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www.medjugorje.ws » Eco di Maria Regina della Pace » Eco di Maria Regina della Pace 152 (Luglio-Agosto 2000)

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Luglio - agosto 2000 - Edito da Eco di Maria, cas. p. 149, I-46100 Mantova (Italia) - fax 0376-245075
A.16, n.7-8; Sped.a.p. art.2,com.20/c,leg.662/96 filiale di MN- Autor.tribun.MN: 8.11.86,ccp 10799468
152
Messaggio del 25 maggio 2000:
“Cari figli! Gioisco con voi e in questo
tempo di grazia vi invito ad un rinnova-
mento spirituale. Pregate figlioli, affinché
lo Spirito Santo dimori in pienezza in noi,
così che possiate testimoniare la gioia a
tutti coloro che sono lontani dalla fede.
Pregate figlioli particolarmente per i
dono dello Spirito Santo, affinché nello
Spirito dell’amore ogni giorno ed in ogni
situazione siate più vicini al fratello e nella
speranza e nell’amore superiate ogni dif-
ficoltà.
Io sono con voi ed intercedo per ognu-
no di voi presso Gesù. Grazie per aver ri-
sposto alla mia chiamata”.
Lo Spirito Santo
dimori in pienezza in voi
Nel messaggio dello scorso aprile (vedi
Eco 151) Maria ci ha rimproverato di essere
troppo preoccupati delle cose materiali e
poco delle cose spirituali; in questo mese di
maggio esordisce dicendo: gioisco con voi e
questa affermazione riempie di consolazio-
ne, di gioia, di speranza i cuori di noi suoi
figli. Il suo sguardo, tenero e gioioso, ci ab-
braccia tutti, non per i nostri meriti ma per il
suo amore di madre.
Questo amore materno è subito ribadito
in seguito quando dice: in questo tempo di
grazia vi invito ad un rinnovamento spiri-
tuale. Con questo invito torna a rivolgerci il
richiamo del mese scorso alle
cose spiritua-
li; lei, che ci è realmente madre, sa di cosa
abbiamo bisogno e non si stanca di ribadir-
lo. In prossimità della Pentecoste ci suggeri-
sce di pregare affinché lo Spirito Santo di-
mori in pienezza in noi, infatti l’inabitazione
di Dio in noi, la vita di Gesù in noi, è opera
dello Spirito ed è possibile solo se lasciamo
che lo Spirito ci pervada in pienezza.
Maria, la
piena di grazia, è l’unica crea-
tura umana capace di essere completamente
pervasa dallo Spirito di Dio ed in lei Dio as-
sume la natura umana, si fa carne. Non è
pensabile di invocare lo Spirito senza lasciar-
gli spazio in noi; non è possibile ospitare Dio
nella nostra anima alla stessa stregua di un
sentimento o di un umano proposito, sia pure
buono e generoso; non è possibile affiancare
Dio ai nostri idoli, sia pure se li chiamiamo
ideali; il nostro Dio è un Dio geloso (Es 20,5;
Dt 5,9) che ci ama di un amore esclusivo,
incompatibile con altri amori.
L’amore di Dio per l’uomo si chiama
Gesù e Gesù non è barattabile con nessuna
cosa e nessuna persona al mondo! Ecco per-
ché dobbiamo preoccuparci delle cose spiri-
tuali e non di quelle materiali, ecco perché
dobbiamo invocare la pienezza dello Spirito
Santo in noi. O Gesù è in noi in pienezza o
non è in noi! Se è in noi, allora potremo dar-
lo agli altri, saremo capaci di testimoniare
nella gioia a tutti coloro che sono lontani
dalla fede e potremo rendere possibile agli
altri l’esperienza gioiosa dell’incontro con
Lui. Se non è in noi, invece, potremo al più
dare qualcosa di nostro, che, per quanto pos-
sa essere utile, risulta sempre inadeguato al
reale bisogno dell’uomo.
Maria ci invita, inoltre, a chiedere nella
preghiera i doni dello Spirito Santo per
essere ogni giorno ed in ogni situazione più
vicini al fratello. Non si tratta di un sem-
plice invito alla comprensione ed alla soli-
darietà, ma di qualcosa di infinitamente più
importante. Ancora una volta si tratta di es-
sere dispensatori dei doni di Dio, veicolo del
suo amore; si tratta di portare al fratello la
salvezza voluta e predisposta per lui da Dio,
garantita dal sacrificio di Cristo e facilitata
dall’intercessione di Maria; si tratta inoltre
di testimoniare con la vita che è possibile fare
esperienza di Dio già in questo mondo, nella
concretezza della nostra esistenza terrena;
nella sapienza e nell’amore, che sono doni
dello Spirito, sarà possibile superare ogni
difficoltà, sciogliere ogni dubbio, cogliere e
gustare la pace che deriva dalla sua presenza
e vivere nella sua consolazione le alterne vi-
cende della vita. Prendiamo sul serio questo
invito di Maria, lavoriamo senza stancarci
alla sua scuola.
Il Papa, a Fatima, nella omelia alla
S.Messa di beatificazione dei pastorelli Fran-
cesco e Giacinta, il 13 maggio di quest’an-
no, rivolto ai numerosi bambini presenti, li
esortava ad offrire preghiere e sacrifici per
la conversione dei peccatori e ad iscriversi
alla
scuola della Madonna, assicurando che
si progredisce più in poco tempo di sotto-
missione a Maria che durante anni interi di
iniziative personali, appoggiati soltanto su
se stessi (S. Luigi M. Grignion de Montfort,
Trattato della vera devozione a Maria,
n.155).
Da molti anni, a Medjugorje, Maria ci
esorta, ci invita, ci istruisce con pazienza in-
finita; prendiamo sul serio i suoi messaggi,
accogliamo i suoi suggerimenti e ricordia-
mo che questo tempo di grazia potrebbe
esserci tolto, perciò, cogliamo l’invito di
Maria a rinnovarci nello Spirito; Lei è con
noi ed intercede per ognuno di noi presso
Gesù. Cosa aspettiamo ancora?
* *
Messaggio del 25 giugno 2000:
“Cari figli, oggi vi invito alla preghie-
ra. Chi prega non ha paura del futuro.
Figlioli non dimenticate: Io sono con voi e
vi amo tutti. Grazie per aver risposto alla
mia chiamata.”
La preghiera libera
dalla paura del futuro
L’incertezza del futuro, sia sul piano in-
dividuale sia su quello sociale e addirittura
cosmico e il conseguente tentativo di con-
trollarlo e di indirizzarlo a nostro piacimento,
spesso condizionano pesantemente la nostra
vita.La causa di tante cupidigie, sopraffazioni
ed ingiustizie di singole persone come di in-
tere nazioni spesso risiede proprio nel tenta-
tivo di risolvere, sul piano puramente uma-
no, un problema che non può trovare solu-
zione definitiva nell’esclusivo ambito delle
nostre facoltà o capacità.
La pretesa di risolvere i problemi della
vita e dell’esistenza contando esclusivamente
sulle forze umane ha radici antiche, che af-
fondano nel primo peccato dell’uomo, e porta
inevitabilmente a disastrosi fallimenti. Nes-
suna forma di previdenza, nessuna tecnica
di previsione, nessuna programmazione può
cancellare l’incertezza del futuro e la conse-
guente paura che ad essa si accompagna.
Chi prega non ha paura del futuro, ci
dice Maria in questo messaggio brevissimo
ma essenziale. Non possiamo dare con le sole
forze umane soluzione a problemi che van-
no oltre le capacità umane; occorre fare rife-
rimento a Dio Creatore e trovare in Lui il
bandolo per dipanare la matassa; prescinde-
re da Dio significa autodistruggersi.
La preghiera consente di superare la pa-
ura del futuro non perché aliena o distrae
dalle preoccupazioni, ma perché risolve ra-
dicalmente il problema della nostra esisten-
za immergendoci nella Vita.
Pregare non è ripetere formule ma vivere
alla presenza di Dio, imparare ad asseconda-
re il suo progetto e quindi sentire la sua Vita
pulsare in noi, respirare la sua eternità; si
entra così in una dimensione nuova, scono-
sciuta al mondo e a chi vuole rimanere del
mondo, ma sperimentata concretamente dai
piccoli e dai semplici, dalle anime che sanno
e vogliono abbandonarsi a Dio ed al suo
amore.
Oggi vi invito alla preghiera ci ripete
ancora una volta Maria e ci assicura che chi
prega non ha paura del futuro e ciascuno
di noi, almeno qualche volta nella sua vita,
ha sperimentato la verità di queste parole.
Ma Maria non ci invita a trovare qualche
consolazione, fa molto di più; il suo è un invi-
to, anzi una chiamata, a vivere quotidiana-
mente questo stato di grazia; l’oggi di Maria è
ogni nostro giorno perché ogni nostra giorna-
ta, ogni istante della nostra vita, siano vissuti
non nella paura del domani, ma nella speranza,
nella luce e nella gioia che accompagnano sem-
pre, in qualunque circostanza lieta o triste del-
la nostra esistenza, la presenza di Gesù in noi.
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Figlioli, non dimenticate: Io sono con
voi e vi amo tutti. Dinanzi ad una tale di-
chiarazione cade ogni paura; solo se dimen-
tichiamo l’Amore di Maria per noi e la sua
vicinanza possiamo avere paura; ma per non
dimenticare occorre pregare, aprirsi nella
preghiera al suo ascolto; dobbiamo sempre
tenere presente che la preghiera non deve
essere
ascolto di noi ma ascolto di Dio; nella
preghiera noi dobbiamo liberare lo Spirito di
Dio che abita in noi e lasciare che sia lo Spi-
rito a pregare per noi, ad intercedere per noi,
a cogliere per noi la Volontà del Padre (Rm
8,26-27) .
Maria ci è Madre ed alla sua scuola pos-
siamo essere certi di crescere bene!
Mettiamo in pratica i suoi insegnamenti;
seguiamo alla lettera i suoi inviti e cogliere-
mo sempre più distintamente in noi la pre-
senza di Gesù; Lei è chiamata ad essere Ma-
dre per l’eternità ed il Figlio che Lei genera è
Gesù.
Nuccio
Maria nel dialogo
ecumenico delle Chiese
Il dialogo ecumenico con le altre Chiese
cristiane è uno degli obiettivi più importanti
che la Chiesa cattolica, dopo il Concilio Va-
ticano II, è chiamata a perseguire.
In questo cammino verso la piena comu-
nione le Chiese cristiane devono confrontar-
si su molte problematiche storiche e dottrinali,
tra cui anche la questione mariana, ossia il
ruolo della Vergine Maria nell’economia della
salvezza.
