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www.medjugorje.ws » Eco di Maria Regina della Pace » Eco di Maria Regina della Pace 185 (Gennaio-Febbraio 2006)

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Messaggio del 25 novembre 2005:
“Cari figli, anche oggi vi invito prega-
te, pregate, pregate fino a che la preghie-
ra non diventi vita. Figlioli, in questo
tempo in modo particolare prego davan-
ti a Dio affinchè vi doni il dono della
fede. Solo nella fede scoprirete la gioia
del dono della vita che Dio vi ha donato.
Il vostro cuore sarà gioioso pensando
all'eternità. Io sono con voi e vi amo con
amore tenero. Grazie per aver risposto
alla mia chiamata”.
Il dono della vita
In un mondo sempre più preda di mode
effimere, di scelte virtuali, di relazioni
provvisorie, Maria parla di eternità. In un
mondo in cui la dottrina del mercato tutto
uniforma mortificando la singolare perso-
nalità di ciascuno in una massificazione
stereotipata, Maria propone la dottrina del-
la fede che esalta la dignità di ogni persona
e sancisce la sua originale ed irrepetibile
essenza. In un mondo in cui l’uomo sembra
stia per impadronirsi del principio della
vita, Maria ribadisce che la vita è dono di
Dio
. Meditiamo in questo Avvento le Sue
parole; scenda questo messaggio nella
nostra anima per irrigarla, fecondarla, far-
la fiorire; non passi senza operare in noi
ciò che desidera
(cfr Is 55, 10-11).
Pregate, pregate, pregate fino a che la
preghiera non diventi vita. La preghiera è
il ponte che ci collega a Dio, che ci mette in
comunione con Lui; è il canale che veicola
il Suo Amore. La preghiera, se è vera pre-
ghiera, non è mai sterile e prima o poi
feconda la vita, dà forma e sostanza alla
vita, diventa vita, anzi vita eterna già ora,
già in questo mondo, perché la vita eterna è
conoscere l’unico vero Dio e colui che Egli
ha mandato, Gesù Cristo
(cfr Gv 17, 3).
Figlioli, in questo tempo in modo parti-
colare prego davanti a Dio affinché vi
doni il dono della fede
. In questo tempo in
cui i nostri paesi opulenti identificano il
dono natalizio nel regalo consumistico,
Maria implora per noi il dono della fede, e
certamente lo ottiene perché è Lei che lo
chiede e perché è ciò che Dio stesso desi-
dera. Solo nella fede scoprirete la gioia
del dono della vita che Dio vi ha donato
che è già la vita biologica ma ancor più,
infinitamente di più, è la vita in Cristo
Gesù, nel Suo Nome (cfr Gv 20, 31). Io
sono venuto perché abbiano la vita e l’ab-
biano in abbondanza
(Gv 10, 10b) cioè la
vita piena, in cui regnerà la pace messiani-
ca (Is 11, 1-9) e non ci sarà più un bimbo
che viva solo pochi giorni, né un vecchio
che dei suoi giorni non giunga alla pienez-
za
(Is 65, 20a). La vita è dono di Dio e
come tale va accolta fin dal concepimento,
va rispettata, onorata, curata, difesa in qual-
siasi circostanza, nella salute come nella
malattia, nella giovinezza come nella vec-
chiaia. La vita umana va protetta da tutto
ciò che deturpa l’immagine di Dio in essa
impressa (cfr Gen 1, 27), va promossa per-
ché sia sempre più conforme al Cristo
impresso in essa dal Battesimo, va offerta,
in Gesù e con Gesù, al Padre perché risulti
un sacrificio a Lui gradito. Oggi si ricusa
ogni sacrificio e non ci si accorge che così
facendo si sacrifica l’uomo, lo si riduce a
bene di consumo, merce di scambio, ogget-
to di mercato. La vita va vissuta come dono
di Dio
e come tale va offerta, spesa per gli
altri; guarite gli infermi, risuscitate i morti,
sanate i lebbrosi, cacciate i demoni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamen-
te date
(Mt 10, 8).
Il vostro cuore sarà gioioso pensando
all’eternità. E l’eternità è la vita in Cristo:
se dunque siete risorti con Cristo , cercate
le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso
alla destra di Dio; pensate alle cose di las-
sù, non a quelle della terra. Voi infatti siete
morti e la vostra vita è ormai nascosta con
Cristo in Dio! Quando si manifesterà
Cristo, vostra vita, allora anche voi sarete
manifestati con lui nella gloria
(Col 3,1- 4).
Nuccio Quattrocchi
Messaggio del 25 dicembre 2005:
“Cari figli, anche oggi vi porto tra le
braccia il piccolo Gesù, re della pace,
che vi benedice con la sua pace. Figlioli,
in modo particolare oggi vi invito ad
essere miei portatori di pace in questo
mondo senza pace. Dio vi benedirà.
Figlioli, non dimenticate: io sono
vostra madre. Con il piccolo Gesù tra le
mie braccia, vi benedico tutti con una
speciale benedizione. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata”.
Portatori di pace
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non
come la dà il mondo, io la do a voi (Gv 14,
27). Queste parole di Gesù vengono sempre
in mente ogni volta che Maria parla di pace.
C’è infatti una abissale differenza fra la
pace che viene da Dio e quella che viene
dal mondo. La vera pace è dono di Dio, è
frutto del Suo Amore purissimo. Quella che
viene dal mondo, anche quando non è frut-
to di sopraffazione, potrà al massimo esse-
re frutto di solidarietà umana, può contene-
re qualche riflesso dell’Amore divino ma
mai essere suo frutto. Conosciamo bene i
nostri limiti, le tentazioni ricorrenti di
difendere o di imporre la pace con le armi,
un tempo con la spada oggi con ben più ter-
ribili strumenti di distruzione. Allora come
ora, anzi forse ora più che allora, il nostro è
un mondo senza pace. E sarà sempre così
fino a quando noi cercheremo la pace con le
nostre sole forze, fino a quando non ci deci-
deremo ad implorarla e riceverla da Dio.
