniziato l'anno del Padre in preparazione al Giubileo del 2000. Il 16 dicembre il Papa ha iniziato una nuova serie di catechesi sul Padre nelle udienze generali: il Padre è la meta a cui ciascuno tende, come dice Gesù: Vado al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro (Gv 20,17).

* Il Giubileo biblico, in cui ogni 50 anni si proclamava la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti (Lev 25), offre al Papa l'occasione di farsi voce di tutti i poveri del mondo. I tempi sono maturi per un cambiamento profondo della società; gli avvenimenti di ogni giorno dicono che una svolta deve venire. Il grido dei poveri sale dalla terra, dove il 20% degli uomini si spartiscono l'80% delle risorse, mentre all'80% della popolazione rimane solo il 20%. Da tempo il S.Padre continua a proporre ai paesi ricchi l'eliminazione o almeno la riduzione del debito pubblico che strangola i paesi poveri.
Ora non teme di proporre ai vari paesi il condono agli immigrati irregolari che hanno lasciato il loro paese in cerca di casa e di pane. Il S.Padre che si batte per la cessazione dei conflitti e per il bando delle armi, "continuerà a chiedere nuovi gesti e ne compirà in prima persona di molti significativi" (J. Cottier). Nel desiderio di far piena luce sul passato egli non teme di riconoscere "i metodi di intolleranza e persino di violenza usati in alcuni secoli nel servizio alla verità" da parte di alcuni figli della Chiesa. Egli chiede per primo (cf. Mt 5,23) umilmente perdono a chi è ha subito ingiustizie. In questo quadro il Papa vuole che si riscoprano tutti i documenti che riguardano l'inquisizione, per stabilire la verità sui fatti, molte volte gonfiati da certa letteratura di parte. Così anche sullo schiavismo, sul colonialismo, sulle persecuzioni agli ebrei.

* "La bellezza può salvare il mondo". Citando Dostoevskji ai piedi dell'Immacolata in P.za di Spagna, davanti a migliaia di romani il Papa ha detto: "Sì, la tua bellezza, o Maria, che si esprime nell'Immacolata Concezione, può salvare il mondo... Con te, Maria, noi professiamo di voler tornare al disegno originario ed eterno del nostro Creatore e Padre. A te, Immacolata, si affida quest'oggi il popolo di Dio e la città di Roma. Proteggici sempre e guidaci tutti sulle vie della santità".
* La verità non dipende dal consenso della base. Incontrando i vescovi austriaci il Papa è tornato sul movimento che contesta platealmente gli insegnamenti e la stessa natura della Chiesa. Il "popolo di Dio" non è strutturato politicamente come qualsiasi società, da poter stabilire in modo democratico la verità rivelata. "La verità non è il prodotto di una Chiesa dal basso, ma un dono che viene dall'alto". In altri termini "la verità non è creazione umana, ma è dono del cielo".
"E' urgente oggi promuovere il rinnovamento della dimensione spirituale della Chiesa. Le questioni riguardanti la struttura della Chiesa scivolano in secondo piano davanti alla questione decisiva di Dio... La prima domanda che ci può essere rivolta come pastori non è: «Che cosa avete programmato?», ma: «Chi avete condotto alla comunione con Dio, uno e trino?»".

* Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace vera: questo è il tema che il Papa ha affidato alla giornata mondiale della Pace del 1° gennaio. "Quando la promozione della dignità della persona è il principio-guida a cui ci si ispira, quando la ricerca del bene comune costituisce l'impegno predominante, allora vengono posti solidi e durevoli fondamenti all'edificazione della pace". "Il primo diritto di ogni uomo è il diritto alla vita: non uccidere è comandamento divino".
"Una delle forme più drammatiche di discriminazione consiste nel negare a gruppi etnici e minoranze nazionali il fondamentale diritto ad esistere come tali. Così la libertà religiosa è talmente inviolabile da esigere che alla persona sia riconosciuta la libertà persino di cambiare religione, se la sua coscienza lo domanda".

* Nel messaggio di Natale urbi et orbi, il Papa ha messo in evidenza il contrasto tra la serenità delle celebrazioni natalizie e le tristissime situazioni in cui versano tanti popoli, denunciando 6 piaghe per l'uomo di fine millennio. "La luce che proviene da Betlemme ci salvi dal rischio di rassegnarci a così tormentato e sconvolgente scenario...
Dall'annuncio del Natale traggano incoraggiamento e vigore quanti operano per la pace in Medio Oriente, per fermare la produzione e il commercio delle armi, per difendere la vita umana, per bandire la pena di morte, per liberare bambini ed adolescenti da ogni forma di sfruttamento, per arrestare la mano insanguinata dei responsabili di genocidi e crimini di guerra, per riservare misure idonee alla salvaguardia dell'ambiente, del creato e della dignità dell'uomo".

* Il Papa come Mosè orante sul monte (Es 17), o come Giacobbe che lotta con Dio (Gen 32)? - Il S.Padre è certo che Dio vuole usare misericordia per questo mondo e perciò si offre come mediatore tra Dio e il popolo.
Una indiscrezione dei suoi più intimi: il Papa prolunga sempre più la sua preghiera. Si alza sempre più presto al mattino. I segretari lo trovano già inginocchiato davanti all'altare all'alba. Pare che ancora più spesso si alzi la notte per portarsi davanti al Santissimo (vedi anche Eco 131,p2). Egli ha il dono dell'orazione continua, come sappiamo; cioè è sempre in comunione con Dio anche quando riceve, parla, dà udienze. E' la preghiera che sgorga dal cuore anche se la mente è impegnata. Questo lo si capisce anche nella concentrazione profonda che si scorge sul suo volto, durante le SS.Messe davanti a piazze affollate. "Non è l'assenza di un vecchio, ma una presenza ad assorbirlo. E come fa a non disperare davanti a tutti i mali del mondo? Li mette semplicemente nelle mani del suo Signore, sapendo che Dio può fare tutto. Di tutte le cose grandi che ha fatto quando era in piene forze, la più indispensabile la fa ancora e sempre più. Abbiamo un pontefice, un intercessore, se possibile, più forte di quando cominciò 20 anni or sono"
(M. Blondet). Red.