Occorre precisare che Maria non è mai
stata una causa di separazione tra le Chie-
se, al contrario essa ne è diventata la vittima
su cui nel corso dei secoli si sono ripercosse
le più gravi divisioni dottrinali.
Proprio per questa sua marginalità nel pro-
blema delle divisioni tra le Chiese, l’argomen-
to è relativamente nuovo del dibattito
ecumenico: il documento più significativo è
stato pubblicato nel 1992 al termine del con-
fronto tra cattolici e luterani negli USA.
In Francia, il Gruppo ecumenico di
Dombes ha stampato nel 1998 un interessan-
te documento su “Maria nel disegno di Dio e
nella comunione dei santi”. Questi testi co-
stituiscono un equilibrato punto di riferimento
per i futuri confronti; ad essi attingiamo e ri-
mandiamo per un’esposizione più analitica.
Attualmente la Chiesa cattolica conserva
nel
depositum fidei (deposito della fede) quat-
tro dogmi riguardanti Maria: la maternità
divina, la verginità perpetua, il concepimen-
to senza macchia e l’assunzione in cielo.
Nel proclamarli la Chiesa ha fatto ricorso
a due fonti che ne guidano la fede: la Sacra
Scrittura e la Tradizione. Lo scopo del dog-
ma non è fine a se stesso, ma è in funzione
cristologica: cioè aiuta a comprendere più
profondamente il mistero di Cristo. Questo
dovrebbe valere anche per i dogmi su Maria.
Il primo dogma è quello più antico, risale
infatti al Concilio di Efeso (431) che procla-
mò solennemente Maria
Theotokos cioè Ma-
dre di Dio in un periodo in cui nella Chiesa
vi fu una polemica (crisi nestoriana) che met-
teva in discussione la divinità di Gesù Cristo
riducendolo a solo uomo. Il Concilio di Efeso
riconoscendo a Maria il titolo di Madre di
Dio ribadiva ulteriormente la divinità di Gesù.
Su questa verità di fede tutte le Chiese
cristiane, ossia cattolica, ortodossa, anglica-
na e quelle riformate (protestanti) - che fino
all’ XI secolo erano unite - sono concordi.
Il secondo dogma, quello sulla verginità
perpetua di Maria, è una convinzione di fede
della Chiesa antica, espressa in tutte le sue
liturgie, un dato ampiamente accettato dalla
Tradizione della Chiesa indivisa e accolto
anche dai primi riformatori protestanti,
Lutero, Calvino e Zwingli (XVI sec). Qual-
che secolo più tardi però all’interno della ri-
flessione teologica protestante questo dato è
stato oggetto di revisione, per cui oggi non
c’è il consenso unanime delle Chiese rifor-
mate. La Chiesa Ortodossa e quella Anglica-
na invece accolgono questa verità di fede.
Gli ultimi due dogmi, quello dell’ Imma-
colata concezione e dell’Assunzione in cie-
lo, sono quelli che creano maggiori difficoltà
sul piano ecumenico.
Essi sono recenti: quello dell’Immacola-
ta risale al 1854 con papa Pio IX, afferma
che “La beatissima Vergine Maria nel primo
istante della sua concezione, per singolare
grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vi-
sta dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del
genere umano, è stata preservata immune da
ogni macchia di peccato originale” (bolla
Ineffabilis Deus).
L’Assunzione al cielo di Maria invece, è
stata proclamata verità di fede da Pio XII il
primo novembre 1950: “L’immacolata Ma-
dre di Dio sempre vergine Maria, terminato
il corso della vita terrena, fu assunta alla glo-
ria celeste in anima e corpo” (cost. apost.
Munificentissimus Deus).
La Chiesa ortodossa, che pur ha conser-
vato una spiccata devozione mariana tanto
nella liturgia quanto nella devozione popola-
re, ritiene che questi due ultimi dogmi siano
stati definiti e precisati dal Papa in modo il-
legittimo, senza ricorrere alla via conciliare,
utilizzando dell’infallibilità derivante dal suo
magistero (che per altro non gli riconosco-
no), e soprattutto senza che alcuna circostan-
za esteriore l’abbia obbligato (come accadde
invece, ad esempio, per il dogma della divi-
na maternità).
Tuttavia, al di là di questi pur non
trascurabili aspetti di forma, gli ortodossi
potrebbero accettarne il contenuto. Difatti fra
gli splendidi titoli mariani dei cristiani orien-
tali, uno dei più usati è quello di
Panàghia,
“Tutta pura”: che evidenzia la purezza inte-
grale e l’impeccabilità della Madre di Dio.
Per quanto riguarda l’Assunzione, lo stes-
so termine è talvolta usato dalla tradizione
orientale la quale però parla più spesso di
Dormizione per indicare il destino finale di
Maria sulla terra. La dottrina dell’Assunzio-
ne si pone inoltre sulla linea diretta dell’inse-
gnamento di san Giovanni Damasceno, l’ul-
timo grande padre della Chiesa orientale.
Le Chiese nate dalla Riforma invece han-
no formulato obiezioni più fondamentali ri-
guardo alle dottrine dell’Assunzione e del-
l’Immacolata concezione Per questi come per
altri punti dottrinali i protestanti - non senza
un’eccessiva rigidità - considerano verità fon-
dante di fede solo quanto è contenuto nella
Sacra Scrittura o nei simboli di fede della
Chiesa unita, nei quali non vi sono elementi
per dedurre gli ultimi due dogmi mariani.
Dal canto suo la Chiesa cattolica li ha
dedotto nel tempo, attraverso una riflessione
teologica di dati che solo in germe sono con-
tenuti nella Scrittura e nella più antica Tradi-
zione. Questo stesso principio di sviluppo
teologico del dogma la Chiesa l’ha adottato
anche per altri importanti aspetti dottrinali che
non sempre sono chiaramente esplicitati nel-
la Bibbia, quali ad esempio la definizione dei
sette sacramenti e l’infallibilità pontificia.
In estrema sintesi la critica protestante ri-
tiene che gli ultimi due dogmi mariani oltre a
non avere il necessario sostegno scritturistico,
rischiano di separare Maria dai comuni mor-
tali, elevandola dal suo stato di creatura (per
quanto eccelsa) ad uno parallelo a quello di
Gesù Cristo, anch’egli nato senza peccato e
asceso al cielo. Inoltre rilevano che essi, così
tardivi, sono stati proclamati al termine di un
dibattito secolare che - specialmente sull’Im-
macolata - ha visto contrapposti due schiera-
menti ugualmente autorevoli.
A queste critiche la Chiesa cattolica ri-
sponde con delle chiarificazioni che consen-
tono una corretta interpretazione dottrinale
e allontanano quelle ambiguità che oltre a
pregiudicare il cammino verso l’unità, defor-
mano la retta fede.
Maria, come ogni creatura, è stata anch’el-
la salvata da Cristo: più che essere stata “esen-
tata”, è stata “preservata” dal peccato origi-
nale, cioè ha goduto in anticipo la reden-
zione operata da Cristo.
Con una similitudine un po’ banale si po-
trebbe dire che è accaduto quello che oggi
accade quando si compra a credito: si può
godere subito del bene acquistato benché il
pagamento avverrà in seguito. Così Maria ha
goduto subito la pienezza dei frutti della re-
denzione che gli altri fedeli godranno più
avanti. E’ certamente un privilegio ma che
non la sottrae alla sorte degli altri uomini: solo
l’anticipa.
(continua)
Mirco
Il sangue dei martiri
è seme di nuovi cristiani
“E apparve una moltitudine immensa che
nessuno poteva contare, di ogni nazione, raz-
za popolo e lingua. Tutti stavano in piedi da-
vanti al trono e all’Agnello, avvolti in vesti
candide, e portavano palme nelle mani…
Essi sono coloro che sono passati attraverso
la grande tribolazione e hanno lavato le loro
vesti rendendole candide col sangue del-
l’Agnello… (Ap. 7, 9-14).
A questa moltitudine di fratelli e sorelle
nella fede il Santo Padre ha reso omaggio
domenica 7 maggio a Roma, in una comme-
morazione al Colosseo che ha visto ancora
una volta insieme, in preghiera, i rappresen-
tanti delle diverse Chiese cristiane.
Il modo più bello di portare avanti il cam-
mino di riconciliazione e il dialogo non pote-
va che essere quello di celebrare insieme la
memoria di coloro che, a prescindere dalla
fede di appartenenza, hanno saputo rendere
testimonianza della loro fedeltà a Cristo con
l’effusione del sangue.
Segno dell’amore di Cristo per la sua
Chiesa e dell’azione continua e vivificante
dello Spirito Santo è il fatto che in ogni epo-
ca della storia umana c’è sempre chi è pron-
to ad offrire la propria vita a Dio per i fratelli,
seguendo l’esempio del loro Pastore che dà
la vita per le pecore.
Il ventesimo secolo non fa eccezione, anzi
CRONACHE DEL GIUBILEO
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come il Santo Padre ha ricordato,
in tutto il
‘900, forse più ancora che nel primo periodo
del cristianesimo, c’è chi ha preferito farsi
uccidere piuttosto che venir meno alla pro-
pria missione.
La Croce di Cristo, simbolo di salvezza
per tutti i popoli e le sue braccia stese sul le-
gno della croce e aperte sul mondo intero, ci
ricordano che Egli ha dato la sua vita per
fare di molti un popolo solo. Allo stesso
modo, il martirio di molti fratelli e sorelle di
ogni lingua popolo e nazione ci invitano a
riflettere che solo nell’offerta della propria
vita a Dio, nella morte completa a se stessi
e alle proprie ragioni possono ricondurre
la Chiesa all’unità.
L’ecumenismo dei martiri e dei testimoni
della fede è il più convincente; esso indica la
via dell’unità ai cristiani del ventunesimo se-
colo. È l’eredità della croce vissuta alla luce
della Pasqua: eredità che arricchisce e sor-
regge i cristiani, mentre si avviano al nuovo
millennio.
La commissione vaticana incaricata di
redigere la lista di questi testimoni, ne pub-
blicherà un elenco di dodicimila, ma in occa-
sione della commemorazione ne sono stati
ricordati solo diciassette a rappresentarli tut-
ti. Sono stati ricordati i martiri del totalitari-
smo sovietico, le vittime del comunismo in
altre parti d’Europa, i martiri dell’intolleran-
za etnica (nazismo e fascismo) e tutti quei
fedeli missionari e indigeni che hanno perso
la vita in terra di missione: Asia, Africa, Ame-
rica Latina, Papua Nuova Guinea. In una pre-
ghiera è stato ricordato anche mons. Romero,
ucciso in San Salvador, recentemente ricor-
dato nel nostro giornalino in occasione del-
l’anniversario della sua morte.