Non è facile, ma è l’unica possibilità per
fermare l’odio, l’inimicizia, le divisioni che
avanzano fra le civiltà, fra gli stati, fra i popo-
li, fra le religioni, ma anche all’interno della
stessa nazione, dello stesso credo religioso,
della città, della famiglia. La divisione oggi
penetra anche la psiche della singola persona
creando disagi o malattie più sottili e gravi
che in passato. Questo mondo senza pace è
il mondo del pianeta Terra, ma anche il mon-
do delle nostre città, il mondo della nostra
famiglia, il mondo mio personale.
Che fare? Da dove partire? Partiamo da
dove comincia il messaggio: Cari figli,
anche oggi vi porto tra le braccia il pic-
colo Gesù, Re della pace, che vi benedice
con la sua pace
. Ecco da dove cominciare.
Quel bambino sta in braccio a Maria non
per essere coccolato dalla Sua Mamma o
ammirato da noi; è lì per essere donato a
noi (vi porto), è lì per essere accolto da noi,
vissuto da noi. Tutto comincia da lì.
Accogliamo Gesù in noi, e la Sua benedi-
zione germoglierà nella pace poiché Egli è
il Re della pace. Sia la nostra anima grem-
bo per Dio che viene nel mondo, santuario
della Sua Presenza. Nessun particolare pro-
getto da studiare a tavolino, da concordare
Egli è il Re della pace,
che ci benedice con la sua pace.
Gennaio - febbraio 2006 - Edito da Eco di Maria, C.P.
27 31030 Bessica (TV)
(Italia) - Tel / fax 0423. 470331
A. 22, n.1-2; Sped.a.p. art.2,com.20/c, leg.662/96 filiale di MN-Autor.tribun.MN: 8.11.86, ccp 14124226
185
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Chiudendo un anno è naturale voltarsi
indietro per riguardare con una sola occhia-
ta quanto accaduto, perché sia innanzitutto
motivo di ringraziamento con il Te Deum
che la Chiesa canta con gli ultimi Vespri di
dicembre, ma anche un bilancio obbiettivo,
che aiuta a gettare le basi per la costruzione
di un nuovo anno.
Completando il 2005 i ricordi si soffer-
mano in particolare sugli avvenimenti della
“casa di Pietro”, cioè sulla conclusione del
lungo e fecondo pontificato di papa
Woytila
e l’inizio di uno nuovo, quello di
papa Ratzinger
, che con la sobrietà che lo
contraddistingue, ci sta pian piano rivelando
il dono che Dio attraverso di lui ha voluto
fare alla Chiesa.
Di Giovanni Paolo II moltissimo si è det-
to, ma ancora tanto resta da dire considerato
lo spessore dell’uomo e la profondità spiritua-
le che gli sono propri. Non mancherà l’occa-
sione. Ma di certo nel nostro canto di ringra-
ziamento risuona la riconoscenza per l’esem-
pio di fede, di coraggio e di amore ubbidien-
te, che lo ha portato ad affrontare la morte sul-
la croce della sua infermità come un agnello
mansueto, offerto fino all’ultimo istante insie-
me al suo Signore. Fino a quando ha dolce-
mente sussurrato: “Ora lasciatemi andare alla
casa del Padre…”. Il resto è cronaca.
Ma quel chicco di grano morto
così santamente non poteva che far germo-
gliare una nuova spiga: Benedetto XVI, un
pontefice mite con le idee chiarissime e sal-
de, capaci di orientare con sapienza e forza
la traiettoria della Chiesa di oggi, nel suo
viaggio tra le onde del dubbio, dell’incertez-
za, del relativismo, del nichilismo e dell’in-
credulità che l’uomo moderno vive.
Ci voleva un papa così, uno dei più gran-
di teologi viventi, che tuttavia ha immediata-
mente offerto di sé un’immagine inattesa:
quella di un uomo mite, schivo, riservato,
paterno e umile. Un’immagine che contrasta
con quella del “vecchio” cardinale Ratzinger,
temuto per il suo rigore dottrinale.
Non ha paura di dire la verità, tanto che
su di essa il Santo Padre ha articolato il suo
primo Messaggio dedicato alla pace.
Prosegue quindi sulla scia del suo “Venerato
predecessore”- così come egli ama chiamar-
lo - aggiornando la guida dalla Cattedra di
Pietro secondo le esigenze che man mano
nascono nel cuore dell’umanità.
Attingiamo allora alcuni spunti da
diversi interventi pubblici di Papa
Benedetto
, per cogliere il suo pensiero e
comprendere i passi da compiere, personal-
mente e insieme, che egli indica sulla strada
verso Cristo.
S.C.
nei palazzi dei potenti. Ciascuno si lasci
penetrare dalla presenza del bambino che
Maria ci reca in dono, inondare dalla Sua
benedizione. Gesù è l’unico progetto di
pace che Dio ci dona ed è in quella culla di
paglia. La conversione comincia da un
incontro.
Il Vangelo non è un trattato di teologia
ma il racconto dell’incontro di Gesù con
l’uomo: con chi Lo accoglie, con chi Lo
guarda con indifferenza, con chi Lo rifiuta.
A quanti però l’hanno accolto, ha dato
potere di diventare figli di Dio
(Gv 1, 12).
Lasciamoci incontrare da Gesù e porteremo
la Sua pace portando la Sua carezza, il Suo
sguardo d’Amore a chi cerca le nostre
mani, i nostri occhi. Gratuitamente avete
avuto, gratuitamente date
(Mt 10, 8 b). Non
più occhio per occhio, violenza per violen-
za; ora, dopo la venuta di Gesù, la risposta
all’odio è solo l’amore, alla violenza è solo
il perdono, al tradimento è solo il bacio del-
la pace. Questo dobbiamo fare con tutti, ma
questo è possibile solo se siamo così pieni
di Dio da essere espressione pura della Sua
presenza in noi.
Per questo è necessario farsi grembo per
Dio. Come è possibile?…Nulla è impossibi-
le a Dio
(Lc 1, 34; 37).
Maria lo sa, ce lo ripete nei Suoi mes-
saggi, ed oggi ce lo conferma nella triplice
benedizione del Figlio del Padre e Sua per-
sonale e speciale. Prima che sia troppo tar-
di, lasciamoci convertire in Suoi portatori
di pace
.
N.Q.
CHIESA
La Chiesa vive di Cristo e con Cristo.