Edith Stein: i passi
verso la conversione

"Una giovane donna in cerca della verità che grazie al lavoro silenzioso della grazia divina è diventata una santa e una martire", così il Papa ha descritto Teresa Benedetta della Croce, l'11 ottobre scorso in P.za S.Pietro, all'Eucaristia per la sua canonizzazione.
Ultima di 11 figli, Edith Stein nasce a Breslavia (Polonia) in una famiglia ebrea il 12 ottobre 1891, giorno dell'Espiazione (Kippur) [è questa una festa ebraica nella quale un tempo il sommo Sacerdote entrando nel Santo dei Santi offriva il sacrificio espiatorio per sé e per tutto il popolo, attraverso il capro espiatorio che prendeva su di sé tutti i peccati del mondo]. Il padre muore per insolazione quando lei non aveva ancora due anni. I biografi sottolineano tutti gli strappi, gli sradicamenti che si susseguono nella sua vita sin dalla sua tenera età: dai genitori, dalla famiglia, dai suoi maestri, dai suoi allievi, dai suoi studi, dalla sua razza, dalla sua patria, dal suo monastero ... e tutti gli spogliamenti, fino alla morte violenta.
Sua madre, donna coraggiosa e austera, continua da sola la gestione del negozio di legname mostrando fermezza e grande generosità (nel rigore dei duri inverni la si vide abbandonare ai poveri i tagli di legname appena acquistati) e provvede alle necessità dei suoi 7 figli, poiché 4 muoiono in tenera età, insegnando loro a rispettare il rituale rabbinico. Parlando della madre Edith scriverà: "In casa nostra non esistevano principi educativi; per sapere come comportarci leggevamo nel cuore di nostra madre come in un libro aperto.
Ella era per noi bambini il modello di ogni virtù, e non facevamo altro che imitarla... Una cosa quella donna ebrea, così piena del santo timor di Dio, si studiava di imprimere profondamente nell'anima dei figli: l'orrore del male. Quando la mamma diceva: «questo è peccato», tutti capivano che ciò voleva indicare il colmo della bruttura e dell'abominio".
Sin da piccola, Edith mostra un forte senso morale. A 3 anni ad un'amichetta che per superficialità ha mancato ad un appuntamento e si è fatta aspettare tutto un pomeriggio, dice: "Chi mente una volta non è più creduto, nemmeno quando dice la verità", e solo dopo si mette a giocare. La scolara affascina per l'intelligenza precoce, la spontaneità, l'apertura del cuore, e per la sua accentuata sensibilità: la vista di un ubriaco era capace di tormentarla per giorni e notti. Edith scrive: "Fin da quando ero molto piccola nella cerchia dei parenti mi si attribuivano due qualità: mi veniva rimproverato (pienamente a ragione) l'orgoglio e venivo chiamata Edith l'intelligente. Tutte e due le cose mi addoloravano molto. La seconda per questo motivo: perché mi sembrava volessero dire che mi davo arie per la mia intelligenza; e poi avevo l'impressione che volessero dire che ero solo intelligente, e io sapevo, fin dai primi anni della mia vita, che essere buoni è molto più importanti che essere intelligenti".
Adolescente, abbandona la fede ebraica; continua ad accompagnare la mamma alla Sinagoga, ma solo per non darle un dispiacere; lei non crede più. A 15 anni si dichiara atea, "nell'impossibilità di credere all'esistenza di Dio", perché non vuole dare niente per scontato, nemmeno la fede dei padri, e vuole andare da sola alla radice delle cose. Così inizia la sua ricerca della verità.
La sua severa moralità diventa tuttavia arida e poco umana, una moralità molto consapevole di sè, frutto di un lavoro personale che non sa essere misericordioso con la debolezza altrui. Lei stessa ammise che un suo vecchio difetto era quello di "criticare cose e persone senza troppo riflettere se ne ho il diritto o no". In seguito però si correggerà. Infatti nel 1933 scriverà: "Se continuavo ancora ad avere uno sguardo penetrante per la debolezza degli uomini non l'usavo più, però, per colpirli nel loro punto debole, ma per scusarli".
E più avanti negli anni, maturata alla scuola della preghiera, aggiungerà: "Mentre prima si era a buon diritto contenti di sé, ora sarà altrimenti. Si trova che molto è male e si cerca di cambiarlo, per quanto è possibile. E altro si scoprirà più avanti, di non bello e buono, ma che tuttavia è difficile cambiare. Allora a poco a poco si diventa piccoli e umili, pazienti e indulgenti verso la pagliuzza nell'occhio altrui perché la trave nel proprio da tanto da fare; e si impara infine a sopportare anche se stessi nella inesorabile luce della presenza divina, e ad affidarsi completamente alla divina misericordia".
La studentessa appare divorata dalla passione del sapere e da una sete per la verità, che la accompagnerà per tutta la vita. Guardando retrospettivamente a questo periodo della sua vita, dirà: "Tutta la ricerca della verità fu una continua preghiera".
In una lettera del '38, nella quale parla della morte del suo maestro Husserl, il celebre filosofo fondatore della fenomenologia del quale fu assistente, scrive la famosa frase: "Dio è la verità. Cercare la verità, lo si sappia o no, significa cercare Dio". Nella cerchia dei discepoli di Husserl si moltiplicano le conversioni al cristianesimo: era frequente che questi studenti di filosofia fossero non credenti; non pochi provenivano dall'Ebraismo, come Husserl stesso, altri erano di famiglia cristiana, protestanti in maggioranza e tuttavia ormai lontani dalla fede. Tuttavia, non sono solo motivi filosofici, o comunque intellettuali che portano Edith Stein alla conversione. Edith non parla mai in maniera diretta di questo momento supremo in cui si toccano la chiamata di Dio e la libera decisione dell'uomo.
Ci sono, però, una serie di episodi che troviamo sparsi qua e là, anche nei suoi lavori scientifici più tecnici, quando diventerà ricercatrice e conferenziera: la campana di un chiesa a Gottinga che suonava tre volte al giorno per l'Angelus; la benedizione impartita ai familiari e agli operai, prima che andassero a fare il fieno, da un montanaro che aveva accolto nella sua fattoria lei e la sua amica durante una escursione sui monti di Gottinga.
C'è poi l'episodio di Friburgo nel 1916. Edith vaga in compagnia di amici nel centro storico, "entrammo in duomo per qualche minuto, e, mentre sostavamo in rispettoso silenzio, entrò una donna con la borsa della spesa, e si inginocchiò in un banco per una breve preghiera. Per me si trattava di una cosa assolutamente nuova. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti che avevo visitato si andava solo per il servizio divino. Qui invece si veniva nella chiesa vuota, in mezzo alle quotidiane occupazioni di ogni giorno, come per un intimo colloquio. E' una cosa che non ho più potuto dimenticare".
C'è soprattutto l'esperienza che fa andando a mettere in ordine le carte del suo amico Reinach, ucciso in guerra. Edith si figura che le toccherà il compito non facile di consolare la giovane vedova schiacciata dal dolore per la perdita subita; trova invece una donna che la fede rende serena e quasi radiosa. "Fu questo il mio primo incontro con la croce; la mia prima esperienza della forza divina che dalla croce si comunica a quelli che l'abbracciano. Per la prima volta vidi la Chiesa nata dalla Passione redentrice del Cristo, vittoriosa della morte. In quel momento l'incredulità crollò, il giudaismo impallidì e Cristo si levò raggiante davanti al mio sguardo: Cristo nel mistero della sua croce!" Suor Teresa Benedetta faceva questa confidenza ad un sacerdote poco prima della sua uccisione, e concludeva: "Perciò alla mia vestizione religiosa non potei esprimere altro desiderio che di ricevere nell'Ordine il cognome della Croce".
Infine, c'è quella notte in cui rimasta sola in casa di una sua amica prende casualmente dagli scaffali "la Vita" di S.Teresa d'Avila e non sa più staccarsene finché alle prime luci dell'alba, giunta alla fine, chiude il libro confessando a se stessa: "Questa è la verità". La mattina dopo compra un messalino e un catechismo cattolico, li studia in brevissimo tempo e senza esitazione chiede il Battesimo che riceverà il 1° gennaio 1922, insieme alla Prima Comunione. Dopo anni di intensa attività apostolica il passo dell'entrata al Carmelo. Gusterà le gioie dell'intimità divina e del duro cammino accanto a Gesù Crocifisso nel Monastero di Colonia per 5 anni.
La caccia agli ebrei costringe le sorelle a trasferirla nel Carmelo di Echt in Olanda. Ma anche qui, 4 anni dopo, raggiunta dai nazisti è deportata con la sorella Rosa ad Auschwitz, dove, insieme a tanti altri fratelli, verrà asfissiata nella camera a gas il 9 agosto 1942.
A chi le offriva di fare qualcosa per salvarle la vita, Edith aveva risposto: "Non lo fate! Perché io dovrei essere esclusa? La giustizia non sta forse nel fatto che io non tragga vantaggio dal mio Battesimo? Se non posso condividere la sorte dei miei fratelli e sorelle, la mia vita è in un certo senso distrutta". Coerente fino in fondo alla Verità!
Alessandro