Se il chicco di grano caduto in terra non
muore rimane solo; se invece muore porta
molto frutto”. Siano queste parole di Gesù,
che nascondono in sé tanta ricchezza, a gui-
dare i passi di ogni cristiano, di ogni battezza-
to, a vivere profondamente la propria voca-
zione battesimale e ad offrire a Dio la vita in
sacrificio di lode per la salvezza del mondo.
Attuale l’invito della Vergine a
Fatima: “Conversione e penitenza”
Il tredici maggio il Santo Padre si è reca-
to a Fatima per beatificare i due pastorelli,
Francesco e Giacinta Marto e, in quel clima
denso di emozioni e di tanta grazia, ancora
una volta è riuscito a stupire il mondo intero.
Contro l’aspettativa di chi, già da tempo,
avrebbe voluto che si dimettesse perché or-
mai incapace di guidare la Chiesa, il Papa ha
dimostrato invece di sapere bene ciò che vuo-
le e i suoi gesti e le sue decisioni manifesta-
no più che mai, agli occhi
dei piccoli del Van-
gelo, una grande sapienza divina.
Il suo pellegrinaggio a Fatima, il terzo del
suo pontificato, è stato (così egli ha detto al-
l’udienza generale del 17 maggio),
un ringra-
ziamento a Maria per quanto ha comunicato
alla Chiesa attraverso i veggenti e per la pro-
tezione accordatami durante il mio pontifi-
cato. Ed in effetti la sua gratitudine l’ha
espressa in maniera concreta offrendo a Ma-
ria l’anello episcopale offertogli dal Cardi-
nale Wyszynski pochi giorni dopo la sua ele-
zione e rendendo pubblica la terza parte del
segreto, prendendo atto dunque,
di quanto la
divina misericordia ha compiuto nel secolo
ventesimo grazie all’intercessione materna
di Maria.
Con la beatificazione dei due pastorelli la
Chiesa ha proclamato per la prima volta beati
due bambini pur non essendo martiri e questo
perché hanno dimostrato di vivere le virtù cri-
stiane in grado eroico, nonostante la loro tene-
ra età; la loro santità perciò non dipende dalle
apparizioni, ma dalla fedeltà con cui hanno
corrisposto al dono ricevuto dal Signore e da
Maria Santissima.
L’esperienza di quei giorni lasciamo che ce
la racconti chi ha avuto la fortuna di essere pre-
sente lì in quel luogo di grazia e di preghiera.
“Una folla immensa, costituita da 60.0000 fe-
deli provenienti da 24 nazioni, si è riunita a
Fatima, attorno al S.Padre, nei giorni 12 e 13
del mese di maggio di quest’anno giubilare.
Una folla esultante di gioia e, al tempo
stesso, capace di creare momenti di assolu-
to silenzio e di intenso raccoglimento, ha
detto il Papa nell’udienza di mercoledì 17 mag-
gio. Già nel pomeriggio del giorno 12, quando
il Papa, appena giunto, si è raccolto in preghiera
davanti alla Vergine, nella cappella delle ap-
parizioni, un silenzio surreale ha pervaso l’im-
mensa piazza; nessun rumore, nessuna voce,
nessuna occasione di distrazione; la folla stra-
ripante è entrata, in religioso silenzio, nella
preghiera muta del S.Padre, assorta e rapita in
lunghi minuti di intenso raccoglimento; un cuor
solo ed un’anima sola con il suo pastore, di-
nanzi a Maria; è comunione profonda, è espe-
rienza di divina presenza, è la Chiesa univer-
sale raccolta ed elevata in preghiera.
Analoga e più forte l’esperienza nel gior-
no della beatificazione dei piccoli Francesco e
Giacinta; c’era qualcosa di insolito nell’aria che
accomunava in una fratellanza reale e palpabile
gente di ogni lingua, razza, popolo e nazio-
ne, qualcosa di nuovo che interpellava ciascu-
no e da ciascuno sembrava attendere una ri-
sposta, ma, al tempo stesso, era come se Qual-
cuno altro avesse già risposto per te; e questa
sensazione allontanava ogni ansia, inondava il
cuore di pace, suscitava speranza, generava
lode e ringraziamento.
In quest’atmosfera svanivano le preoccu-
pazioni usuali, perdevano importanza i biso-
gni, anche i più legittimi e la vita scorreva più
semplice ed infinitamente più libera.
Siete troppo preoccupati delle cose ma-
teriali e poco delle cose spirituali, ci ha am-
monito la Madonna nel messaggio del 25 apri-
le u.s.; ebbene, a Fatima, nei giorni 12-14 del
mese di maggio 2000, la preoccupazione per
le cose materiali è venuta prodigiosamente a
mancare e le cose spirituali, che l’infinita bon-
tà e sapienza di Dio rivela ai piccoli ed agli
umili, hanno riempito ogni vuoto, soddisfatto
ogni attesa.
Come un gregge mansueto, condotto dai
pastorelli Francesco e Giacinta, la moltitudine
dei fedeli ha saputo trovare ristoro in un sorso
di acqua, riparo sotto le fronde di un albero,
riposo su sgabelli di fortuna generosamente
condivisi, sonno a ridosso di un muro, sotto un
panno o una coperta, uomini e donne, bambini
ed anziani, incuranti del freddo notturno, ad-
dormentati sotto lo sguardo amoroso di Maria.
E la sera, ogni sera, migliaia di fiaccole ad
illuminare la notte, a testimoniare in modo
estremamente semplice e, per ciò stesso, estre-
mamente efficace, che non c’è tenebra se cia-
scuno è disposto ad accendere nel suo cuore la
fiaccola della fede, se è capace di affiancare il
fratello nel cammino, se vuole procedere fra i
piccoli al seguito della bella Signora”.
Redazione
Fatima, la via
che porta al III millennio
Il tempo era maturo per svelare il ter-
zo segreto” ha affermato il Papa, il 13 mag-
gio scorso a Fatima, nel giorno della
beatificazione dei due pastorelli, Giacinta
e Francesco.
Il tempo era maturo: siamo nel giubileo
e ci affacciamo, come da una finestra, al III
millennio che si apre davanti a noi; ma è
anche la posizione ideale per volgere lo
sguardo sul secolo appena trascorso.
Volutamente dunque il S. Padre c’invita ad
alzare gli occhi da questa finestra.
Volutamente ci riporta nel cuore del mes-
saggio di Fatima e ci addita la santità dei
due pastorelli e il terzo segreto. Perché, ci
domandiamo? Perché Fatima è il segno dei
tempi, la chiave di lettura per capire il XX°
secolo. Perché Fatima è la spiritualità adat-
ta a questi tempi di cui Medjugorje è il pro-
lungamento e il compimento. Perché Fatima
è la via spirituale che ci porta al terzo mil-
lennio. Cercheremo di fare luce su questa
via spirituale tracciata dalla Madonna, af-
facciandoci da questa finestra sulla storia e
le sue svolte; sul presente col segno vivo di
Medjugorje e sul campo aperto del 2000 che
saremo noi a coltivare se sapremo ascolta-
re e seguire la Madre del Salvatore.
Chiedersi qual è, in ultima analisi, il
nucleo di questa via spirituale equivale a
chiedersi che cosa hanno vissuto i pastorelli
che oggi ci vengono presentati dalla Chie-
sa come beati.
Ebbene i capisaldi della spiritualità in-
dicata da N.S. di Fatima sono sostanzial-
mente tre: il Rosario, offrirsi per il mondo
e il Cuore Immacolato. Sono cose sempli-
ci, ma in fondo nella beatificazione dei
pastorelli, scorgiamo l’indicazione che que-
sta nuova via è per i piccoli. Due certezze
dunque: il terzo millennio sarà di Maria e
dei piccoli, in senso evangelico naturalmen-
te.
Il Rosario
“Voglio che recitiate il Rosario tutti i
giorni per ottenere la pace nel mondo e la
fine della guerra.” Sr. Lucia ha scritto, par-
lando dell’appello della Madonna al mon-
do da Fatima: “questo invito non vuole
riempire le anime di paura, ma è solo ur-
A Fatima il Papa rende omaggio alla Vergine
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gente richiamo, perché da quando la Vergine
Santissima ha dato grande efficacia al Santo
Rosario, non c’è problema né materiale né
spirituale, nazionale o internazionale che non
si possa risolvere col Santo Rosario e con i
nostri sacrifici. Recitato con amore e devo-
zione, consolerà Maria, tergendo tante lacri-
me dal suo Cuore Immacolato.”
Offrirsi per il mondo
“Volete offrirvi a Dio, pronti a soppor-
tare tutte le sofferenze che Egli vorrà man-
darvi, in riparazione dei peccati con cui Egli
è offeso, e per ottenere la conversione dei
peccatori?” I bambini risposero di si.
Prendiamo un esempio concreto per ca-
pire meglio il valore del Rosario e dell’of-
ferta per il mondo: il Papa.
Il terzo segreto è stato pubblicato il 26
giugno con il commento del Card. Ratzinger,
ma il Card. Sodano ne ha anticipato alcuni
tratti fondamentali il 13 maggio a Fatima.
Uno di questi è che i bambini videro un Ve-
scovo vestito di bianco cadere sotto i colpi
di arma da fuoco. Tutti i papi si erano aste-
nuti da rivelarlo.
Accadde proprio il 13 maggio 1981 in
Piazza S. Pietro. E qui si può intuire cosa
significa offrirsi per il mondo. Il Papa aveva
affermato:
la nostra società ha bisogno del
segno di un Papa sofferente. Adesso che è
stata rivelata una parte del terzo segreto, tut-
to diventa più chiaro: Giovanni Paolo II, nella
Via Crucis del ventesimo secolo è un segno
per il mondo, la sua sofferenza è un po’ come
quella dei due pastorelli. Sofferenza e pre-
ghiera, un binomio che per lui diventa sem-
pre più stringente col passare degli anni.
Ed il tempo dedicato alla preghiera è sem-
pre più lungo. P. Tadeusz Styczen, il confi-
dente del Papa, racconta:
per lui pregare è
come respirare, lo fa con naturalezza, ad ogni
momento…è sempre molto affabile con la
gente, s’intrattiene volentieri ma ad un cer-
to punto impugna il rosario, lo stringe sorri-
dendo come a far capire al suo interlocutore
che deve ritirarsi a pregare.
E questo può bastare per illustrare i pri-
mi due capisaldi della spiritualità di Fatima.
Il 3° punto è tuttavia il vero nucleo.
Il Cuore Immacolato
“Non ti scoraggiare - disse la Madonna
a Lucia
- il mio Cuore Immacolato sarà il
tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio.”
Questa è la via proposta da Maria! E Maria
ha indicato anche una meta:
“Dio vuole sta-
bilire nel mondo la devozione al mio Cuore
Immacolato”.