Egli le offre il suo amore sponsale guidan-
dola lungo i secoli; ed essa, con l’abbondan-
za dei suoi doni, accompagna il cammino
dell’uomo, affinché coloro che accolgono
Cristo abbiano la vita e l’abbiano in abbon-
danza. La Chiesa vuol essere accogliente
sempre, nella verità e nella carità.
IMMACOLATA
Guardando alla Madonna, come non
lasciar ridestare in noi, suoi figli, l’aspirazio-
ne alla bellezza, alla bontà, alla purezza del
cuore? Il suo celeste candore ci attira verso
Dio, aiutandoci a superare la tentazione di
una vita mediocre, fatta di compromessi con
il male, per orientarci decisamente verso
l’autentico bene, che è sorgente di gioia.
Più l’uomo è vicino a Dio, più vicino è
agli uomini. Lo vediamo in Maria. Il fatto
che ella sia totalmente presso Dio è la ragio-
ne per cui è anche così vicina agli uomini.
Per questo può essere la Madre di ogni con-
solazione e di ogni aiuto.
La Vergine si rivolge a noi dicendo:
‘Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci!
Non aver paura di Lui! Compromettiti con
Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua
vita diventa ampia ed illuminata, non noio-
sa, ma piena di infinite sorprese, perché la
bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!
COMUNIONE CON DIO
Dio ci chiama alla comunione con sé,
che si realizzerà pienamente al ritorno di
Cristo, e Lui stesso si impegna a far sì che
giungiamo preparati a questo incontro fina-
le e decisivo. Il futuro è, per così dire, con-
tenuto nel presente o, meglio,nella presenza
di Dio stesso, del suo amore indefettibile,
che non ci lascia soli, non ci abban-
dona nemmeno un istante, come un
padre e una madre non smettono mai
di seguire i propri figli nel loro cam-
mino di crescita”.
SANTIFICAZIONE
La santificazione è dono di Dio e
iniziativa sua, ma l’essere umano è
chiamato a corrispondere con tutto
se stesso, senza che nulla di lui resti
escluso. In ogni singola persona si
riassume l’intera opera della creazio-
ne e della redenzione, che Dio, Padre e
Figlio e Spirito Santo, va compiendo dall’i-
nizio alla fine del cosmo e della storia. E
come nella storia dell’umanità vi è al centro
il primo avvento di Cristo e alla fine il suo
ritorno glorioso, così ogni esistenza perso-
nale è chiamata a misurarsi con lui – in
modo misterioso e multiforme – durante il
pellegrinaggio terreno, per essere trovata ‘in
lui’ al momento del suo ritorno.
LUCE
La luce è fonte di vita. Ma luce significa
soprattutto conoscenza, significa verità in
contrasto col buio della menzogna e dell’i-
gnoranza. Così la luce ci fa vivere, ci indica
la strada. Ma poi, la luce, in quanto dona
calore, significa anche amore. Dove c’è
amore, emerge una luce nel mondo; dove
c’è odio, il mondo è nel buio.
Il vero mistero del Natale è lo splendore
interiore che viene da questo Bambino.
Lasciamo che tale splendore interiore si
comunichi a noi, che accenda nel nostro
cuore la fiammella della bontà di Dio; por-
tiamo tutti, col nostro amore, la luce nel
mondo! Non permettiamo che questa fiam-
ma luminosa accesa nella fede si spenga per
le correnti fredde del nostro tempo!
NELLA VERITÀ LA PACE
‘Nella verità, la pace’ - esprime la con-
vinzione che, dove e quando l’uomo si
lascia illuminare dallo splendore della veri-
tà, intraprende quasi naturalmente il cammi-
no della pace.
La pace non può essere ridotta a sempli-
ce assenza di conflitti armati, ma va com-
presa come ‘il frutto dell’ordine impresso
nella società umana dal suo divino
Fondatore’.
Quando viene a mancare l’adesione
all’ordine trascendente delle cose, come
pure il rispetto di quella ‘grammatica’ del
dialogo che è la legge morale universale,
scritta nel cuore dell’uomo, quando viene
ostacolato e impedito lo sviluppo integrale
della persona e la tutela dei suoi diritti fon-
damentali, quando tanti popoli sono costret-
ti a subire ingiustizie e disuguaglianze intol-
lerabili, come si può sperare nella realizza-
zione del bene della pace? Vengono infatti
meno quegli elementi essenziali che danno
forma alla verità di tale bene.
Alla menzogna è legato il dramma del
peccato con le sue conseguenze perverse,
che hanno causato e continuano a causare
effetti devastanti nella vita degli individui e
delle nazioni.
L’anno dei due papi
2
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Come non restare seriamente preoccupati
di fronte alle menzogne del nostro tempo, che
fanno da cornice a minacciosi scenari di mor-
te in non poche regioni del mondo?
L’autentica ricerca della pace deve partire
dalla consapevolezza che il problema della
verità e della menzogna riguarda ogni uomo
e ogni donna, e risulta essere decisivo per un
La verità della pace chiama tutti a colti-
vare relazioni feconde e sincere, stimola a
ricercare ed a percorrere le strade del perdo-
no e della riconciliazione, ad essere traspa-
renti nelle trattazioni e fedeli alla parola data.
Chiedo al tempo stesso che si intensifi-
chi la preghiera, perché la pace è anzitutto
dono di Dio da implorare incessantemente
ALL’UOMO “TECNOLOGICO”
L’uomo dell’era tecnologica rischia di
essere vittima degli stessi successi della sua
intelligenza e dei risultati delle sue capacità
operative, se va incontro ad un’atrofia spiri-
tuale, ad un vuoto del cuore. Per questo è
importante che apra la propria mente e il
proprio cuore al Natale di Cristo, evento di
salvezza capace di imprimere rinnovata spe-
ranza all’esistenza di ogni essere umano.
Svegliati, uomo del terzo millennio! A
Natale l’Onnipotente si fa bambino e chiede
aiuto e protezione. Il suo modo di essere Dio
mette in crisi il nostro modo di essere uomi-
ni; il suo bussare alle nostre porte ci inter-
pella, interpella la nostra libertà e ci chiede
di rivedere il nostro rapporto con la vita e il
nostro modo di concepirla.