Padre Pio e la preghiera

Don Gabriele Amorth ci manda qualche ricordo dei 26 anni passati visitando P.Pio.
«Su P. Pio è rimasta famosa l'autodefinizione che diede ad un giornalista: "Sono un povero frate che prega". Lo stavo a contemplare con la corona in mano; la chiamava la sua arma e scrisse al direttore spirituale che ne recitava almeno 5 intere ogni giorno; questo significa in termini di tempo, 5 ore al giorno dedicate al Rosario. Dormiva pochissimo e aveva una capacità di fare più cose contemporaneamente. Meditava i misteri; così soffriva visibilmente i dolori della Passione di Cristo, ma sentiva pure nella sua anima i dolori di Maria, che riteneva la più grande martire, vera Regina dei Martiri.
Più avanzava in età e più il Padre sentiva la necessità di aumentare lo spazio da dare alla preghiera. Già alla fine degli anni '40 m'ero accorto che il tempo che dedicava alle confessioni era assai ridotto. Era lontana l'epoca in cui confessava anche 16 ore al giorno. P. Michelangelo gli osservò un giorno: "Caro Padre non potresti confessare un po' più a lungo? Qui ci sono persone che vengono anche da molto lontano, dall'estero, e per potersi confessare da te debbono aspettare lunghi giorni". Ecco la risposta: "Caro P. Michelangelo, credi che la gente venga qui per P. Pio? La gente viene per sentirsi dire una parola del Signore. E se io non prego, che cosa do alla gente?".
Il bisogno della preghiera gli veniva anche suggerito dalla consapevolezza di essere indegno; si sentiva un grande peccatore, col rischio continuo, col terrore, di poter commettere un peccato e di poter perdere la fede. Perciò è sempre stato un grande mendicante di preghiere. Mi ero accorto che, se volevo vederlo illuminarsi di gioia, bastava che gli dicessi: "Padre, prego per lei". Ringraziava con effusione; pareva che volesse dire: "Finalmente uno che mi capisce!".
Sentiva moltissimo lo stimolo alla preghiera anche perché sentiva la necessità di santificarsi per santificare. Era una preoccupazione che cercava di infondere soprattutto nei sacerdoti. Ricordo bene quando mi confessai da lui, poco dopo la mia ordinazione sacerdotale. Quando gli confidai di essere un prete novello mi disse con forza: "Ricordati che un sacerdote deve essere un propiziatore. Guai se è lui ad aver bisogno di essere propiziato! Ricordatene bene"».
Don Gabriele Amorth

(Don Amorth descrive i suoi incontri con P.Pio nel libro "P.Pio - fede, sofferenza, amore" ed. Dehoniane di Roma)

P.Pio sarà dichiarato beato il 2 maggio prossimo. Il Papa l'ha annunciato il 21 dicembre dichiarando concluso il processo di beatificazione dopo il riconoscimento del miracolo ottenuto da Consiglia De Martino, guarita improvvisamente dopo averlo invocato.

 

"Se tutta l'acqua del mare diventasse inchiostro, non basterebbe per scrivere sulla carta i doni di Dio" (dal Corano)

 

 

Notizie dalla terra benedetta

Apparizione natalizia a Jakov

Così ha riferito P.Slavko: nel giorno di Natale la Madonna, secondo quanto promesso il 12 settembre, è apparsa a Jakov. Egli si è preparato all'incontro con la confessione, ha partecipato alla S.Messa nella Comunità Cenacolo, poi siamo andati nella sua casa con la famiglia e alcune altre persone. Abbiamo cominciato a pregare e alle 11,50 la Madonna è venuta ed è rimasta con lui per 18 minuti. Dopo l'apparizione Jakov ha detto:
«La Madonna è venuta gioiosa, mi ha salutato come sempre con il saluto: 'Sia lodato Gesù Cristo'. Mi ha parlato dei segreti e dopo ciò mi ha dato questo messaggio:

"Cari figli, oggi nel giorno della nascita di mio figlio il mio cuore è pieno di infinita gioia, amore e pace. E come vostra madre desidero che ognuno di voi senta nel cuore questa stessa gioia, pace e amore. Per questo, non abbiate paura di aprire il vostro cuore e donarvi completamente a Gesù, perché solo così Lui può entrare nel vostro cuore e riempirlo di amore, pace e gioia.
Io vi benedico con la mia benedizione materna"».
Dopo l'apparizione Jakov ha pianto per un certo tempo. Noi presenti, vedendo che lui non si muoveva e rimaneva in ginocchio come durante l'apparizione, abbiamo continuato a pregare. Alla fine ci ha detto: "Io ho pianto non perché la Madonna fosse triste, ma perché l'apparizione è stata breve". Così nel giorno di Natale la Madonna ci ha dato due benedizioni materne. (S. B.)

Sei vescovi tornano
convinti da Medjugorje

Hanno rilasciato lunghe interviste delle quali riportiamo le espressioni salienti. In ottobre hanno fatto visita a Medj. 2 vescovi: uno brasiliano e l'altro polacco. Questi, mons.Albin Malysiak, ha collaborato per 20 anni col Papa e tuttora ha contatti con lui: "Lavorare con lui è stata per me una grande gioia: è un grande uomo, onesto, sincero e ha una grande comprensione verso gli altri..."
Quanto a Medj. "ritengo personalmente che i veggenti abbiano visioni reali... E' meraviglioso udire pregare all'unisono in tante lingue, tra cui si distingue anche quella polacca. Mi fa piacere che vengono qui molti sacerdoti e che la devozione mariana si svolga fedelmente secondo le norme della Chiesa..."
Due vescovi di Haiti sono rimasti con 33 pellegrini a Medj. dal 16 al 23 novembre. Mons.Louis Kebreau vescovo di Hinche, ha detto: "Qui si sperimenta la pace interiore, la riconciliazione. Bisogna venire qui, vedere, incontrare e ascoltare le persone per riscoprire la vera fede cristiana... Siccome si viene qui per una liberazione interiore, si avvertono anche in modo più forte gli attacchi di satana, ma la presenza di Maria ci dona una forza che ci libera, ci dà luce e ci mette sul giusto cammino".
Mons. Joseph Lafontant, vescovo ausiliare di Haiti, ha visitato spesso Fatima e Lourdes, "ma questo luogo è tutto diverso rispetto agli altri. Ognuno vive le proprie esperienze personali pur trovandosi tra tanta gente". L'ha spinto a venire a Medj. la visita di Jakov ad Haiti in settembre, quando ha notato come i tanti pellegrini di Medj. che hanno partecipato agli incontri pregavano intensamente. "Molti chiedevano di confessarsi. Tutti hanno bisogno di questa esperienza di conversione e di riconciliazione con se stessi e con gli altri".

"Sono venuto con un cuore di pietra, torno con un cuore di carne" - Mons. Kenneth Steiner, l'americano vescovo ausiliare di Portland (Oregon), è rimasto a Medj. dal 7 al 12 novembre. Nella S.Messa, celebrata prima di partire ha detto tra l'altro: "Sono venuto qui con un cuore di pietra. Ho lasciato questa pietra sulla collina delle apparizioni e sul Krizevac. Torno a casa con un cuore tenero... E' davvero un miracolo quello che la gente vive qui e porta con se nelle proprie famiglie e nelle comunità parrocchiali... Anche noi vescovi e sacerdoti abbiamo bisogno di questo rinnovamento. Ho incontrato molti sacerdoti che venuti a Medj. hanno riscoperto il significato della loro vocazione".
Il vescovo austriaco di Salisburgo, mons.Georg Eder ha visitato per alcuni giorni Medj. prima della festa dell'Immacolata: al prossimo numero l'intervista.
Tutti questi vescovi hanno affermato che, tornati a casa, diranno alla loro gente di venire qui per rinnovare la loro fede.