Come sono state corrisposte le attese di
Dio? Cosa possiamo fare oggi? E’ il momento
di affacciarci alla nostra finestra aperta sulla
storia.
Il Cuore Immacolato come rifugio e via
a Dio: non è una spiritualità per il singolo -
come una devozione - ma un’indicazione alla
Chiesa universale, poiché la Vergine stessa
chiese che il Papa consacrasse il mondo in-
tero, e poi la Russia, al suo Cuore Immaco-
lato.
Pio XI non lo fece. Pio XII tentennò in
un primo tempo ma poi, vedendo l’orrore
della II guerra mondiale, inaspettatamente,
il 31 ottobre 1942, in un radiomessaggio in
portoghese attuò la richiesta con queste pa-
role:
Al Vostro Cuore Immacolato in que-
st’ora tragica della storia umana, affidiamo,
consegniamo, consacriamo non solo la San-
ta Chiesa …ma anche tutto il mondo lacera-
to da funeste discordie.
Dopo neanche un mese, i tedeschi furo-
no sconfitti nella storica battaglia di El-
Alamein, in Africa del Nord, che aprì la por-
ta dell’Europa agli americani. Dopo qualche
mese con la sconfitta tedesca a Stalingrad,
Churchill disse: “
La ruota del destino si è
girata”. Aveva ragione perché la II guerra
mondiale si concluse in breve tempo.
Quale ricchezza di grazia si nasconde die-
tro questo mistero della consacrazione al
Cuore Immacolato, i fatti bastano de sé a spie-
garlo. Pio XII ne fu così impressionato che
in seguito, il 1/11/1950, ricorrendo alla sua
infallibilità, definì l’Assunzione in cielo di
Maria Dogma di fede, istituì numerose feste
e anni mariani, e, infine, sul letto di morte
lasciò come voto che ogni nazione, ogni dio-
cesi, ogni parrocchia e famiglia si consacras-
se al Cuore Immacolato di Maria.
Papa Pio XII aveva toccato con mano la
potenza del cuore Immacolato sul Cuore di
Suo Figlio. Questo è un segno dei tempi, cioè
una necessità per il tempo difficile che vi-
viamo, indicataci da Dio stesso attraverso la
Madonna.
Anche Giovanni Paolo II ha colto questa
necessità, perciò, l’8 ottobre prossimo, alla
presenza dell’episcopato mondiale, riunito
per il giubileo dei Vescovi, consacrerà il mon-
do e il terzo millennio al Cuore Immacolato.
Ed è desiderio del Papa che questa consacra-
zione sia preparata prima nei cuori, nelle fa-
miglie, nelle parrocchie, e poi nelle diocesi,
proprio come voleva Papa Pio XII.
Come possiamo noi, ora, nel tempo pre-
sente, concretizzare queste indicazioni con
semplicità? La risposta ci viene dalla storia,
anzi da un Papa semplice: Giovanni XXIII,
che volle che l’Italia come nazione si prepa-
rasse alla solenne consacrazione al Cuore
Immacolato attraverso un’iniziativa che egli
stesso benedisse
“Il pellegrinaggio delle
meraviglie” come fu chiamato il percorso
della Madonna pellegrina di Fatima per tutta
l’Italia nel 1959.
A conclusione del pellegrinaggio, il 13
settembre, il Papa stesso consacrò l’Italia al
Cuore Immacolato. Abbiamo dunque, dalla
nostra finestra, gettato uno sguardo sui “ti-
monieri” della Chiesa passata, presente e fu-
tura, con quest’iniziativa promossa dall’at-
tuale Santo Padre.
In che senso Medjugorje
è il compimento di Fatima?
Credo che Medj. sia stato già chiaramen-
te annunciato dalla Madonna a Fatima.
Ecco le parole di sr. Lucia in una lettera a
P. Agostino Fuentes del 1958: “
La Madonna
mi ha ripetuto che i rimedi ultimi dati al mon-
do sono : il Santo Rosario e la devozione al
Cuore Immacolato di Maria. Poi mi disse
che, esauriti gli altri mezzi disprezzati dagli
uomini, ci offre con tremore l’ultima ancora
di salvezza: la SS. Vergine in persona, le sue
numerose apparizioni, le sue lacrime, i mes-
saggi dei veggenti sparsi in tutte le parti del
mondo.”
Questa mi sembra la caratteristica fonda-
mentale di Medjugorje: lì la SS. Vergine ha
donato la sua persona; in questo senso è
ultima àncora di salvezza. Da 19 anni, la Ma-
donna discende ogni giorno sulla terra e la
novità non sta tanto nelle sue parole quanto
nell’efficacia della sua presenza: ogni gior-
no il suo cuore di Madre è lì aperto e tutti
possono attingere, quasi “rubare”, le grazie
come da un pozzo senza fondo. E cosa po-
tremmo volere di più? Se abbiamo capito
questo, allora abbiamo colto l’essenza del
terzo segreto di Fatima, nonché il senso pro-
fondo delle apparizioni di Medj. e con esso
anche il desiderio del cuore di nostra Madre
che è il desiderio di Dio. Perciò non ci
attardiamo, corriamo a quella fonte! Consa-
criamoci e portiamo gli assetati a questo
“Cor
Immacolatum”, “Vaso e ricettacolo di tutti i
misteri.” (S. Gregorio taumaturgo).
L’ultima parola è a Maria: “
Alla fine, il
mio Cuore Immacolato trionferà.
Nicola
* Come abbiamo accennato, il 26 giu-
gno la Congregazione per la dottrina della
fede ha completato la rivelazione della terza
parte del segreto di Fatima, acompagnata dal
commento teologico del Card. Ratzinger e
dall’introduzione storica di Mons. Bertone.
Pubblichiamo il testo integrale e ci ri-
serviamo di continuare le nostre riflessioni
più approfonditamente nel prossimo nume-
ro di Eco.
La terza parte del segreto rivelato il 13
luglio 1917 nella cova di Iria-Fatima, così
come è stata scritta da suor Lucia il 3 gen-
naio 1944:
“Scrivo in atto di obbedienza a voi mio
Dio, che me lo comandate per mezzo di sua
Eccellenza Reverendissima il signor Vesco-
vo di Leiria e della Vostra e Mia Santissi-
ma Madre. Dopo le due parti che ho già
esposto, abbiamo visto a lato sinistro di
nostra Signora un poco più in alto un An-
gelo con una spada di fuoco nella mano
sinistra; scintillando emetteva fiamme che
sembrava dovessero incendiare il mondo;
ma si spegnevano al contatto dello splen-
dore che Nostra Signora emanava dalla sua
mano destra verso di lui:
L’Angelo indicando la terra con la
mano destra, con voce forte disse: Peni-
tenza, Penitenza, Penitenza.
E vedemmo in una luce immensa che è
Dio: “Qualcosa di simile a come si vedo-
no le persone in uno specchio quando vi
passano davanti, un Vescovo vestito di
Bianco abbiamo avuto il presentimento che
fosse il Santo Padre. Vari altri vescovi, Sa-
cerdoti, religiosi e religiose salire su una
montagna ripida, in cima alla quale c’era
una grande Croce di tronchi grezzi come
se fosse di sughero con la corteccia; il Santo
Padre, prima di arrivarvi, attraversò una
grande città mezza in rovina e mezzo
tremulo con passo vacillante, afflitto di
dolore e di pena, pregare per le anime dei
cadaveri che incontrava nel suo cammino;
giunto alla cima del monte, prostrato in
ginocchio ai piedi della grande Croce ven-
ne ucciso da un gruppo di soldati che gli
spararono vari colpi d’arma da fuoco e
frecce, e allo stesso modo morirono gli uni
dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi
e religiose e varie persone secolari, uomi-
ni e donne di varie classi e posizioni.
Sotto i due bracci della Croce c’erano
due Angeli ognuno con un innaffiatoio di
cristallo nella mano, nei quali raccoglie-
vano il sangue dei Martiri e con esso irri-
gavano le anime che si avvicinavano a
Dio”.
background image
Come la presenza di Gesù
trasfigura la sofferenza
Giornata di particolare grazia oggi. Nella
mia stanza di ospedale ho potuto celebrare
l’Eucarestia ed ho ricevuto nuovamente
l’unzione degli infermi, per mano del Vesco-
vo di Nazareth, alla presenza di religiosi e
religiose. Una pausa di letizia, persino sensi-
bile, che ha lasciato tracce anche nei giorni
seguenti, segnando un certo benessere pure
nel fisico. La preghiera dei fratelli mi ha av-
volto ineffabilmente; una sorta di abbraccio
delicato e intenso, sortita della migliore cari-
tà di Cristo, diffusa nei loro cuori. I segni di
affetto non finivano mai; li sentivo rivolti a
quel Gesù che in piccola misura lasciavo tra-
sparire dalla mia condizione, ma che la loro
fede sapeva individuare bene e magnificare,
valorizzando tutto di me, lasciandomi dolce-
mente amato e assai deliziato di affetti frater-
ni.
Gesù, mio fratello e mio Dio, dopo così
grandi effusioni di grazia sono indotto a con-
siderare tanto vicino il mio inserimento nel-
la comunione dei santi del cielo! Avverto che
la contemplazione intensa di Te è infinitamen-
te efficace nel farci riconoscere e vivere come
fratelli in parole ed opere. E anche questo
genera desideri di cielo…
Signore mio, queste degustazioni mi
preludono forse al banchetto? E il banchetto
non fu subito seguito alla degustazione? Af-
frettati dunque perché non suonino inganne-
voli i tuoi doni per la lunga attesa e non delu-
dano la debole speranza del mio cuore. Nella
ricchissima liturgia di oggi, ho sentito l’eco
della liturgia del cielo…
Non passò molto tempo che due inservien-
ti dell’ospedale di religione diversa, si avvi-
cinarono a me con fare pensoso e mi chiese-
ro: “Perché vengono tante persone a trovar-
ti? E parlano a lungo con te, sei forse una
persona importante? Ne vengono di tutte le
categorie, lingue, razze: cosa cercano? Noi
lavoriamo qui e non sappiamo nulla!”. Rispo-
si: “Sono tutti appassionati di Gesù, essi lo
sanno scorgere sotto le sembianze misera-
bili del mio penare e del mio amare. È la
loro fede e la loro lungimiranza ad affascina-
re me, è la mia amata e lieta nullità che affa-
scina loro. Ma tutti siamo ugualmente affa-
scinati da Gesù. Senza di Lui ci è impossi-
bile vivere: ebrei che vengono a parlarmi del
Vangelo di Gesù, drusi che mi ricordano il
nostro amore fraterno al di là della religione,
della razza; musulmani che apprezzano l’ab-
bandono a Dio misericordioso…; i cristiani
che vedono Gesù e lo vorrebbero vedere spes-
so, più spesso… È Gesù la persona impor-
tante!”