Uomo moderno, adulto eppure talora
debole nel pensiero e nella volontà, lasciati
prender per mano dal Bambino di
Betlemme; non temere, fidati di Lui! La for-
za vivificante della sua luce ti incoraggia ad
impegnarti nell’edificazione di un nuovo
ordine mondiale, fondato su giusti rapporti
etici ed economici. Il suo amore guidi i
popoli e ne rischiari la comune coscienza di
essere ‘famiglia’ chiamata a costruire rap-
porti di fiducia e di vicendevole sostegno.
BENEDIZIONE
La benedizione del Signore produce, per
forza propria, benessere e salvezza, così
come la maledizione procura disgrazia e
rovina. L’efficacia della benedizione si con-
cretizza poi, più specificamente, da parte di
Dio nel proteggerci, nell’esserci propizio e
nel donarci la pace, cioè, in altri termini,
nell’offrirci l’abbondanza della felicità.
AI CONSACRATI
Sin dalle origini la vita consacrata si è
caratterizzata per la sua sete di Dio. Non
abbiate paura di presentarvi anche visibil-
mente, come persone consacrate, e cercate
in ogni modo di manifestare la vostra appar-
tenenza a Cristo. La Chiesa ha bisogno del-
la vostra testimonianza, ha bisogno di una
vita consacrata che affronti con coraggio e
creatività le sfide del tempo presente. Di
fronte all’avanzata dell’edonismo, a voi è
richiesta la coraggiosa testimonianza della
castità. Di fronte alla sete di denaro, la
vostra vita sobria e pronta al servizio dei più
bisognosi ricorda che Dio è la ricchezza
vera che non perisce. Di fronte all’indivi-
dualismo e al relativismo la vostra vita fra-
terna, capace di lasciarsi coordinare e quin-
di capace di obbedienza, conferma che voi
ponete in Dio la vostra realizzazione.
Benedetto XVI
Una festa di luce
per i consacrati
La festa della Presentazione di Gesù
al Tempio, che si celebra il 2 febbraio,
cioè quaranta giorni dopo il Natale, ha lon-
tane origini, ed ha subito varie trasforma-
zioni nel tempo.
Ebbe origine in Oriente come festa del-
l’incontro nello spazio sacro del Tempio di
Gerusalemme tra la benevolenza di Dio e
l’attesa del popolo eletto, tra l’Antico ed il
Nuovo Testamento.
In seguito si diffuse in Occidente dove
divenne la festa delle luci in cui vennero
introdotte la solenne benedizione e la pro-
cessione delle candele, accese in caso di
calamità, come un rinnovamento del pro-
prio affidamento a Dio: da quel momento
prese il nome di Candelora.
Diventa quindi fondamentale il tema
della luce, che simboleggia Cristo stesso,
luce che illumina il cammino
di ogni uomo e gli apre la via
della salvezza, per questo ven-
gono benedette le candele e si
va in processione incontro al
Cristo per giungere nella casa
del Padre e trovarlo nella cele-
brazione dell’Eucaristia, in
attesa che si manifesti a noi in
pienezza.
Questa festa segna il pas-
saggio dalla liturgia natalizia
all’apertura del cammino
verso la Pasqua
, poiché si
festeggia il momento in cui
Maria insieme a Giuseppe offrono il Figlio
al Padre, consacrandolo a Lui, perché attra-
verso di Lui si apra agli uomini la strada
della Salvezza, che si realizza per mezzo
del suo sacrificio sulla Croce.
La legge Levitica ebraica prescriveva
sia la purificazione della donna quaranta
giorni dopo il parto, che l’offerta di un
sacrificio rituale per ogni maschio primo-
genito nato, come riscatto, poiché apparte-
neva di diritto a Dio. Per questi due motivi
Maria si reca con Giusepe al Tempio, ma
nel loro caso l’offerta del primogenito al
Signore aveva un significato tutto partico-
lare, poiché rimettevano la vita del piccolo
Salvatore a disposizione del Padre che lo
aveva loro donato, rinunciando ad ogni
diritto su di lui.
Al Tempio, mentre Gesù è ancora bam-
bino tra le braccia di Maria, il vecchio
Simeone, illuminato dallo Spirito Santo,
proclama a tutti la sua vera identità e la sua
missione: l’offerta della sua vita per la
Redenzione del mondo.
Maria non è estranea al cammino del
Figlio, infatti proprio al Tempio, il vecchio
Simeone profetizza il futuro del bimbo, ma
anche della Madre, alla quale una spada
trafiggerà l’anima
, quando parteciperà
attivamente all’opera redentrice del
Figlio, con l’offerta della sua sofferenza
.
Inoltre Simeone saluta Gesù come
Colui che sarà la gloria del suo popolo
Israele
, ma allo stesso tempo preparerà la
salvezza davanti a tutti i popoli e sarà luce
per illuminare le genti.
Nel 1997 Giovanni Paolo II, contem-
plando la Presentazione di Gesù al Tempio,
ha scelto questa festività per celebrare la
prima giornata dedicata alla vita consa-
crata. Il Papa ha chiesto a tutti i consacrati
di ringraziare insieme Dio per il dono della
vocazione e di rinnovare insieme il loro
impegno davanti a Lui; questo appunta-
mento si ripete ormai ogni anno in ogni
diocesi del mondo.
Sicuramente ogni consacrato si ricono-
sce predestinato per il suo compito sin dal-
l’inizio della sua vita, come Gesù ha offer-
to la sua vita al Padre per continuare ad
aprire la strada della Salvezza agli altri fra-
telli. Naturalmente ciascuno ha una storia
ed un carisma proprio, c’è chi va a procla-
mare il Vangelo ai confini della terra, chi
sceglie di stare accanto agli ultimi e ai
poveri, chi educa i ragazzi o chi si dedica
completamente alla preghiera e all’adora-
zione di Dio, per riparare ogni rinnegamen-
to che riceve dai cuori degli uomini.
Ciò che accumuna tutti è però il compi-
to di proclamare con la parola o le opere il
primato di una realtà soprannaturale
, di
Dio che è vivo e presente nella realtà ed è
l’unico che può dare risposte ai problemi
esistenziali dell’uomo.