Mons.Franic': che cosa ho imparato a Medj. - Mons.Frane Franic', arcivescovo emerito di Spalato, nonostante l'età avanzata, trascorre il proprio tempo leggendo o scrivendo e passa il pomeriggio in preghiera e adorazione. Con un sorriso e profonda convinzione riconosce di averlo imparato a Medj. e di rimanere fedele agli inviti della Madonna.
Questo hanno riferito il parroco di Medj., fra Ivan Landeka, e fra Slavko Barbaric' in una visita fatta il 9 ottobre al presule. Egli ha loro ricordato quello che ha detto al termine della sua Messa di diamante: "Ogni sacerdote deve pregare 3 ore al giorno, i vescovi 4 e gli arcivescovi in pensione 5". Per la prima volta egli visitò in incognito Medj. sentendosi responsabile della fede del suo popolo e per assumere una posizione decisa. Da allora è divenuto un grande difensore degli eventi.
In una sua visita al Santuario, la veggente Marija gli affidò un messaggio della Vergine. In questo messaggio egli ravvisò una profezia, perché successivamente tutto si verificò alla lettera: si tratta di cose che la veggente non poteva assolutamente sapere. Questa per lui è stata una prova ulteriore della veridicità delle apparizioni.

Nelle feste natalizie a Medj. si è vissuta un'atmosfera di preghiera di pace e di comunione. Oltre al programma serale di preghiera la festa è stata preparata con una novena di Rosario sulla collina delle apparizioni e da tre seminari di digiuno e preghiera alla "Domus Pacis", ai quali hanno partecipato 150 pellegrini. La veglia di preghiera della vigilia è iniziata alle 22 nella Chiesa gremita di fedeli e si è conclusa con la Messa di mezzanotte. (Adattamento dal Press Bulletin)

Il valore della sofferenza - Vicka ha avuto grandi sofferenze in queste ultime settimane ed è rimasta a letto per uno strappo alla schiena, sospendendo anche gli incontri con i pellegrini. Ne avrà ancora per un po' di tempo. Prima andava a visitare e consolare i malati, ora fa ben di più, condividendo le loro sofferenze e pregando per loro. Già negli anni '80 la veggente aveva avuto dolori fisici acuti e la Gospa l'aveva istruita sul valore inimmaginabile della sofferenza quando la offriamo a Dio. "Sono rari quelli che comprendono il grande valore della sofferenza - ha detto a Vicka -. Se sapessero quante grazie vengono dalla sofferenza offerta per se stessi e per gli altri, ne ringrazierebbero Dio."

La pace in famiglia è una grazia che Maria non rifiuta a quelli che hanno piena fiducia in Lei. Lo testimoniano Giacomo e Chiara dalla Normandia. Erano tristi nel vedere allontanarsi dalla fede la loro figlia Marianna, sposa a un musulmano che tra l'altro aveva rifiutato il Battesimo dei tre figli. Andati in visita alla figlia, trovarono una situazione drammatica: un'aria greve dominava in quella casa dove i due coniugi non si parlavano più e sembrava imminente la rottura.
Marianna, aggressiva oltre ogni misura non nasconde ai genitori di volersene andare con i figli. Essi le chiedono di non prendere alcuna decisione prima di un loro ritiro di cinque giorni a Medj. con P.Slavko: "Tu vedrai che con il digiuno e la preghiera si può ottenere tutto". E poi partono per mettere con totale fiducia nelle mani di Maria il problema umanamente insolubile. A Medj. si impegnano con tutte le forze a vivere i cinque punti della Madonna nella certezza che Maria impedirà la rovina di quella famiglia.
La sera stessa del loro ritorno in Francia la figlia li chiama per dire loro che il marito l'aveva condotta in week-end senza i figli: incredibile! Quattro giorni dopo ella racconta: "Ieri mio marito ha voluto parlarmi. Pensavo che volesse chiedere il divorzio e aspettavo il peggio. Invece, incredibile, mi chiedeva perdono per tutto il male che mi ha fatto. «Abbi fiducia, io voglio cambiare, io ti voglio bene. Abbiamo dei bei bambini ...» e più egli parlava, un nodo mi stringeva la gola, non riuscivo a dir nulla, ma solo a piangere". Le cose cambiarono completamente. Diventò pieno di attenzioni, chiamava dall'ufficio, era diventato più affettuoso. I tre bambini furono battezzati. Cosa può succedere quando confidiamo pienamente in Maria!

Nel giorno dell'Immacolata siamo stati all'appuntamento della Madonna alla Croce Blue. Malgrado il freddo i cuori erano in festa. La benedizione di Maria ha infuso tanta pace nei pellegrini presenti. Secondo Ivan la Madonna ha mostrato grande gioia. Ha pregato soprattutto per gli ammalati e di nuovo ci ha invitato a pregare in famiglia e a prepararci per il grande giorno che viene (Natale).
(Dal diario di Suor Emmanuel)

Ricordiamo anche noi il 20° di professione religiosa nelle "Béatitudes" di Suor Emmanuel, alla quale dobbiamo il nostro grazie per i preziosi servizi da Medj.

Missione in Francia di Mirjana e di P.Ivan Bradvica che hanno guidato il programma di preghiera di Medj. a Ville Franche S/Saône vicino a Lione il 14 e 15 novembre, con la presenza di più di 4.800 persone. Una presenza costante e orante di migliaia di fedeli tra sabato e domenica alla S.Messa del mattino e al programma della sera. Un fine settimana pienamente riuscito, in cui si è avvertita la presenza dello Spirito S. e grande fervore nei cuori. Ringraziamo il gruppo di Medj.-Magnificat di Frans che ha organizzato ottimamente la manifestazione. (Y. M.)

Il pellegrinaggio nazionale francese si è ripetuto anche quest'anno a Medj. con 1.500 pellegrini dal 22 al 31 ottobre. Negli intensi giorni di preghiera, di ascolto e di visite, si sono spiritualmente caricati e sono ritornati con il desiderio di diffondere i messaggi di pace nel loro paese.
I pellegrini irlandesi sono tra i più numerosi che vengono a Medj.: almeno 200 ogni settimana da aprile a ottobre. Sono accompagnati da ottime guide e sacerdoti. L'ultima settimana di ottobre 120 guide si sono date appuntamento per approfondire con i sacerdoti e i veggenti la realtà di Medj. in modo da poter svolgere con maggior proprietà il loro compito con i pellegrini.

In Austria P.Slavko a Sonntagsberg presso Linz ha tenuto dal 2 al 6 novembre un corso di digiuno e di preghiera come si fa alla Domus Pacis di Medj.. Vi hanno partecipato con grande impegno 60 fedeli. La sera del 6 novembre lo stesso Padre ha celebrato il programma serale di Medj. nella chiesa francescana di Salisburgo gremita di pellegrini che si incontrano già da anni ogni mercoledì per la preghiera.
Il 7 novembre P.Slavko ha partecipato a un incontro di preghiera a Norimberga, iniziato con il Santo Rosario e terminato con la Santa Messa e l'Adorazione al SS. Sacramento. L'8 novembre ha incontrato i fedeli a Heroldsbach, dove sarebbero avvenute apparizioni dal 1949 al 1952: vietato ai fedeli per 50 anni, ora è stato accettato come luogo di preghiera, dove un certo Dietrich conduce un programma spirituale come a Medj.. Nel pomeriggio c'è stato l'ultimo incontro a Passau. P.Slavko ha concluso: "la Regina della Pace ha esortato molti alla preghiera e ovunque trova persone che la seguono nelle case e nelle comunità parrocchiali ottenendo buoni frutti".
Vienna e Mostar dallo scorso ottobre sono unite da un volo aereo il lunedì, il martedì e il giovedì ad opera della compagnia Austrian Airlines di Vienna. Partenza da Vienna alle 13.25 e ritorno negli stessi giorni alle 15.20.

Il seminario formativo di preghiera per guide e capigruppo si terrà dal 28 febbraio al 5 marzo 1999 presso l'Hotel "Sunce" di Neum: è il sesto e durerà sei giorni. I primi 4 giorni saranno dedicati alla preghiera, alle lezioni, allo scambio di esperienze, mentre il penultimo sarà un ritiro per il rinnovamento spirituale. Il pellegrinaggio a Medj. concluderà il seminario.