Durante la liturgia degli infermi, abbia-
mo pregato per tanti di questi motivi. Alla fine
della preghiera dei fedeli, il Vescovo solleci-
tò anche me a formulare qualche preghiera
particolare. Purtroppo non avevo neppure la
forza di parlare e per di più la stanza era gre-
mita di persone al punto da togliere l’ossige-
no alla mia faticosa respirazione. Declinan-
do l’invito, mi rammaricai di non aver potuto
esprimere quello che avevo in cuore. In real-
tà avrei voluto pregare per un mio confratello
più anziano che si trovava in un altro ospeda-
le della città; poi avrei formulato una preghie-
ra personale che suonava pressappoco così:
“Prego Gesù che, quando avrò finito di sten-
dere le braccia sulla croce, possa gettarglie-
le al collo, una volta per sempre per i secoli
eterni.”
L’Eucaristia, cuore del Giubileo
Quando il Concilio Vaticano II ha parlato
dell’Eucaristia, non poteva trovare di meglio
che definirla “fonte e apice di tutta la vita
cristiana” (LG 11). Il Padre non poteva dar-
ci di più che donarci il Figlio. Gesù non pote-
va darci di più che donarci se stesso.
“Dopo
aver amato i suoi che erano nel mondo, li
amò sino alla fine” (Gv 13,7).
Vediamo come l’Eucaristia esprima il cul-
mine dell’amore di Gesù per noi, consideran-
dola nei suoi tre aspetti fondamentali:
1. È sacrificio: “Questo è il mio corpo
che è dato per voi… Questo è il mio sangue
versato per voi”.
2. È il cibo della vita nuova: “La mia
carne è vero cibo… Il mio sangue è vera be-
vanda”.
3. È costante presenza: “Resterò con
voi fino alla fine dei tempi”.
L’Anno Giubilare accentua la necessità
della Comunione Eucaristica come una della
condizioni per l’acquisto di ogni indulgenza.
Ma ha anche voluto porre, nel centro dell’An-
no stesso, una speciale considerazione sul-
l’Eucaristia, indicendo il Congresso Euca-
ristico Internazionale, dal 18 al 25 giugno.
Propongo ai lettori qualche breve consi-
derazione sull’Eucaristia, sacrificio-sacra-
mento-presenza, perché ognuno si interro-
ghi con senso pratico:
Che cosa è per me il sacrificio della Mes-
sa? Che cosa è per me il sacramento della
Comunione? Che cosa è per me la continua
permanenza di Gesù in tutti i tabernacoli del
mondo?…
Sacrificio
Assisto alla Messa: Gesù si sta immolan-
do per me: ecco fino a che punto mi ama. Lui
sa che quello è il solo sacrificio degno del
Padre, il solo sacrificio capace di espiare i
miei peccati.
“Fate questo in memoria di me”
non è soltanto un ricordo, ma un’attuazione;
è rendere presente l’unico sacrificio della
Croce. È Gesù vivo e risorto che si offre con-
tinuamente al Padre per la nostra salvezza.
Come assisto alla Messa, con quale im-
pegno?
Sono andato per 26 anni da Padre Pio. Non
c’è dubbio che Padre Pio, ad ogni Messa ri-
viveva la Passione del Signore. Era un fatto
evidentissimo per tutti i presenti che segui-
vano il rito con lo sguardo fisso sul suo vol-
to. Ed è un fatto confermato tante volte dalle
sue stesse parole a tal punto che sono arriva-
to a questa conclusione: il sacrificio della
Messa rende presente in modo incruento il
sacrificio della Croce. Ma nelle Messe di Pa-
dre Pio la partecipazione del celebrante era
ogni volta cruenta; e spesso con visibile spar-
gimento di sangue che fuoriusciva dalle sue
stimmate. Noi non siamo Padre Pio. Ma c’è
modo e modo di partecipare alla Messa con
qualcosa di nostro.
Ad un convegno di liturgisti di tanti anni
fa, alla domanda: che cosa raccomandare ai
fedeli, quali sentimenti suggerire quando as-
sistono alla Messa? La risposta fu unanime:
suggerire l’offerta di se stessi, accettando la
situazione concreta e quotidiana della loro
vita, salute, lavoro, circostanze o difficoltà
particolari. Quei liturgisti partivano dal pre-
supposto che i sentimenti di Gesù, durante la
passione, erano di continua accettazione del-
la volontà del Padre:
“Si faccia come tu vuoi,
non come voglio io”.
Un santo sacerdote, sia pure con una pic-
cola forzatura che non invalidava la sostan-
za, pregava così: “Signore, al mattino io sono
il sacerdote, tu la vittima e ti offro al Padre.
Nel resto della giornata tu sei il sacerdote, io
la vittima e mi offri al Padre”. In tal modo la
sua giornata era una continua offerta a Dio,
quasi in risposta alla Messa.
Sacramento
Invito a rileggere a questo proposito il
capitolo VI del Vangelo di Giovanni, da cui
traggo qualche frase.
“Io sono il pane di vita.
Se qualcuno mangia di questo pane vivrà in
eterno. Se non mangiate la carne del Figlio
dell’uomo e non bevete il suo sangue, non
avrete la vita in voi.
Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell’ultimo giorno. Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue rimane in me ed io in
lui. Chi si ciba di me vivrà per me; chi si ciba
di questo pane vivrà per sempre”.
Il Vescovo ha reso tutto così semplice e
decoroso, da lasciarmi trasportare del tutto
da ciò che avveniva sacramentalmente.
L’unzione mi riportava a Gesù, mi mette-
va nelle sue mani benedicenti e salvifiche
Il mio intimo sembrava dire: “Prenditi gloria
in me come meglio credi! Tu conosci tutto di
me e ciò mi toglie da qualsiasi impiccio di
sapere e di non sapere”(…)
Naufragare in Te è ormai un desiderio
bramoso e intrattenibile, un gemito nello Spi-
rito Santo. O Spirito Santo di Dio, vieni.
Quanto spesso il mio cuore ti chiama… ora
soprattutto che a motivo dei nuovi sviluppi
della malattia, mi sento chiamato a Te con
nuovo vigore. Combattuto tra l’arsura e il
gonfiore, per istinto di grazia, medito sull’ac-
qua viva che sgorga dal cuore di Cristo e dai
credenti in Lui, come simbolo dello Spirito
Santo, la cui sorgente beatificante è già in
noi. Beata infermità delle mie membra, che
mi fa sempre più scorgere tanta grazia in me!
Quando in qualche momento di crisi, mi
pare di avvicinarmi a Gesù attraverso il pe-
noso soffocamento e lo smarrimento del col-
lasso o la devastante impressione di perdere
la testa dal dolore… ti invoco, stendo le mani
verso di Te e canto la Volontà di Dio che,
quando vorrà, deciderà di portarmi con sé.
Alle volte mi pare che il velo che ci separa
sia una cosa da nulla: basterebbe solo
un’accentuazione maggiore della crisi,
un’acutizzazione in più del dolore, un pizzi-
co in più di smarrimento, un piccolo strappo.
E Tu sei lì, dietro quella fragilissima parete,
forse ancora più ansimante di me, penando
più di me, bramando oltre ogni misura, in un
accenno di abbraccio più fremente del mio!
Soffriamo insieme, Gesù mio, ancora questi
attimi di attesa!
(…) Come mi piacerebbe contemplarti
direttamente al di là del velo della vita terre-
na, per misurare con cura i battiti del tuo
Cuore, i fremiti di tutto il tuo essere… li vor-
rei conoscere per annunciare ai miei fratelli
chi sei realmente e quale potente eco hanno
in te le nostre condizioni terrene, ma cono-
scerti così bene è già paradiso ed è necessa-
rio attendere, fino a non accorgermi più dove
realmente sono… forse perché ti ho già cinto
il collo con le mie braccia emaciate, bianche,
ridotte a nulla… ma tanto innamorate!
(Testimonianza di un sacerdote carmelitano,
P. Maurizio Vigani, morto a 62 anni in Israele)
background image
Quale profonda unione tra noi e Gesù!
Veramente possiamo dire con S.Paolo:
”Non
sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
(Gal 2,20). Ma non possiamo dimenticare gli
ammonimenti di S.Paolo a proposito della
Comunione.
“Chiunque mangia il pane o
beve il calice del Signore indegnamente, è reo
contro il corpo e il sangue di Cristo. Ciascu-
no esamini se stesso, chi mangia e beve sen-
za discernimento il Corpo, mangia e beve la
sua condanna” (1 Cor 11,27-28). Noi sacer-
doti notiamo troppe comunioni e troppe
poche confessioni. Per potersi comunicare
bisogna essere in grazia di Dio; se no è ne-
cessario che prima ci si confessi. Non basta
un atto di pentimento, occorre invece la con-
fessione sacramentale.
L’Eucaristia è cibo del cristiano, ossia di
chi vive in Cristo. È fortezza, è conforto, è
grazia poiché ci dà addirittura l’autore della
grazia. Facciamo spesso la Comunione, ma-
gari tutti i giorni o almeno la domenica. L’Eu-
caristia viene consacrata nella Messa e la Co-
munione integra la partecipazione ad essa.
Presenza permanente
Gesù è sempre presente in mezzo a noi,
vivo con tutta la sua divinità e umanità, in
tutti i tabernacoli del mondo. Egli ci aspetta
e ci invita per adorarlo, per consolarci per
darci tutto. Quante guarigioni materiali e spi-
rituali sono avvenute davanti a Gesù
Eucaristico, e quante decisioni prese, indirizzi
di vita, iniziative apostoliche, illuminazioni
ricevute. Spesso si va a cercare consiglio a
destra o a sinistra; talvolta ci si rivolge a un
cartomante, a un guaritore, a un carismatico
e non si va da Gesù. Eppure il Signore ha
previsto tutto e ha accettato. Ha previsto l’ab-
bandono e la solitudine; ha previsto i sacrile-
gi e il disprezzo. Penso alle profanazioni
eucaristiche, alle comunioni sacrileghe, ai
furti d’ostie per fornire messe nere o riti sata-
nici…
Quanto c’è da riparare! Sono sorte con-
gregazioni di suore adoratrici in cui giorno e
notte l’Eucaristia è solennemente esposta per
l’adorazione di queste anime generose. In
tutte le città c’è qualche chiesa col Santissi-
mo esposto all’adorazione dei fedeli. Per ogni
bisogno, per ogni ricorrenza lieta o triste, il
primo nostro pensiero deve essere quello di
rivolgerci a Gesù presente nel tabernacolo.
Io l’ho capito? Quanto approfitto di que-
sta stupenda presenza?