I ceri che si accendono alla
Candelora ci ricordano il bisogno
di vigilare
, portando attorno a noi
la luce della speranza, della fede e
della carità, in un mondo che spes-
so affoga nel buio e nell’angoscia.
I consacrati devono saper vede-
re al di là della realtà contingen-
te
, saper leggere i segni dei tempi,
così come Simeone o Anna la pro-
fetessa, che hanno saputo scorgere
nel piccolo Gesù il grande miraco-
lo della Salvezza donata al mondo.
Lo Spirito Santo dona a chi lo
accoglie uno sguardo penetrante, una sag-
gezza che non è umana, una forza ed un
coraggio inspiegabili, che vogliono dimo-
strare al mondo che l’uomo che vive in
Dio e per Dio dispone di risorse misterio-
se
che rendono speciale e trasfigurata la sua
umanità.
La scelta di una vita vissuta nella pover-
tà, nella castità e nell’obbedienza deve porta-
re alla liberazione dall’egoismo, per gustare
una libertà interiore che permette di vivere
una vita da uomo redento
, cioè non impri-
gionato e limitato dal peccato. Si può dimo-
strare così che il Regno di Dio può comin-
ciare a realizzarsi già su questa terra, che la
sua Grazia è sovrabbondante e trasforma la
nostra umanità da decaduta a risorta.
Allora si diventa luce per le nazioni,
quando la nostra vita mostra che è possibi-
le passare dalla morte alla vita, quando sap-
piamo diffondere attorno a noi la gioia di
vivere, quando il nostro amore spezza il
disprezzo e il non amore altrui. Proprio l’a-
more disinteressato
, libero è capace di dif-
fondere la misericordia, il perdono dei pec-
cati, di curare le ferite del cuore.
La vita consacrata nelle sue varie for-
me vuole testimoniare che la vita in Dio è
piena di gioia
ed è capace di mostrare il
Volto del Padre, la sua presenza nel mondo,
proprio attraverso le varie e multiformi
esperienze, dalla preghiera alla carità,
vogliono rendere tangibile qualcosa di Dio.
Qualcuno può essere nel mondo il suo amo-
re, un altro incarnare la sua pazienza, o la
sua pace o la sua sapienza, perché nel mosai-
co delle varie esperienze emerga la presenza
di un Dio che cammina accanto ai suoi figli
per mezzo di chi si dona a Lui senza riserve.
Sabina Rosciano
3
Eco 185
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CONSOLATA BETRONE
“Nel grembo della Chiesa
tu sarai la confidenza”
Quello di vittima è indubbiamente, nel-
la mistica cristiana, il più elevato stato a cui
un’anima possa aspirare. In un certo senso,
lo si potrebbe dire il compendio e il coro-
namento di tutte le vocazioni. Ma il senso
di vittima qui deve essere ben inteso: si trat-
ta di un’anima che si offre volontariamente;
e anche se deve soffrire, non si offre al
dolore, ma si offre all’Uomo dei dolori, per
amore, per condividere con Lui la Sua
Passione d’amore. È sì un anima che si
sacrifica, ma nel senso che l’Antica
Alleanza dava all’offrire un sacrificio, e
cioè: offrire un dono sacro a Dio.
Consolata Betrone, clarissa cappucci-
na che visse nei pressi di Torino nella pri-
ma metà del secolo scorso
(1903-1946), fu
indubbiamente un’anima vittima che ebbe
il coraggio di rispondere al grido di Gesù:
“Ho sete di vittime per salvare il mondo.
Ho sete di Spose non di suore; e nel
momento attuale ho più bisogno di vittime
che di spose”,
e di offrirsi come olocausto
(sacrificio che viene bruciato, consumato
completamente, sempre secondo il senso
biblico) “per ciascun anima dell’universo,
perché Gesù le potesse salvare tutte”. In
particolare per i sacerdoti ed i consacrati -
che lei chiamava “i Fratelli e le Sorelle”-
che non vivono secondo la loro chiamata o
che l’hanno rinnegata. Ispirandosi alla pic-
cola Teresa del Bambino Gesù, ebbe l’au-
dacia di essere “quell’anima ancora più
debole, più piccola” della quale la santa
carmelitana aveva detto che avrebbe rice-
vuto da Dio ancora più grazie di lei “qualo-
ra si abbandonasse con piena fiducia alla
Sua Misericordia infinita”. E Consolata fu
quest’anima, tanto da meritare le parole di
Gesù: “Nel grembo della Chiesa tu sarai la
confidenza
...Mi piace tanto la confidenza
cieca, infantile, senza limiti, immensa che
tu hai in Me ...non lasciar mai, neppure per
un istante, che il nemico penetri nella tua
anima con un pensiero di diffidenza, mai!
Credimi solo e sempre buono, credimi solo
e sempre mamma per te... Comprendi,
Consolata, il mio cuore... dì al mondo
quanto Io sono buono e materno ...Io sono
e amo essere esclusivamente buono e mise-
ricordioso con le mie creature. Non fatemi
Dio di rigore mentre Io non sono che Dio
d’amore… Io salverò il mondo con l’Amore
misericordioso!
Proprio per consolare l’amore di
Gesù per tanta diffidenza nella Sua
Bontà e Misericordia
, con la vestizione
Pierina Betrone riceve il nome di
Consolata, desiderando essere consolatrice
del Cuore di Gesù e di tutti coloro che non
sono in grado di percepire ed accogliere l’a-
more del Signore. E fu Gesù stesso ad indi-
carle non solo la via per consolarlo ma
anche quella di “amarlo come nessuno Lo
ha mai amato e salvare anime come nessu-
no ne ha mai salvate
”: l’incessante atto d’a-
more Gesù, Maria, vi amo, salvate ani-
me!
”,
che il Redentore indicò come picco-
lissima via d’amore e di confidenza
non
solo a lei ma a tutti i piccoli; perché Lui
vuole “il trionfo nel mondo non solo della
Misericordia, ma bensì dell’Amore, spe-
cialmente nelle anime piccolissime
”.