Il 10° incontro internazionale di preghiera per giovani si svolgerà anche quest'anno dal 31 luglio al 6 agosto e avrà come tema Dio Padre, fonte di vita.

Incontro internazionale per i sacerdoti dalla sera del 30 giugno fino a Mezzogiorno del 6 luglio sul tema i sacerdoti alla scuola di Maria". Per tutti questi corsi informarsi: fax (387) 88 651 444; tel (387) 88 651 988 (P.B.)

Per il nuovo ospedale Padre Pio a Medjugorje - Prosegue intensa l'attività, sul piano tecnico e burocratico, per preparare quanto necessario alla realizzazione dell'Ospedale "P.Pio". Primo nucleo operativo sarà il Centro medico Regina Pacis che funzionerà verso la fine dell'anno. E' una struttura a quattro piani. Per ora è solo allo stato grezzo: tutta da attrezzare per entrare in funzione! Ci affidiamo alla Provvidenza ... e anche a voi. Potete dare il vostro contributo in lire o in moneta Euro sul ccp 11958436 intestato: "Casa internazionale della Pace", via Gen. Dalla Chiesa 38a, 43015 Noceto (PR) P.Mannes M.Gizzardi, domenicano

 

"Ritorniamo al primitivo fervore":
che cosa è accaduto nei primi giorni

P.Jozo ha esposto ai giovani del Festival gli avvenimenti degli inizi. Eccone in succinto alcuni tratti, perché anche noi ritorniamo al "primitivo fervore".
«...Quando di ritorno da Zagabria, ho sentito parlare delle apparizioni, ebbi subito l'impressione che fosse una messa in scena organizzata dai nemici della Chiesa per scoraggiare e annientare la mia attività specialmente tra i giovani. Vedevo fiumane di gente accorrere sul Podbrdo, mentre la Polizia non interveniva. Ho interrogato i ragazzi, registrando tutto e mi impressionava sempre più la loro serenità in contrasto con il mio scetticismo... Un giorno stavo a pregare in Chiesa con il breviario, sempre in preda ai miei dubbi e ho sentito una voce più forte e più chiara di quella con cui ora vi parlo e diceva:
"Esci, proteggi i veggenti". Ho lasciato il breviario nel terzo banco -ricordo bene- e sono uscito: ero solo in Chiesa, perché tutti erano sulla collina. Tenevo ancora la maniglia e non avevo messo fuori il piede, quando i veggenti sono venuti gridando: "La Polizia ci insegue!" "Bene, venite con me". E li ho portati in una stanza della canonica e ho chiuso a chiave, sedendomi poi sotto i cipressi. Subito è arrivata la Polizia che mi ha chiesto: "Ha visto i ragazzi?" Ho risposto: "Si, sono passati". E loro sono corsi al villaggio di Bijakovici.
Il 30 giugno ('81) feci anche un'omelia alla gente e dicevo loro che non erano necessarie le apparizioni e che Gesù si trovava in Chiesa. "Che bisogno c'è di andare sul colle? Venite in Chiesa dove trovate sicuramente Gesù..."
Alla fine della Messa, mi sento tirare il camice dal chierichetto: era Jakov che aveva un messaggio da dire alla gente. Misi Jakov al microfono e lui disse: "La Madonna vuole che si preghi con il Rosario". Mentre mi dirigevo in sacrestia, vidi che la gente non si muoveva per uscire, anzi sentivo piangere: tutta la Chiesa piangeva e vedevo tante corone nelle mani. Tornai presto sul presbiterio a recitare il Rosario con tutta la gente: una semplice frase della Madonna ripetuta da un bambino aveva ottenuto ciò che io non ero mai riuscito a ottenere con tutte le prediche in 8 mesi da che ero a Medj. Anche la notte la Chiesa e il piazzale si sono riempiti e mentre pregavamo continuamente con il Rosario, la Madonna è apparsa e ha benedetto tutto il popolo, tutti i presenti e tutta la Chiesa. Poi ha ripetuto: "Pregate tutti i giorni così".
Allora la gente si è sentita piena di gioia, perché ha conosciuto la volontà della Madonna. Successivamente Maria ha detto che bisognava digiunare il mercoledì e i venerdì. Tutti hanno digiunato a pane e acqua, anche gli operai nelle mense: non si sono limitati a cambiare la carne con il pesce!
Dopo 3 giorni di digiuno sono cominciate le confessioni: più di 150 sacerdoti hanno confessato per tutto il giorno e la notte. Il clima della parrocchia era completamente cambiato. Poi, dopo questi 3 giorni, la Madonna contenta ci ha detto: "Pregate con il cuore, non per abitudine" e ancora "Prima di pregare, ognuno deve perdonare i nemici, offrirli al Padre e desiderare per loro la grazia e la benedizione". L'ho detto ai miei parrocchiani e loro hanno detto "Sì, assieme", perché in quei giorni a Medj. tutti erano un cuor solo. Ma come era difficile perdonare! Sembrava di essere entrati in un deserto dopo tanto entusiasmo. Dissi ai miei parrocchiani di chiedere la grazia di poter perdonare e poter riprendere a pregare. Eravamo in Chiesa tutti muti da circa 20 minuti e pareva non ci fosse via d'uscita. Allora Maria ci ha fatto un grande regalo. Un signore al centro della Chiesa ad alta voce ha pregato così: "Signore, io ho perdonato, perdonami". E ha cominciato a piangere. Allora tutti abbiamo pianto come si fosse aperto un rubinetto di acqua; tutti abbiamo sentito il desiderio di pregare come lui e si è formato nella Chiesa un solo coro che diceva: "Signore, anch'io ho perdonato, perdonami", ripetuto mille volte.
Allora è stato possibile pregare con il Rosario e abbiamo pregato proprio con il cuore -non possiamo dimenticarlo- e abbiamo capito da che cosa nascono l'amore e la riconciliazione. Durante la funzione ci siamo sentiti veramente alla stessa mensa e il giorno dopo per le strade di Medj. sono successe altre grandi cose: gente che non si guardava, ha veramente perdonato, ha ripreso a scambiarsi parola, a stare alla stessa tavola insieme. La mattina dopo abbiamo visto nel cielo una enorme scritta luminosa: MIR, pace, che si muoveva dal Krizevac alla Chiesa, come un fiume di fuoco. Allora abbiamo capito che cosa era necessario fare perché il Signore ci desse la vera pace...»

Successivamente P.Jozo ha parlato così ai pellegrini: «Beata é la mamma di Dio, ma più beata è ogni persona che fa la volontà di Dio. "Oggi vi invito ad essere con Gesù attraverso la preghiera", ha detto la Madonna in un messaggio, quando l'uomo accetta la preghiera, allora vengono i frutti perché Dio ha detto che questi non mancheranno. Bisogna andare alla preghiera con cuore pulito ed aperto. Occorre pregare con il cuore. E' necessaria una grande disponibilità ed umiltà per essere con Gesù nella preghiera. Non prega più nessuno perché non si prega in famiglia...
Anche sacerdoti e vescovi non pregano. Medjugorje prende piede perché si prega. Non serve un parroco moderno, ma serve un parroco che stia davanti al Santissimo e che preghi. Se non preghiamo in famiglia, anche se andiamo in chiesa, a messa, non abbiamo la fede. Il nostro fare non può essere sostituito da nessuna regola che elimini o riduca la preghiera. Tutti coloro che non pregano sono contro Medjugorje. Chi non prega è come il fico che non porta frutti. Il messaggio più comune della Madonna è questo: essere con Gesù attraverso la preghiera, il digiuno, i sacrifici. Dice Maria: "Non potete testimoniare e parlare della preghiera se non pregate". La Madonna non ci permette di parlare della preghiera se non preghiamo e così di parlare dei messaggi se non li viviamo. La preghiera del cuore e questo accade quando ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Non si cambia con l'intelligenza, ma con il cuore e con l'amore. Noi viviamo un tempo di grazia, come diceMaria; approfittiamone di questo momento».