Don Gabriele Amorth
(da Medjugorje Torino)
A Roma il Congresso
Eucaristico del 2000
A sottolineare i vari aspetti dell’Eucari-
stia, a farne comprendere l’importanza, sono
sorti i vari Congressi Eucaristici.
Così, anche in quest’anno giubilare ha
avuto luogo a Roma il XVII Congresso
Eucaristico Internazionale, iniziato il 18 giu-
gno in Piazza S.Pietro, e conclusosi il 25 giu-
gno, festa del Corpus Domini, con la solen-
ne Messa celebrata dal Santo Padre.
Il tema scelto è:
“Gesù Cristo unico Sal-
vatore del mondo, pane per la nuova vita”.
È chiaro il riferimento al sacrificio
salvifico che si rinnova nella Messa e il nu-
trimento che sostiene la vita del cristiano. È
un invito per tutti ad approfondire una buona
volta la necessità e l’influenza dell’Eucari-
stia per ciascuno di noi. Una settimana in ado-
razione davanti all’Eucaristia; una settimana
di canti, di inni, di preghiere, di silenzio. Tut-
ta la Chiesa e tutto il mondo hanno volto lo
sguardo verso la Chiesa Madre di Roma, che
ha celebrato il Grande Giubileo dell’Anno
2000; questo Congresso Eucaristico Interna-
zionale è stato definito, a ragione da Giovan-
ni Paolo II, il “cuore del Giubileo”.
L’Eucaristia, cuore della Chiesa e cuo-
re del Giubileo, è il cuore del mondo!
Lo si voglia o no, questa è la verità tra-
sformante e trasfiguratrice del cristianesimo:
senza l’Eucaristia non c’è Chiesa e senza
Chiesa non vi è l’Eucaristia. Gesù pane, Gesù
vita, diventa cibo e bevanda di salvezza.
Chi non ha fede, vede l’Eucaristia come un
fatto devozionale, interno alla vita della Chie-
sa cattolica; sta a noi, invece, testimoniare con
i fatti che non è così, che questo sacramento
può trasformare il mondo.
Quattro catechesi, affidate ad altrettanti
cardinali, hanno trattato i seguenti temi : “Eu-
caristia sorgente di cultura”; “Eucaristia, con-
versione e riconciliazione”; “Eucaristia, pre-
senza di Cristo in mezzo agli uomini”. Temi
che sono ritornati, insieme alla missione, an-
che tra gli argomenti - guida delle singole
giornate senza naturalmente dimenticare gli
aspetti della spiritualità e della preghiera. In
quasi tutte le parrocchie romane, infatti, c’è
stata
l’adorazione eucaristica perpetua sia di
giorno che di notte. E questa volta, a diffe-
renza dei singoli giubilei di categoria, tutto il
popolo di Dio è stato invitato a partecipare:
adulti, confraternite, bambini che hanno ap-
pena fatto la prima comunione, giovani, ve-
scovi di 90 conferenze episcopali di tutto il
mondo e religiosi. Naturalmente non sono
stati trascurati gli ammalati, per i quali sono
state predisposte visite di casa in casa da par-
te dei sacerdoti e S. Messe negli istituti di
cura lungo tutta la settimana.
Giovanni Paolo II è intervenuto ben quat-
tro volte nel corso di questa settimana: al-
l’apertura, alla catechesi del mercoledì, alla
Messa e processione del
Corpus Domini, alla
Statio Orbis conclusiva di domenica 25 giu-
gno. Questo sottolinea l’importanza che il
Pontefice dà al Congresso, posto a metà del
Giubileo, in quanto anno intensamente
eucaristico.
Red.
Coraggio: fatevi santi!
Domenica 21 maggio il SantoPadre ha ca-
nonizzato 27 beati messicani, quasi tutti
martiri, vittime tra il 1915 e il 1937 del peri-
odo rivoluzionario che portò, tra l’altro a una
feroce persecuzione anticattolica.
Venticinque sono sacerdoti e laici fucilati
o impiccati per il loro essere credenti a cui si
aggiungono un sacerdote e una suora che si
distinsero invece nel campo della carità. Con
la loro vita sono stati testimoni di una com-
pleta donazione a Dio o attraverso la strada
del martirio o attraverso quella del servizio
ai poveri.
Secondo alcuni dati forniti da Radio
Vaticana, sono 297 i santi proclamati da Gio-
vanni Paolo II, in proporzione uno in più ri-
spetto a quelli proclamati dal 1594 a Paolo
VI compreso; per quanto riguarda i beati, Gio-
vanni Paolo II ne ha proclamati 989, mentre
quelli proclamati dal 1609 al pontificato di
Paolo VI incluso erano stati solo 808.
Il prossimo 1° ottobre verranno canoniz-
zati 120 martiri in Cina (cinesi e stranieri).
Il 1° ottobre cade anche il 51° anniversario
dell’avvento dei comunisti al potere in Cina,
per questo motivo l’annuncio della
canonizzazione che è stato fatto il 10 marzo
scorso, non è piaciuto molto a Pechino che
ha fatto sapere, attraverso l’
Ansa, che spera
che il Vaticano non faccia nuovamente cose
che feriscano i sentimenti dei cinesi.
È solo Cristo
la porta dell’eternità
I Vescovi dell’Emilia Romagna si sono
riuniti a Bologna per porre rimedio al pro-
blema dello spiritismo che dilaga a macchia
d’olio negli ultimi tempi; a causa del molti-
plicarsi di morti violente tra giovani e adole-
scenti, molti genitori scelgono infatti di se-
guire la strada dello spiritismo per potersi
mettere in contatto con loro.
Il problema ha portato a riflettere sulla
possibilità di incrementare all’interno della
Chiesa una pastorale adeguata che sia in gra-
do di rispondere alle richieste di aiuto di co-
loro che si trovano nel dolore per la perdita
di una persona cara, come le visite alle fami-
glie e incontri di preghiera.
L’alternativa proposta dai vescovi è di dif-
fondere nelle comunità cristiane un nuovo
ministero, il “ministero della consolazione
attraverso l’evangelizzazione del senso cri-
stiano della morte, della risurrezione e della
comunione dei santi. È importante non la-
sciare sola la famiglia nel dolore, ma, a tal
fine occorre organizzare gruppi formati da
persone dotate di una particolare sensibilità
umana e spirituale (es. da chi ha già provato
la stessa esperienza di dolore), con il compi-
to di aiutarla a vivere, alla luce della fede,
questo momento difficile.
Un altro aspetto (tutt’altro che seconda-
rio) è quello di aiutare queste persone a tro-
vare un giusto contatto con i loro cari at-
traverso la preghiera.
Il Concilio Vaticano II a questo proposito
infatti dice
“Alcuni tra i suoi discepoli (della
Chiesa) sono ancora in cammino sulla terra,
altri hanno lasciato questa vita e sono sotto-
posti a purificazione, altri infine godono la
gloria del cielo contemplando chiaramente
Dio stesso uno e trino così come egli è; tutti
però in gradi e modi diversi, comunichiamo
nella stessa carità verso Dio e verso il pros-
simo… Infatti coloro che sono in Cristo e ne
possiedono lo Spirito, formano insieme una
sola Chiesa e in lui sono congiunti gli uni
gli altri. L’unione di quelli che sono ancora
in cammino con i fratelli che sono morti nel-
la pace di Cristo non viene interrotta dalla
morte, ma, come da sempre crede la Chiesa,
viene invece consolidata dalla comunione
nei beni spirituali” (LG 49: EV 1/419).
È con la carità e la preghiera, infatti più
che con qualunque altro mezzo, che si può
aiutare chi è colpito dal dolore ad uscire dal-
la disperazione e dalla solitudine dell’incom-
prensione, perché la strada della preghiera non
delude, ma al contrario ci conduce diretta-
mente alla nostra unica speranza: Gesù Cri-
sto.
L’Eco di Maria è gratuito e vive solo di
libere offerte, da spedire attraverso il
nuovo numero di c.c.p. 14124226 o tra-
mite bonifico bancario intestato a Eco di
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ordinate CAB 11504, ABI 5024.
Anche
con il tuo contributo Eco potrà continua-
re la sua missione nel mondo Grazie!
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La fede salva i giusti
In Ruanda, il vescovo di Gikongoro,
Mons. Augustin Misago, detenuto dal 14
aprile 1999 nella prigione di Kigali per il qua-
le era stata chiesta la pena di morte, è stato
assolto il 15 giugno da tutte le accuse; queste
risalivano al 1994, quando imperversavano
nella regione gli scontri tra tutsi e hutu.
Il vescovo era infatti accusato di essere
stato complice degli eccidi che provocarono
la morte di 150mila tutsi nella sua diocesi e
di essersi rifiutato di accogliere i rifugiati,
accusa che era stata per altro smentita dalla
testimonianza di un giovane che, secondo la
pubblica accusa doveva essere morto insie-
me ad altri nove ragazzi negli scontri del ’94
ma che invece davanti ai giudici ha racconta-
to di essere stato salvato, con gli altri ragaz-
zi, proprio da Mons. Misago.
Piuttosto il motivo della sua presunta con-
danna era da ricercare nel fatto che in tutti
questi anni non ha mai cessato di denunciare
la violenza e di chiedere giustizia per le vitti-
me sia tutsi che hutu, e quando nella sua dio-
cesi, nel 1995 furono commessi dei massacri
di hutu egli non esitò a reclamare l’apertura
di un’indagine ufficiale.
Il 10 maggio il Santo Padre, di fronte alle
notizie della richiesta della pena capitale,
aveva inviato al vescovo un telegramma nel
quale gli rinnovava la sua vicinanza e quella
di tutta la Chiesa e gli auspicava inoltre, di
poter presto tornare alla guida della sua co-
munità diocesana.
Il 17 maggio il vescovo Misago così ri-
spondeva al Santo Padre: “Santo Padre, chi
ha l’onore di rivolgersi a lei per iscritto, è uno
dei vostri figli, vescovo di Gikongoro, dete-
nuto nella prigione di Kigali dal 14/04/99. Mi
è pervenuto il suo commovente messaggio,
un messaggio paterno di conforto e di soste-
gno. È giunto al momento giusto, cioè al
momento cruciale in cui il Pubblico ministe-
ro ha appena richiesto contro di me la pena
di morte: una misura che considero totalmente
ingiusta e senza fondamento.
Santo Padre, desidero ringraziarla dal pro-
fondo del cuore per i suoi gesti di solidarietà
e di compassione…”
La vicenda del vescovo Misago, legata a
fatti di politica interna ed estera, diventa
emblematica di una situazione molto delica-
ta che l’Africa sta vivendo negli ultimi anni.