Gesù, Maria, vi amo, salvate anime
comprende tutto”, diceva il Signore: l’amo-
re per Lui e per le creature, “le anime del
Purgatorio come quelle della Chiesa mili-
tante; l’anima innocente e quella colpevo-
le; i moribondi, gli atei, ecc… Non perdere
tempo, ricorda che ogni atto d’amore è un
anima
”. Questo atto d’amore, se vissuto
incessantemente, è destinato a recidere la
radice d’ogni male e a togliere la vita
all’uomo vecchio
per far vivere l’uomo
nuovo che è solo e tutto amore per Dio
(Gesù, Maria, vi amo) e solo e tutto amore
per gli uomini (salvate anime). Si tratta di
una via evangelica nel vero senso della
parola, perché richiede di rimanere nel Suo
amore in continuo, di avere in sé gli stessi
sentimenti di Cristo, di non avere più tem-
po per pensare ad altro che ad amare Gesù
e Maria e a salvare le anime, cioè il perfet-
to rinnegamento di se stessi, richiesto da
Gesù ai suoi discepoli.
Per questo Gesù disse a Consolata che
l’incessante atto d’amore l’avrebbe annien-
tata
. Ella, infatti, sperimentò che “per esse-
re un incessante atto d’amore verginale
bisogna scomparire”: scomparire alle crea-
ture ed ai propri occhi, per seguire con tut-
te le forze, nel silenzio profondo e nell’a-
more, “Dio solo, finché tutto sia compiuto”.
Nella sua risposta radicale la sorella povera
cappuccina decise di: “Mai cercare di
accontentare me stessa: nel cibo, bevanda,
riposo, vestito, gusti, preferenze; annienta-
mento totale di ogni volontà, diritto, lavori
propri. Annientamento della lingua, rispon-
dere il puro necessario e intanto sempre
l’atto d’amore”.
Vivere questo atto d’amore in conti-
nuo, con tutto l’essere, nella consolazione
come nella prova,
richiede eroismo, richie-
de spogliamento di se stessi ma rende puro
il cuore e lo unifica. È una via analoga alla
preghiera del cuore così diffusa nell’Oriente
cristiano. Ma qui si tratta di qualcosa in più:
non solo unione con Gesù, ma unione con
Dio attraverso Gesù e Maria. Si tratta di
unirsi ai loro cuori che si immolano al Padre
come sacrificio d’amore per le anime.
Non si possono separare Gesù e Maria
come non si può separare l’amore di Dio
e l’offrirsi per la salvezza dei fratelli.
In
effetti, in Consolata l’amore per Gesù e per
Maria Vergine furono inseparabili. Ed è sta-
to questo amore a generare in lei quello per
le anime, fino a farle pronunciare alla fine
della vita queste parole: “Oh, lo sento che il
Cuore Divino un giorno, mostrandomi al
mondo, avrà una frase sola: Si è fidata di
me! Mi ha creduto. Sì, Gesù farà cose gran-
di ed io in anticipo mi unisco alla SS.
Vergine nel cantare il Magnificat. Ancora un
po’ di mesi e Consolata diverrà consolatrice.
Oh, mi chinerò con amore su ogni cuore che
geme, che soffre, che dispera, che impreca,
che maledice...Mi fa tanta pena chi soffre”.
Questo amore divino per le anime le
fece desiderare il Paradiso per fare del
bene a tutti.
E oggi, che sr. Consolata è
ormai nel seno del Padre, la sua sete di fare il
bene è pienamente appagata, secondo la pro-
messa di Gesù: “Sì, il tuo Gesù te lo concede:
porgerai l’orecchio a tutti i dolori della ter-
ra, mi strapperai le grazie più grandi e da
ciascun’anima, in ricompensa, tu chiederai
sempre la santa comunione… si, fin d'ora te
lo prometto: la missione speciale dei tuoi fra-
telli a parte, sarai la Consolata di tutti”.
Cristina Palici
Gesù, Maria, Vi amo,
salvate anime!
Nel messaggio di
25 luglio 2005 la
Madonna a Medj.
ha detto: “Cari figli,
vi invito a riempire
la vostra giornata
con brevi e ardenti
preghiere”.
Ci sono innume-
revoli brevi e
ardenti preghiere,
e probabilmente
ognuno di noi ha
la sua preferita
che desidera dire
più spesso.
Scoprire la loro
origine sarebbe
un lavoro arduo, ma credo si possa dire che
tutti sono ispirati: dall’Amore per amore,
amore per le anime e per ognuno di noi.
Sarebbero le giaculatorie. Ce n’è una molto
bella ispirata alla Serva di Dio Sr. Maria
Consolata Betrone
. Per lei tutto iniziò con
la lettura della “Storia di un Anima” di
Santa Teresina del Bambino Gesù, ma
Consolata, a sua volta, ebbe esperienze
mistiche, ed è ricordata per la sua “piccolis-
sima via” che è accessibile alle anime e che
si può racchiudere in tre punti essenziali:
1. Offrire un atto incessante d’amore col
cuore: “Gesù, Maria Vi amo, salvate anime”.
2. Offrire un sì a tutti e col sorriso, veden-
do Gesù in tutti.
3. Offrire un sì a tutto, sempre ringra-
ziando
.
Un atto d’amore è anche atto di ripara-
zione: Gesù ha specificato: Un “Gesù ti
amo” ripara mille bestemmie.
Ma l’impor-
tanza di questa invocazione, corta e poten-
tissima si può capire dalle parole di Gesù
che suor Consolata ha scritto nel suo diario:
“Non ti chiedo che questo: un atto d’amo-
re continuo, GESU’, MARIA VI AMO, SAL-
VATE ANIME…
Consolata fu invitata da Gesù a intensifi-
care la preghiera senza indugiare: “Non per-
dere tempo perché ogni atto d’amore rap-
presenta un’anima. Di tutti i doni, il dono
maggiore che tu possa offrirmi è una gior-
nata ripiena d’amore. Io desidero un inces-
sante ‘Gesù, Maria vi amo, salvate anime’
da quando ti alzi a quando ti corichi”.
L’atto d’amore che Gesù vuole inces-
sante non dipende dalle parole che si pro-
nunciano con le labbra, ma è un atto inte-
riore, della mente che pensa ad amare, del-
la volontà che vuole amare, del cuore che
ama. La formula ‘Gesù, Maria vi amo’ vuol
essere semplicemente un aiuto.