La confessione
è la vostra guarigione

Nella sua esposizione al festival dei giovani, don Cosimo Cavalluzzo ha posto al centro la confessione che guarisce dal peccato: "Giovani, guardate bene nel vostro cuore... Che cosa avete guadagnato con il peccato? Niente. Ed avete perso la pace, la gioia, la fiducia in voi stessi...Avete perso tutto, eppure questa non è la fine. Dio torna sempre ad accostarsi a te, Gesù non è venuto per condannarti, ma per amarti, per guarirti, per salvarti".
Don Cosimo elenca alcuni dei peccati che ci separano dall'amore di Dio: l'egoismo, l'impurità, il desiderio cattivo, la dissipazione: tutte cose che ci impediscono la collaborazione con lo Spirito S., senza la quale non c'è vita, non c'è vera gioia, non c'è pace.
Prosegue invitando i giovani ad avere fiducia nella Chiesa, la stessa che il Cristo ha voluto e mediante la quale Egli è costantemente presente in mezzo a noi. "Nella persona del confessore che accoglie la tua confessione è presente Gesù che intende incontrarti, che ti perdona tutto e ti ama! Si può vivere puri, umili, nella verità, nella preghiera: nostro alleato é lo Spirito S. che in noi prega. E' Lui la nostra forza. Egli può tutto in noi e per noi. E' necessario però cercarlo ed essere consapevole di questo: tu puoi essere santo!
Prendiamo due vizi della nostra vita e impegniamoci con Maria a vincerli. Se ci proviamo, Dio ci aiuterà perché noi gli siamo cari. S.Pietro dice di gettare nel Signore ogni affanno ed Egli provvederà. Tu sei un figlio caro di Dio, Dio ha cura di te. Tu sei in questa storia perché Dio ti ha pensato. Tu sei quel giovane che Gesù fissò ed amò. Entra negli occhi di Gesù. Tu hai bisogno di questo sguardo di Gesù. Perciò basta con tutti gli scoraggiamenti! Gesù ti guarda, ti pensa.
Preghiamo lo Spirito S. perché è Lui che ci dà la coscienza che Gesù ci ama, ci vuole bene, ci pensa sempre. Gesù ci dice: Io sono per voi consolatore, amore, io sono con voi. Tu sei un figlio caro per me, le mie viscere si consumano per te. Pensate le viscere di Dio si consumano per noi.
Prendiamo l'impegno di scegliere una guida spirituale, diversamente non si va avanti. Occorre fare delle promesse poi da mantenere; avere familiarità con Gesù-Eucaristia. Lasciatevi baciare da Gesù-Eucaristia (noi preti dobbiamo pregare di notte!). Stabilite un tempo settimanale per stare con Gesù, davanti al Lui. Lì incontrerete l'amore e l'amore vi darà gioia. Accanto all'Eucaristia metti la confessione: confessiamoci spesso anche se ricadiamo negli stessi peccati.
Apri il cuore a Gesù nella confessione, Egli ha sempre qualcosa da dirti. Stabiliamo un tempo per la confessione: una volta alla settimana, ogni 15 giorni, ma non lasciamo passare un mese. Se faremo così, vivremo nella gioia e nella pace. Vivremo nella gioia piena, non a metà. Anche per noi preti sarà così: avremo la gioia piena! I giovani hanno bisogno di sacerdoti pieni di gioia.
I giovani hanno questo diritto. Giovani! Dio solamente può riempire il vostro cuore, diamogli allora una fiducia piena e continua. Esercizio pratico da fare: quando ti vanno male le cose devi fare un atto di fede e dire: mia gioia, Cristo è risorto! Ti cade una tegola in testa, devi dire: mia gioia, Cristo è risorto! La gioia di Cristo la si trasmette, non la si può contenere. Per questo devi prendere un impegno se vuoi camminare nella gioia".

Jelena: "come la Madonna
ci ha insegnato a pregare" (2)

D. Hai vissuto dei deserti spirituali?
R. Viaggio in Africa gratis! Sì, certo è molto positivo vivere dei deserti e penso che la Madonna mandi questo caldo a Medjugorje, così vi abituate! Non c'è altra via per purificare il nostro essere da tante cose negative, ma voi sapete che nel deserto ci sono anche delle oasi: ecco allora che non abbiamo più paura. Una vita caotica, frenetica è segno che si cerca di fuggire da questo deserto perché nel deserto dobbiamo guardare noi stessi, ma siccome Dio non ha paura di guardarci, possiamo vedere noi stessi con il suo sguardo.
Io penso che la guida spirituale sia molto utile in questo caso, anche per essere incoraggiati, perché spesso vedo che le persone si stancano, dimenticano il loro primo amore. Anche le tentazioni sono forti e un gruppo di preghiera può aiutare molto; questo fa parte del cammino.
D. Hai avuto delle locuzioni con Gesù?
R. Anche.
D. Attraverso le locuzioni hai mai avuto il caso di consigliare o riferire qualcosa a qualcuno in particolare?
R. Poche volte, perché la Madonna non ha dato il dono in questo senso. Qualche volta la Madonna ha incoraggiato persone particolari attraverso le locuzioni, ma molto raramente.
D. Nei messaggi che la Madonna ti manda, ti ha mai detto qualcosa per i giovani e in particolare per le giovani donne?
R. La Madonna invita i giovani e ha detto che i giovani sono la sua speranza, ma i messaggi sono per tutti.
D. La Madonna ha parlato di gruppi di preghiera. Che caratteristiche devono avere questi gruppi, che cosa devono fare?
R. Per quanto riguarda un gruppo di giovani, bisogna soprattutto pregare e vivere un'amicizia che si forma attraverso questo bene comune che è Dio. Dio è la cosa più bella che un amico può dare. In un'amicizia così non c'è spazio per la gelosia; se tu dai Dio a qualcuno non togli niente a te stesso, anzi, lo possiedi ancora di più.
Come giovani, cercate la risposta alla vostra vita. Noi insieme abbiamo letto tantissimo la S. Scrittura, l'abbiamo meditata e abbiamo discusso tanto, perché è importante che incontriate Dio anche a livello intellettuale. Voi dovete sapere che siete giovani che appartengono a Cristo, altrimenti il mondo farà presto a tirarvi via da Dio. Si parlava molto negli incontri, ma soprattutto si pregava insieme, magari sul Podbrdo o sul Krizevac.
Abbiamo pregato e meditato in silenzio e insieme il Rosario. Un altro elemento sono state sempre le preghiere spontanee, importanti in una comunità. Ci incontravamo per la preghiera tre volte la settimana.
D. Cosa puoi dire ai genitori che vogliono dare Dio ai figli, ma questi lo rifiutano?
R. Anche io sono una figlia e ho dei genitori che vogliono fare la stessa cosa. I genitori devono essere coscienti del loro ruolo. Mio padre mi dice sempre: "Io ti devo richiamare, perché Dio mi chiederà conto di che cosa ho fatto dei miei figli".
Non è un'opzione quella di dare solo la vita fisica ai figli, perché, come dice Gesù, non basta il pane per sopravvivere, ma è importante dare a loro la propria vita spirituale. Se rifiutano, forse anche lì il Signore ha un progetto, Lui ha il suo appuntamento con tutti. Quindi se è difficile voltarsi verso i figli, voltatevi di nuovo verso Dio, perché "se non posso parlare agli altri di Dio, posso parlare a Dio degli altri".
Io direi di stare molto attenti con l'entusiasmo: spesso non si è ancora maturi e si vuole convertire tutti. Non dico ciò per criticare, ma questa è un'opportunità per maturare ancora di più nella vostra fede, perché non credo che i figli rimarranno indifferenti alla vostra santità. Metteteli nelle mani di Maria, perché anche Lei è mamma e Lei li porterà a Cristo. Se vi avvicinate ai vostri figli con la verità, avvicinatevi nella carità e nell'amore, perché la verità senza la carità può distruggere. Ma quando invitiamo gli altri a Dio, stiamo attenti a non giudicare (Medj. 12.8.98).