Il cardinale Tomko, Prefetto della congre-
gazione per la Propaganda della fede, com-
menta quest’evento ricordandoci che in mol-
ti paesi d’Africa esiste una persecuzione con-
tro la Chiesa e non è stato preso di mira solo
mons. Misago. Nell’Africa centrale e nella
regione dei Grandi Laghi, si tenta di indebo-
lire la Chiesa con diversi pretesti e molti cri-
stiani sono stati uccisi, vittime di false accu-
se, regolamenti di conti ecc. Sembra che in
Africa si stia adottando la stessa strategia in
uso in America Latina negli anni Settanta,
quando per indebolire la testimonianza della
Chiesa, si colpirono i vescovi e si favorì la
diffusione di sette e ideologie.
“Ritornate al primitivo fervore”
La chiamata alla santità:
motivo centrale della presenza
di Maria a Medjugorje
(Continua da Eco 151)
La Regina della Pace ci guida alla santità
attraverso un percorso spirituale interamente
positivo, del tutto esente da ripiegamenti
pietistici e da malintese attitudini pseudo-
vittimistiche, totalmente pervaso dalla luce
della vita in Dio, che ci libera dai pesi della
nostra vecchia umanità ferita dal peccato per
introdurci sempre più pienamente nella gioia
della nuova creazione e della libertà dei figli
di Dio:
“Cari figli!… Vi invito alla grande
gioia e alla pace che soltanto Dio dona (mess.
25.03.1989)
…desidero continuamente intro-
durvi nella gioia della vita. Desidero che cia-
scuno di voi scopra la gioia e l’amore che si
trovano soltanto in Dio e che solo Dio può
dare” (mess.25.05.1989).
Facendo eco al severo giudizio evangeli-
co “quanto stretta è la via e angusta la porta
che conduce alla vita.” (Lc.13,24), Lei ci ri-
corda che il cammino della santità richiede
grande impegno e vigile perseveranza
: “Già
da anni siete invitati alla santità, però siete
ancora lontani. Io vi benedico.” (mess.
25.03.1989).
Nei messaggi più recenti la Madonna sem-
bra rivolgersi particolarmente a quanti hanno
deciso di intraprendere il cammino della con-
versione, esortandoli a compiere nuovi più
maturi e decisivi passi spirituali sulla via del-
la santità, per diventare realmente
“strumenti
nelle sue mani per la salvezza del mondo
(mess.25.03.1994),
capaci di riversare il dono
della santità su tanti altri fratelli. Su coloro che
il sensibilissimo Cuore di Maria vede, ben al
di là delle apparenze, affamati e assetati della
verità dell’amore divino:
“Desidero, figlioli,
che voi tutti che avete sentito il profumo della
santità tramite i messaggi che vi do, la portia-
te in questo mondo affamato di Dio e dell’amo-
re di Dio” (mess. 25.03.1994).
Decidersi seriamente per la santità è infat-
ti l’unico modo per dimostrare autenticamen-
te a Maria il nostro amore ed essere concreta-
mente vicini al suo Cuore Immacolato
(mess.25.04.94). Sembra di cogliere un eco
dell’esigente giudizio evangelico: “Chi acco-
glie i miei comandamenti e li osserva, questi
mi ama” (Gv.14, 21).
Maria desidera che la consapevole finalità
del nostro cammino di santificazione, che è
opera dello Spirito Santo (mess. 25.07.94), sia
innanzitutto la Gloria di Dio Padre e del suo
nome santo, che costituisce anche il fine su-
premo cui converge tutta l’azione salvifica di
Cristo: “
Figlioli, desidero che siate un mera-
viglioso mazzo di fiori da offrire a Dio nel gior-
no di tutti i Santi. Vi invito ad aprirvi e a pren-
dere i santi come vostri modelli” (mess.
25.10.1994)
“Cari figli! Oggi vi invito a
glorificare Dio. Che il nome di Dio sia santo
nei vostri cuori e nella vostra vita.
Figlioli, quando siete nella santità di Dio,
Dio è con voi e vi dona la pace e la gioia che
vengono da Lui solo,…” (mess. 25.05.97)
Lei ci ricorda che il luogo spirituale in cui
si realizza in via privilegiata la santificazione
dei credenti è la Celebrazione del sacrificio
Eucaristico, “fonte e apice di tutta la vita cri-
stiana” (Conc. Vat. II, Lum. Gent.), dove “è
racchiuso lo stesso Cristo nostra Pasqua”
(Conc. Vat. II, Presb. Ord.), invitandoci ad un
sempre più incondizionato coinvolgimento di
tutta la nostra realtà esistenziale nel suo mi-
stero pasquale: “
La Santa Messa non sia per
Il viaggio missionario di p. Slavko
All’inizio di aprile fra Slavko ha visitato i
Paesi Bassi, il Belgio e la Francia. Al suo ri-
torno ci ha riferito le sue impressioni:
“Gli avvenimenti di Medj., che in questi
18 anni e 10 mesi hanno raccolto una moltitu-
dine di fedeli in tutto il mondo, si diffondono
come una fiamma benedetta in tutte le parti
del mondo e continuano a radunare tutti colo-
ro che desiderano rimanere uniti gli uni agli
altri per mezzo della preghiera. Ecco perché di
tanto in tanto i frati di Medj. si recano a prega-
re con i fedeli presso le loro chiese locali e,
con la loro presenza, aiutano il fuoco che si è
acceso a Medj., presso il focolare della Vergi-
ne, ad ardere sempre più.
A questo proposito in Belgio sono stati
scelti due luoghi per il raduno dei fedeli che
vivono lo spirito dei messaggi di Medj., luo-
ghi che sono altrettanti santuari nazionali:
Banneux e Beaurring.
Medj. con la sua spiritualità, ha dato a molti
un nuovo impulso alla preghiera, alla parteci-
pazione della Messa e soprattutto all’adorazio-
ne eucaristica; la Chiesa si rinnova nello spiri-
to della preghiera. Dopo questi incontri, grato
a Dio per tutti i meravigliosi incontri con colo-
ro che hanno accolto i messaggi della Regina
della Pace e che desiderano vivere realmente
la loro vita con Dio, ho fatto ritorno a Medj.
*Incontro internazionale dei sacerdoti dal
30/6 al 6/7 a Medj. Il tema dell’incontro sarà:
“Il Sacerdote, l’uomo della SS. Trinità e il ser-
vitore del Corpo del Signore”.
Le famiglie della parrocchia offriranno
ospitalità ai sacerdoti; per le relazioni interver-
ranno: D. Ange, P. James Manjackal, P. Rufus
Pereira, P. Martin Ramoser, Sr. Elvira, ecc.
Un Festival per i giovani
Come di consueto, anche quest’anno la par-
rocchia di Medj. invita tutti i giovani del mon-
do a prendere parte all’ormai celebre Festival
dei giovani dal 31/7 al 6/8/2000.
Il tema, che offrirà spunto alle diverse ri-
flessioni e favorirà l’approfondimento spiritua-
le, sarà:
“Il Verbo si è fatto carne ed è venuto
ad abitare in mezzo a noi”. Gli organizzatori
hanno previsto tutto quanto serve per l’acco-
glienza delle migliaia di giovani ma, come nel-
le passate edizioni, consigliano di portare con
sé una radiolina FM con cuffia (per ascoltare
la traduzione simultanea nella propria lingua),
la Bibbia e… un ombrellino per proteggersi
dal caldo sole di agosto!
Coincidenze… o meglio: profezie!
Sappiamo tutti che il Papa il 13 maggio
scorso, in occasione della beatificazione di
Francesco Giacinta, ha reso noto una parte del
terzo segreto di Fatima.
voi un’abitudine, ma vita; vivendo ogni gior-
no la Santa Messa sentirete il bisogno della
santità e crescerete nella santità” (mess.
25.01.1998).
Preghiamo incessantemente e offriamo
generosamente tutta la nostra vita a Dio attra-
verso le mani di Maria, perché si realizzi in
pienezza il desiderio che più d’ogni altro in-
fiamma il cuore della Regina della Pace e cioè:
tutti coloro che sono stati chiamati a
Medjugorje, “a questa fonte di grazia”, “arri-
vino in Paradiso con il dono speciale che è
stato dato a Lei”, ovvero la santità infuocata
d’amore del suo Cuore Immacolato” (mess.
13.11.1986) .
Giuseppe Ferraro
Notizie dalla terra benedetta
Eco su Internet: www.eclipse.it/medjugorje
E-mail Redazione: ecopenne@infinito.it
E-mail abbonamenti: ecodimaria@mclink.it
* Eco di Maria nelle lingue principali si trova a
Medj. nei negozi Miriam e Shalom a destra
davanti alla Chiesa ed anche presso Ain Karim,
l’ultimo negozio della Galleria sotto l’Hotel In-
ternazionale, nella strada antistante la Chiesa.
background image
Villanova M., 29 giugno 2000
Resp. Ing. A. Lanzani - Tip. DIPRO (Roncade TV)
Proprio alla vigilia di questo grande even-
to, la Vergine Maria aveva invitato (attraverso
il veggente Ivan) i pellegrini presenti a Medj.
ad assistere all’apparizione serale sul Podbrdo.
In quell’occasione la Madonna si era presen-
tata particolarmente gioiosa, e certamente non
è un caso che quella notte ella ha pregato in
particolar modo per la pace nel mondo: infatti
era proprio questo ciò che la Vergine aveva
chiesto ai due pastorelli quando diede loro gli
strumenti per accelerare la fine della Prima
Guerra Mondiale (la preghiera quotidiana del
S. Rosario e l’offerta di sacrifici a Dio attra-
verso il suo Cuore immacolato). Rammentia-
mo che prima di morire, Giacinta disse a Lu-
cia che Dio aveva affidato alla Vergine la pace
nel mondo e che noi dovevamo cercarla pro-
prio attraverso il suo Cuore Immacolato.
Ci è noto inoltre che il Santo Padre subì
l’attentato alla sua vita il 13 maggio del 1981.
Secondo un noto biografo, mentre Giovanni
Paolo II veniva trasportato in ospedale, le sue
labbra pronunciavano continuamente una bra-
ve preghiera:
Maria, vieni! Maria, vieni!…La
Madonna cominciò ad apparire a Medj. il mese
seguente! Il 25 marzo 1984 questo Papa, del
quale la Madonna aveva detto a Medj.:
“L’ho
scelto per questo tempo”, fece la consacrazio-
ne richiesta dalla Vergine a Fatima. Qualche
ora più tardi, a Medj., Maria disse ai fanciulli:
“Rallegratevi con me e con i miei angeli, per-
ché una parte del mio piano è stata compiuta.