Alla mistica tedesca, Justine Klotz
(1888-1984) il Signore ha ispirato una gia-
culatoria simile con un riguardo particolare
verso i sacerdoti: “Gesù, Maria Vi amo, sal-
vate anime sacerdotali
, salvate anime”.
Quando si prega per un sacerdote non si pre-
ga soltanto per lui. Un sacerdote santo por-
terà al sicuro nel ovile anche molte altre ani-
me, ma hanno bisogno di essere sostenuti
dalla nostra preghiera. Facciamo un grande
dono alla Chiesa, a noi stessi e al mondo
quando preghiamo per i sacerdoti. E che il
Signore ci mandi tante, sante vocazioni!
Beverley K. Drabsch
4
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L
E
C
OMUNITÀ A
M
EDJUGORJE
:
Carismi diversi
in un unico cuore
Il dieci novembre si è svolto l’incontro di
tutte le comunità presenti qui a Medjugorje;
incontro che ultimamente ha luogo due o tre
volte l’anno presso la casa di una delle
comunità. Questa è stata la volta dell’Oasi
della pace
a fare “gli onori di casa”. Tutto si
è svolto con grande semplicità; un lungo
momento di condivisione fraterna ha prece-
duto la recita del rosario e la s. Messa cele-
brata dal sacerdote novello Luka Maria del-
la comunità delle Beatitudini.
Accanto alle tre comunità di consacrati
già note (Oasi…, Beatitudini, Kraljice
Mira
) erano presenti altre realtà di recente
fondazione. I due rami (maschile e femmi-
nile) della comunità fondata da madre
Rosaria - Figlie adoratrici del Sangue pre-
ziosissimo
e Apostoli di Maria addolorata -
che vive il carisma della preghiera di ripa-
razione. La comunità Cuore di Maria, una
realtà ancora in via di sviluppo dove, sotto
la guida di suor Milena, alcuni giovani di
diverse nazioni vivono per periodi più o
meno lunghi un’esperienza di vita comuni-
taria che si combina con un intenso ritmo di
preghiera. E infine la comunità Nuovi oriz-
zonti
, nata per favorire il recupero di ex-
tossicodipendenti. La comunità Cenacolo,
invece, non ha potuto rendersi presente, ma
è stata tuttavia in comunione di preghiera.
Personalmente ho colto come tutti
abbiano vissuto una grande emozione nel
vedere insieme giovani che rappresentava-
no realtà tanto diverse. Ma superando il pri-
mo impatto si poteva scorgere un segno
comune ed evidente della “mano” di Maria:
ognuno mostrava un viso sereno ed aperto
che nella semplicità riusciva a far trasparire
l’amore di Dio, che sapeva testimoniare che
“Dio ha disposto, la Madonna ha chiamato,
Dio ha fatto, io ho solo risposto…”
Diversi per provenienza, abito, stile
di vita, carisma. Ma proprio per questo il
nostro incontro nel segno di Colui che tutto
unisce in Sé è stato una testimonianza
importante che aveva grande forza e signi-
ficato. Ognuno di noi rappresentava un pez-
zo della grande famiglia che la Regina del-
la Pace ha riunito intorno al suo Cuore.
In Dio e per Dio e nel suo amore avve-
niva l’incontro di persone desiderose di
appartenere al Signore, che possono ritro-
varsi proprio in questa decisione, nella
ricerca comune, in cui ogni passo del fra-
tello è aiuto e stimolo ed ogni occasione di
confronto è ricchezza.
Penso a dei sentieri che hanno lo stesso
arrivo e che per alcuni tratti si affiancano, si
incrociano. Oppure ad una corsa, in cui non
ci sono né primi né ultimi, in cui nessuno
può avanzare da solo, poiché ha bisogno di
qualcuno che gli apra la strada ed è chiama-
to a sua volta a farsi giuda per gli altri. Chi
diremo infatti essere più grande, colui che
semina o colui che raccoglie? Colui che va
innanzi e come profeta indica la via, o colui
che nel seguirlo porterà frutti più belli e più
abbondanti? «E chi miete riceve salario e
raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne
goda insieme chi semina e chi miete. Qui
Notizie dalla terra benedetta
infatti si realizza il detto: uno semina e uno
miete
» (Gv 4, 36-37). La messe è molta,
numerose le strade da intraprendere, c’è
posto per tutti ed ognuno è importante nel
piano di Dio. Penso che il segno più credi-
bile del nostro essere servitori e familiari di
Dio sia proprio la comunione nell’origina-
lità
che deve fiorire in ogni comunità e
sapersi espandere – irradiare anche all’e-
sterno, comprendendo ed abbracciando tut-
te le realtà che si incontrano.
Il tempo di preghiera è stato intenso,
un’esperienza preziosa che penso abbia
lasciato molto a ciascuno di noi, pur svol-
gendosi con grande e naturale semplicità.
Riconosco che se pur è importante la condi-
visione nello scambio amichevole di espe-
rienze e impressioni per conoscersi meglio,
il vero incontro è avvenuto allora, riuniti in
ginocchio davanti a Gesù Eucaristico, uniti
alla preghiera della Vergine.
Nella preghiera del rosario, recitata in
varie lingue, abbiamo testimoniato la
nostra unità nel progetto della Vergine
Maria e ci siamo uniti alla sua incessante
preghiera. Nella s. Messa, poi, abbiamo
visto avverarsi quest’unità nella pienezza
del dono reciproco di sé: su quell’unico
altare ciascuno metteva la sua offerta pove-
ra e preziosa, quel suo pezzo pregiato ed
originale. E Cristo ricapitolava in Sé ogni
cosa. Nel miracolo eucaristico tutto veniva
offerto al Padre diventando sacrificio per-
fetto, seme di santità, sangue che porta vita
piena, vita incorruttibile, pegno di salvez-
za, pane spezzato per essere distribuito e
consumato dai credenti.
M
A LASCIAMO LA
P
AROLA
ALLE DIVERSE
T
ESTIMONIANZE
f
r. Alessio Maria
Comunità “Oasi della Pace”
È stato un momento di bella e serena
comunione. Il dialogo, la condivisione di
gioie e fatiche del cammino, la preghiera
comune sono stati un’occasione per crescere
nella reciproca conoscenza e nella consapevo-
lezza di stare tutti camminando insieme dietro
al Signore Gesù, e ci hanno aiutato ad appro-
fondire il nostro essere, nella varietà delle
famiglie spirituali, figli dell’unica famiglia di
Dio, al servizio dell’unica Gospa.