 

Quando penso: Padre nostro!

S.Francesco si trovava a Perugia in compagnia di frate Leone: dovevano tornare ad Assisi, a S.Maria degli Angeli. La strada a piedi era tanta: come passare il tempo? Francesco invita frate Leone a una piccola sfida:
"Vogliamo fare la gara tra chi dirà più Padre nostro?"
Frate Leone acconsente, e via, a passo svelto, verso casa. Arrivati a S.Maria degli Angeli, Francesco chiede a frate Leone: "Quanti Padre nostro hai detto?"
"Sono arrivato a contarne più di 200, poi non li ho contati più. E tu?"
"Io -rispose Francesco- non ne ho detto nemmeno uno".
"Perché?" gli chiese frate Leone.
E Francesco spiegò: "Appena cominciavo a dire Padre, pensavo ai rapporti che ci sono tra padre e figlio. Quando dicevo nostro pensavo a tutti gli uomini come miei fratelli. Quando poi arrivavo a dire: che sei nei cieli, allora mi veniva da pensare che la casa di mio Padre è lassù, mentre io sono quaggiù sulla terra, fuori di casa. Così mi lasciavo prendere da tanta nostalgia per la casa di mio Padre, e la tristezza di essere lontano da Lui velava tutti i miei pensieri. Ma la certezza che un giorno sarei tornato da Lui, in quella casa che mi sarebbe toccata in eredità, essendo suo figlio, mi dava una grande gioia che mi riempiva il cuore".
1. Maria chiama anche te a questa preghiera di contemplazione, come ha insegnato anche a Medj. 2. Come è facile per noi, esuli e pellegrini, dimenticare la patria, unicamente assorbiti dalla terra d'esilio e solamente affannati di non poter avere su di essa tutto ciò che poi si perde.

 

Padre nostro: dalla ribellione
al perdono

Così racconta Elga: «In seguito a una novena a Padre Pio, degli amici mi hanno offerto il viaggio a Medjugorje nel settembre del 1989. Che sogno! Medjugorje è davvero l'anticamera del cielo!...
Tornata in Messico, volevo vivere tutte le grazie che avevo ricevuto a Medjugorje e ho deciso di fare tutto come là...
Ho scoperto una cosa che mi ha meravigliato: nel gruppo di preghiera di Jelena, Maria aveva fatto loro un commento del Padre nostro. "Voi non sapete pregare il Padre nostro" aveva detto loro. Aveva quindi raccomandato che recitassero solo il Padre nostro durante tutta la settimana, per imparare a pregarlo con il cuore. Appena hanno cominciato a farlo, ognuno di loro si è reso conto che avevano difficoltà a dire alcune frasi del Padre nostro e che il loro cuore non riusciva a penetrarle profondamente... Per esempio certi non potevano dire sinceramente: "Sia fatta la tua volontà" e altri "Perdona a noi i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori..."
Ho deciso di fare anch'io questa esperienza per una settimana, cominciando dal giorno seguente. Immaginate la mia sorpresa nel constatare di non essere capace di pronunciare con il cuore nemmeno le prime parole di questa preghiera: "Padre nostro..." Provavo e riprovavo, ma era impossibile chiamare Dio padre mio. Mi sono messa a riflettere e mi sono ricordata che a causa del divorzio dei miei genitori, mio padre non mi era mai stato vicino quando avevo più bisogno di lui. Rapidamente mi è cresciuta nel cuore una vera collera contro Dio, che aveva permesso che io non avessi un padre e gli ho detto: "Come puoi chiedermi di chiamarti Padre, quando non so neppure che cosa sia averne uno? Sai benissimo che il mio papà ci ha lasciato quando avevo sei anni e che praticamente non lo conosco perché si è risposato e non si è mai più interessato di noi".
Per tutta la settimana ho continuato a fare il processo a Dio, ma verso la fine ho cominciato a perdonargli. Dapprima ho perdonato Dio di aver permesso che i miei genitori divorziassero, poi gli ho chiesto la grazia di perdonare i miei genitori di non aver fatto tutto il possibile per salvare la loro unione, infine la grazia di perdonare mio padre che ci aveva abbandonato.
L'indomani, alla Messa, non potevo credere alle mie orecchie! Il Vangelo del giorno era proprio quello in cui Gesù insegna ai suo apostoli a pregare dicendo: "Quando pregate, dite Padre nostro..." Ritornando a casa in macchina ho provato il bisogno impellente di gridare a voce alta e con tutte le mie forze: "Padre nostro! Sì, tu sei il mio padre, il mio carissimo padre, il mio papà del cielo e io ti amo, ti amo profondamente! Se puoi, perdonami di non averti chiamato Padre, con tutto il cuore, fino a questo momento!"
Piangevo tutte le mie lacrime e supplicavo Dio Padre di permettermi di vedere il mio padre terreno, di non lasciarlo morire prima di avergli detto che lo amavo, che lo perdonavo di averci abbandonate. Ho chiesto questa grazia anche per le mie due sorelle.
Cinque anni più tardi, sono venuta a sapere che mio padre aveva un cancro e che il suo stato era critico. Le mie sorelle e io siamo andate a trovarlo e ci siamo chiesti perdono reciprocamente. Mio padre ha persino domandato fino a che punto mamma fosse spiacente per la sofferenza che le aveva causato andandosene. La pregava di perdonarlo. Durante ogni mia visita gli parlavo di Dio e della Santa Vergine. E sono arrivata perfino a chiedergli di domandare perdono a Dio per i nostri peccati. Lui mi ha risposto che non aveva mai né rubato, né ucciso. Ed io: "Dimmi papà, hai sempre amato Dio con tutto il tuo cuore e il prossimo come te stesso?"
"Certo no, ma chi lo fa davvero?" "Senti papà, devi domandare perdono a Dio per questo". Ha accettato e abbiamo pregato insieme per il perdono. Mi chiese persino di dire ai miei amici cattolici di pregare per lui, perché il Signore lo chiamasse presto. I giorni seguenti mio padre non ha sentito più alcun dolore e il venerdì seguente si è addormentato serenamente nella pace del Signore».

(da Medjugorje, gli anni '90 di Sr. Emmanuel che illustra con fatti e testimonianze i messaggi degli ultimi anni; ed. Shalom, 60020-Camerata Picena -AN- tel. 071 7450440; fax 071 7450140)

Uno sconvolgente miracolo della Madonna - A tutti è capitato di sentire un amico, un conoscente, un parente dire: "Crederò ai miracoli soltanto quando mi sarà dimostrato che un braccio o una gamba tagliati sono ricresciuti!" Ebbene: almeno una volta questo è capitato, e con tutte le garanzie storiche necessarie. Vittorio Messori, il noto scrittore scelto tra l'altro da Giov. Paolo II per intervistarlo nel libro "Varcare la soglia della speranza", ha indagato sul fatto, esaminando tutta la documentazione originale, conservata negli archivi del posto e dedica al fatto l'ultimo suo libro dal titolo Il miracolo (ed. Rizzoli, con cinquanta illustrazioni a colori).
Ecco quanto avvenne il 29 marzo del 1640 a Calanda, un villaggio nella regione spagnola dell'Aragona. Quella sera per intercessione di nostra Signora del Pilar (la veneratissima Madonna di Saragozza), a un giovane contadino fu restituita di colpo la gamba destra, amputata oltre due anni prima.
Del fatto fu testimone tutto il villaggio: anzi, poche ore dopo fu steso un regolare documento da un notaio. Alcuni mesi dopo l'arcivescovo di Saragozza iniziò un severo processo, dove sfilarono decine di testimoni che, sotto giuramento, attestarono la verità dell'evento prodigioso. Ci troviamo quindi non solo davanti a un fatto unico, ma pure provato come nessun altro, che ci conferma quanto Maria può ottenere dal suo Figlio.