Molti si sono convertiti ma molti ancora non
vogliono convertirsi! Pregate!” …Era la 1000°
apparizione a Medj.! Quel giorno, dopo la ce-
rimonia di consacrazione, il Santo Padre tra-
scorse quattro ore da solo con il Vescovo Pao-
lo Hnilica, appena rientrato dalla Russia, dove
aveva celebrato una messa al Cremlino (Mo-
sca), in unione con l’Atto di Consacrazione
realizzato a Roma dal Santo Padre. Sorpreso
per il fatto che nel viaggio di ritorno il suo
amico non avesse fatto sosta a Medj., il Papa
affermò:
Medjugorje è il compimento e la con-
tinuazione di Fatima! La Madonna confermò
le parole del Pontefice sette anni più tardi:
“Cari figli! Anche oggi vi invito alla preghie-
ra, ora come non mai, quando il mio piano ha
cominciato a realizzarsi… Vi invito alla rinun-
cia per nove giorni affinché con il vostro aiuto
si compia tutto ciò che desideravo realizzare
attraverso i segreti che ho annunciato a
Fatima. Vi invito, cari figli, a cogliere l’im-
portanza della mia venuta e la serietà della
situazione.” (25.8.91).
Il mese successivo, sempre a Medj. la Ver-
gine disse:
“Aiutate il mio Cuore Immacolato
a trionfare in questo mondo di peccato.”
(25.9.91). Quale altro compimento del piano
di Fatima può esserci se non il trionfo del Cuo-
re Immacolato di Maria! Questo spiega anche
il motivo per cui si dice che le apparizioni di
Medj. siano le ultime apparizioni della Madon-
na sulla terra. A Fatima Lei diede
“la” profe-
zia sul futuro:
“Nonostante tutto, alla fine il
mio Cuore Immacolato trionferà!”.
Giovanni Paolo II, nel suo libro: “Varcare
la soglia della speranza”, scriveva:
Se la vitto-
ria verrà, sarà portata da Maria. Cristo la con-
quisterà attraverso di lei perché Egli desidera
che le sue vittorie presenti e future siano colle-
gate con lei!… Maria apparve ai tre bambini
di Fatima, dicendo loro quelle parole che ora,
alla fine di questo secolo, sembra siano arri-
vate a compimento. Molte persone oggi pre-
stano orecchio ad ogni sorta di profezia sul fu-
turo, mentre i “produttori di paura” accumula-
no quattrini. Ma noi, figli di Medjugorje, chia-
mati ad essere gli apostoli di Maria, abbiamo
la responsabilità di irradiare la sua stessa gioia
e ciò che in futuro verrà a regnare:
“un tempo
di pace che il mio cuore attende con impazien-
za!” (25.6.1995)
Sr. Emmanuel
La nostra vita: un pellegrinaggio
con Maria icona di Gesù
Il progetto delle Madonne pellegrine di cui
abbiamo parlato nei precedenti numeri di Eco,
fa capo, a Roma, al Card. Medina Estévez, Pre-
fetto della Congr. per il Culto Divino e la Di-
sciplina dei Sacramenti. Egli stesso ha scritto
la prefazione del libro “Nostra Signora di Fran-
cia illustrata - Vol. II” (disponibile ora in ingle-
se, spagnolo e francese). Questo libro presenta
la storia del movimento delle Vergini pellegri-
ne nel mondo, illustrato da numerose testimo-
nianze di Patriarchi, Cardinali, Arcivescovi e
Vescovi dei cinque continenti. Dalla prefazio-
ne, abbiamo tratto alcuni spunti, dove il Card.,
con la competenza che gli è propria, analizza i
fondamenti dottrinali, ecclesiali e spirituali di
queste Visitazioni. Il suo intervento chiarisce
la posizione della Chiesa su quest’iniziativa e
aiuta a coglierne la portata e la ricchezza.
Qual è il fondamento spirituale di que-
ste visitazioni? Il pellegrinaggio di queste im-
magini benedette della Madre di Dio costitui-
sce per coloro che le ricevono, con cuore puro
e semplice, un momento di grazia e un invito a
ricordarsi con commozione e gratitudine del
senso profondo della propria vocazione cristia-
na e della chiamata alla santità, e un invito ad
ascoltare la Parola di Dio e a metterla in prati-
ca. La Vergine, portando fra le braccia suo Fi-
glio, il Signore Gesù, ce lo indica come dicen-
do: “Vedete e riconoscete in Lui l’unico pegno
di salvezza! Lui e Lui solo è la nostra felicità;
Lui e Lui solo è il nostro Maestro; Lui e Lui
solo è la Verità”.
La sicurezza del fondamento ecclesiale…
Le immagini pellegrine di Maria Vergine costi-
tuiscono una legittima espressione della pietà po-
polare e numerosi Vescovi hanno testimoniato,
con parole, ma anche per iscritto, dei frutti spi-
rituali che sono scaturiti da queste visite,
intessute d’amore filiale, di devozione, di fidu-
cia, di ferventi preghiere e infine di gioia, per-
ché il Signore ha fatto in Maria grandi cose, Lui
che è potente e il cui nome è pieno di gloria.
e dottrinale… La visita dell’immagine di
Maria si fonda sulla dottrina della Chiesa cat-
tolica che da più di mille anni sostiene la
fondatezza del culto delle immagini sacre at-
traverso le quali il credente pone l’attenzione
del suo cuore verso quello che l’immagine rap-
presenta: il Signore, la Madonna, gli angeli, i
santi, la croce. Il Catechismo della Chiesa cat-
tolica spiega accuratamente il senso autentico
del culto che i fedeli rendono alle immagini
(CCC, nn.1159-1162). Durante il nostro pelle-
grinaggio terreno, tappa provvisoria della no-
stra esistenza, le immagini sacre ci aiutano a
ricordarci delle realtà del mondo avvenire non-
ché degli eventi attraverso i quali la misericor-
dia di Dio ci ha salvati.
per incontrare nella Madre il Figlio:
L’amore verso la Madre di Dio spinge il fedele
cattolico ad inserirsi nel Cristo, fonte di vita, e
nella Chiesa che è il Suo Corpo. Siccome il
Cristo ha assunto la natura umana nel seno ver-
ginale di Maria, e poiché Ella ha accompagna-
to suo Figlio ai piedi della Croce, l’amore ver-
so la Madre è inseparabile dalla vita sacramen-
tale dove il fedele riceve, nella comunione
eucaristica, il Corpo di Colui che si è fatto uomo
nel grembo della Vergine per offrirsi in sacrifi-
cio di lode e di riparazione sull’altare della Cro-
ce. Il Signore Gesù e la sua Madre beata bene-
dicano tutti coloro che rivolgeranno lo sguardo
alle sacre immagini presentate loro, affinché
scoprano nella fede le realtà che sono al-di-là
delle cose visibili e che sono la sostanza della
nostra speranza e della nostra gioia.
Jorge A. Cardinal Medina Estévez
Come partecipare a questa iniziativa
mariana? Per permettere a Maria di visitare
tutti i suoi figli, occorrerebbero almeno una sta-
tua o un’icona per 10.000 persone, ossia circa
500.000 immagini che porterebbero così il Van-
gelo e il “Totus tuus” del Santo Padre al mon-
do intero, suscitando una valanga di preghiere.
Si può collaborare in vari modi: Concre-
tamente, potete scegliere la statua o l’icona di
vostra preferenza oppure già venerata nella vo-
stra diocesi e organizzarvi per farla peregrina-
re di parrocchia in parrocchia, di famiglia in
famiglia, e in tutti i luoghi dove Maria possa
parlare ai suoi figli. Ma se non foste in grado di
farla peregrinare voi stessi, la cosa migliore è
di offrirne una, affidando all’associazione il
compito di mandarla in uno dei 500.000 luoghi
assegnati dove compierà la sua visitazione con
la benedizione del Vescovo locale. In tal caso,
potete ordinare una “Vergine pellegrina” a:
NDF, 48 avenue de Paris 91410 Dourdan (prez-
zo- trasporto incluso- 180 $)
Partecipiamo con Cristo, Vivente ieri, oggi e
per sempre, a questo regalo per Sua Madre!
Edmond Fricoteaux
Associazione della Madonna Pellegrina - Presi-
dente: Amaddio Luzzi - Via della Luce, 48 00153
ROMA tel. 06/5813961 - Segretariato: tel./fax:
0761/79 24 67 - e-mail:effelle99@iol.it
p. Jozo a Verona
Nel pomeriggio di sabato 17 giugno 2000,
l’Arena di Verona, costruzione ultrabimillenaria
ancora ben conservata ed agibile, ha ospitato
un avvenimento di singolare importanza reli-
giosa, grazie all’audacia degli organizzatori e
al permesso dell’Amministrazione Civica.
I partecipanti, circa 10.000 (il limite con-
cesso) provenienti da tutta Italia, si sono arric-
chiti di un’esperienza unica: nell’ascolto della
catechesi; nel canto e nel silenzio per momenti
di riflessione personale; nella devota partecipa-
zione alla S. Messa concelebrata; nella recita
corale dell’ “atto di consacrazione al Cuore Im-
macolato di Maria” e nella conclusiva preghie-
ra al SS. Sacramento solennemente esposto.
Da ultimo, ha sorpreso la presenza del ve-
scovo cecoslovacco Mons. Paul Hnilica, che con
il suo intervento purtroppo breve, è stato illu-
minante per dimostrare l’importanza della con-
sacrazione al Cuore Immacolato di Maria.
Il
vescovo P.Flavio Roberto, nell’omelia della
S. Messa, ha dato risalto alla presenza in Are-
na dei due ospiti –p. Jozo e mons. Hnilica-
chiamandoli testimoni della fede perché, seb-
bene in situazioni diverse, hanno sopportato
pesanti persecuzioni durante il periodo
marxista nei territori oltre cortina.
Red.
*Don Alberto Bertozzi è il nuovo presi-
dente dell’“Associazione Eco di Maria”. At-
tualmente è vicario parrocchiale a Castiglione
delle Stiviere (MN), luogo natale di S. Luigi
Gonzaga. Fu don Angelo a destare in lui la
vocazione al sacerdozio. Don Alberto abban-
donò a 33 anni il suo lavoro di operaio; visse
per 12 anni con don Angelo in parrocchia a
Villanova Maiardina, 6 anni dei quali studian-
do teologia nel seminario di Mantova. E’ sa-
cerdote da 6 anni.
Oltre ad essere il referente
giuridico dell’Associazione, don Alberto
accompagnerà con la sua benedizione sa-
cerdotale ogni numero di Eco elaborato
dalla redazione.
“Per riconoscenza e con timore entro a far
parte dell’associazione che cura l’esistenza di
Eco. Riconosco di non avere il carisma e le
capacità di don Angelo. La Madre di Dio, se
vuole, continuerà a chiamare i suoi figli a for-
mare un solo corpo in Cristo. Dio benedica
quanti collaborano.”