"L'avete fatto a Me" - Il Centro Informazioni Medj. che da sette anni continua a portare aiuti con uno o due convogli al mese, ci informa della situazione tragica di alcune zone della Bosnia: a Gracanica migliaia di profughi musulmani (tutte vedove e orfani) ricevono solo pane; ottomila profughi serbi a Nevesinje che nessuno aiuta; inumana condizione di profughi croati in centri non lontani da Medjugorje, che da sei anni vivono in baracche e vecchi vagoni privi anche dell'acqua, per non parlare delle mille e più famiglie di Mostar in miseria; e ora dei profughi dal Kosovo. Sono solo alcune delle tristi realtà a cui cerchiamo di portare un po' di speranza e un raggio dell'amore di Dio, perché su tanti fratelli e sorelle piccoli e grandi incombe la disperazione.
Se riusciamo ancora a riempire i nostri furgoni, assieme ad altri generosi fratelli di altre città, lo dobbiamo alla perseverante generosità di tanti benefattori come te, come voi.
Grazie perché continuate a rispondere all'invito di Maria Santissima. Auguriamo Buon Natale e Buon Anno a tutti!
(Per il centro di Lecco, Alberto Bonifacio, via S.Alessandro 26, 23855 Pescate - LC)

Anche l'Honduras chiama aiuto dopo il catastrofico uragano Mitch. Si stanno inviando soccorsi per la zona di Siguatepeque, dove l'Oasis Reina del la Paz (!), rimasta miracolosamente illesa è diventata centro per la distribuzione degli aiuti. (cc bancario n. 618 "emergenza Honduras" Ist. S.Paolo di Torino, filiale di Calolzio Corte, ABI 1025, CAB 52710)

Perché credo a Medjugorje di P.Livio di Radio Maria; Vicka parla ai giovani e alle famiglie, intervista di P.Livio; Marija Pavlovic racconta Medjugorje. Ed. Shalom, Camerata Picena (AN), tel 071-7450440, fax 071-7450140
La dottrina cattolica spiegata con paragoni al popolo, di Don Dolindo Ruotolo, ed. Segno, (UD), tel 0432-521881, fax 0432-508455.
Medjugorje-Milano, il coraggioso mensile che ha illuminato tante anime ha cessato le pubblicazioni, consigliando i lettori di orientarsi sulla rivista "Medjugorje-Genova", sulla stessa linea.

* Viaggio a Medjugorje - Pullman giornaliero da Trieste (vicino a staz. FFSS) ore 18, con arrivo a Medj. alle 08 del mattino successivo; riparte alle 18 da Medj. con arrivo a TS alle 08 (tel 040-425001; £ 108mila, con prenotazione, a/r). Per mare traghetto da Ancona, lunedì, mercoledì, venerdì ore 21, sabato ore 22: tel. 071-55218, fax 202618 (ag. Mauro), opp. tel. 071-204915, fax 202296 (ag. Morandi).

L'Eco di Maria nelle lingue principali si trova a Medj. nel negozio Shalom a destra davanti alla Chiesa ed anche presso Ain Karim, l'ultimo negozio della Galleria sotto l'Hotel Internazionale, nella strada antistante la Chiesa.

La felicità di esser prete - Anni fa tra le tante lettere che le persone affidavano a un malato irlandese, abituale pellegrino a Lourdes, ci fu anche quella di un bimbo di 9 anni, che chiedeva: "Cara Maria, fa' di me un sacerdote. Tuo figlio Giuseppe"; egli allora diceva ogni giorno il Rosario secondo l'abitudine della famiglia, pur senza molta attenzione. Ma la Madonna lo prese in parola e Joseph Quinn nel 1995 era prete. Il 5 ottobre ha presieduto la Messa a Medj. e nell'omelia ha espresso tutta la sua felicità di esser prete, da far piangere di commozione i 20 preti anglofoni seduti a concelebrare dietro di lui nel coro.
"Per me avere tra le mani il Corpo e il Sangue di Gesù è ogni volta un'esperienza sconvolgente. Ma solo ora, dopo questo pellegrinaggio, comincio a sentirmi veramente prete perché ho scoperto la profondità della preghiera. E vorrei dire a tutti i preti e ai vescovi: Venite qui a imparare a pregare.


EDIZIONI ESTERE
Inglese: Echo of Mary, cas.post.27, I-31030 Bessica Treviso. Francese: Echo de Marie, B.P. 4602, F-45046 Orléans, Cedex 1. Tedesco: Echo Mariens, Cas. Post. 149, I-46100 Mantova. Spagnolo: Eco de Medj., cas. post 149, I-46100 Mantova; Catalano: Amics de Medj., c.Carme 11 baixos E-08700 Igualada-Catalogna; Portoghese: Gilberto Correia, rua de Brito 24, P-4915 Vila Praia de Ancora, tel. 911181; Brasiliano: Servos da Rainha, Caixa p. 02576, 70279-970 Brasilia DF; Olandese Int. Medj. Comité afd. Nederland-Belgie, Misericordeplein 12C, 6211 XK Maastricht (Olanda); Polacco: Echo Maryi, 30-960 Krakòw skr.pocz. 188 (Polonia), fax (48) 124130350; Russo: Dom Marii, Ul Remisova 5, a/28, 113186 Moscow (Russia); Svedese: Carlo Frizzo, c/o Josephina Hemmet, 16849 Drachmannsg 2, Bromma (Svezia) Ungherese: Fraternitas, 1399 Budapest, P.F. 701/85, Hongrie, fax 36-11329001; Rumeno: Ecou din Medjugorje, cas. p. 41-132 Bucuresti (Romania). Albanese: Sander Prendushi, L. Heroj, Rr Skenderbeg, nr 98, Shköder (Albania). Greco: Sr. Despina de la St. Croix, 69 rue Epirou, Agia Paraskevi, 15341 Athenes

"Dopo Medj. non ho avuto l'effetto sperato" - Da Londra ci scrive una signora afflitta perché: "Sono andata a Medj. nel 95', ma non ho avuto l'effetto sperato e dopo 3 anni ancora non riesco a pregare, nè a leggere le Scritture, nè a dire il Rosario. Sono l'unica a fallire? Vorrei progredire per essere come tutti gli altri entusiasta della Madonna!..."
Cara sorella, anzitutto quale effetto sperava da Medj.? La Madonna chiede la conversione. Occorre una decisione, come chiede Maria, poi seguire i suoi messaggi, perseverare ed essere pronti a ricominciare di nuovo se veniamo meno. Il bene costa fatica, ma occorre farsi violenza.
Certo è più difficile se non è sostenuta da un gruppo o da qualche persona che cammina con lei. Ma Dio non lascierà mancare la sua grazia. Non cerchi gli entusiasmi. Il confronto con gli altri non sia ragione di turbamento, ma piuttosto di umiltà e di stimolo. La Madonna conosce bene la sua figlia e la segue con immenso amore fin da quando è stata a Medj.: ci creda! Anche noi preghiamo per lei.

La benedizione materna di Maria e di Gesù Bambino, con la nostra, porti grazia e pace a tutti i collaboratori e lettori, perché in questo anno del Padre crescano nella santità come figli suoi e diventino testimoni del suo amore verso gli uomini.

Villanova Maiardina,
Epifania del Signore 1999