Per me, che da poco tempo mi trovo a
Medjugorje, è stato particolarmente bello e
arricchente incontrare più da vicino persone
già viste diverse volte in chiesa, sul Podbrdo,
sul Krizevac... che mettono la loro vita a dis-
posizione della Madonna, e conoscere
meglio il dono delle loro comunità e spiritua-
lità. Mi tornano in mente le parole di s. Paolo:
Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo
è lo Spirito
... uno solo è Dio, che opera tut-
to in tutti. E a ciascuno è data una manife-
stazione particolare dello Spirito per l’utilità
comune”
. E le parole della nostra Mamma
Celeste: “Figlioli, attraverso i messaggi
desidero creare un bellissimo mosaico nei
vostri cuori, perché Io possa offrire ognuno
di voi come un’immagine originale a Dio...
(25.11.’89) Figlioli, desidero fare di voi un
bellissimo mazzo di fiori preparato per l’e-
ternità...
(25.7.’95) Desidero che il mio cuo-
re e il cuore di Gesù e il vostro cuore si fon-
dano in un unico cuore di amore e di pace”
.
Roland
Apostolo di Maria addolorata
L’incontro annuale delle comunità reli-
giose presenti a Medjugorje è per noi un
momento prezioso, in cui sperimentare in
modo concreto l’unità spirituale che la
Gospa crea per realizzare i suoi progetti per
noi e per l’umanità intera.
Quest’anno per me è stato un momento di
consolazione e conforto, attraverso la condi-
visione delle proprie esperienze negli impe-
gni quotidiani di missione e apostolato. È
bello stare insieme e incoraggiarsi vicende-
volmente con la forza dalla decisione per Dio
e per Maria Regina della Pace che ognuno
porta nel proprio cuore. Nello spirito sentia-
mo il vento forte della tempesta che si abbat-
te sul mondo, la tempesta dell’incredulità, dei
compromessi e delle falsità.
Ringrazio Maria Regina della Pace,
nostra Mamma, che ci ha chiamati in dis-
parte per essere tutti suoi e servire con la
nostra offerta della vita il Regno di Dio.
sr. Halina
Comunità “Kraljice mira, potpuno tvoj
– po Mariji k Isusu
Il Signore ha bisogno e desidera i suoi
operai, i suoi collaboratori, i suoi figli.
Grazie a questo avvenimento, (l’incontro
delle Comunità n.d.r.) ho potuto vedere
come il Signore chiama i suoi operai e ho
riconosciuto nella presenza delle comunità a
Medjugorje un grande dono. In qualche
modo ho compreso più profondamente qua-
le ricchezza portano le diversità delle nostre
carismi e quale importante e concreta testi-
monianza esse rappresentano per il “mon-
do” che viene continuamente a Med.
Semplici condivisioni su quello che è il
proprio cammino, la nostra spiritualità, la
nostra vita quotidiana, …anche tante risate
spontanee ci hanno riunito in uno spirito di
comunione. Penso che alla S. Messa, cele-
brata insieme, abbiamo potuto esprimere
bene la nostra gioia e gratitudine a Dio gli
uni per gli altri. In quel momento più che
mai il Signore era al centro. A Lui saliva la
nostra lode, soltanto a Lui le nostre anime
desideravano appartenere. Si sentiva la gra-
zia della benedizione di Dio Nostro Padre e
lo sguardo materno e amoroso della nostra
Regina della Pace.
Il Signore ci ha fatto il dono bellissimo di
poterci abbandonare a Lui, di potergli affida-
re completamente la nostra vita, di poter
esprimere la nostra originalità nella libertà
servendoLo. Nutro una gratitudine inespri-
mibile per quello che Dio ha fatto per me,
donandomi questa vita e chiamandomi in
comunità. E vedo come ogni chiamata è
importante e preziosa, quando porta la vita.
Sr. Lioba
Comunità delle Beatitudini
È sempre un arricchimento quando ci
riuniamo tutti assieme. La gioia e l’amore
che si sentono tra noi, l’incontro con i fratel-
li e le sorelle appartenenti a diverse comuni-
tà e provenienti da svariati paesi, culture e
continenti è per me un assaggio anticipato del
Cielo: per quanto diversi, siamo raccolti tutti
nella grande famiglia di Dio.
Questo mi ricorda il messaggio di Maria
del 25 luglio 1999: “Desidero che compren-
diate che qui non voglio soltanto realizzare
un luogo di preghiera, ma anche l’incontro
dei cuori. Desidero che il mio cuore, il
Cuore di Gesù e il vostro cuore si fondano in
un unico cuore di amore e di pace”.
Laddove noi possiamo vivere questo, speri-
mentiamo già il Regno di Dio, ed il nostro
cuore è felice al pensiero dell’amore eterno.
5
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Intervista a P. Tomislav
Venticique anni con Maria
Ricorre quest’anno il 25° anniversario
delle apparizioni della Madonna a
Medjugorje. Tu sei stato testimone degli
eventi straordinari dei primi anni. Che
cosa si risveglia oggi nella tua memoria,
alla luce del tuo cammino personale e del-
la tua esperienza sacerdotale?
Dal punto di vista del mio passato a
Medjugorje, in questo momento non mi tor-
nano in mente molte cose. Dal 1985 mi sono
gradualmente ritirato da Medjugorje per
vivere nella contemplazione. Man mano che
entravo nel rapporto più profondo con Dio,
si apriva la memoria della mia anima, quel-
lo spazio cioè in cui lo Spirito Santo assu-
meva sempre di più il ruolo di attore princi-
pale, e rivelava il Mistero. In questa memo-
ria non sono presenti tanto i fenomeni di
Medjugorje in quanto tali, ma piuttosto la
verità divina di Dio vivo e vero, della Madre
di Dio che è presente in noi e che opera in
noi. Questa è la verità accolta dalla Chiesa.
Chiunque riceve una grazia straordinaria
deve farla fruttificare in favore della Chiesa.
Del resto i veggenti hanno detto, a proposi-
to di alcuni segreti, che quando questi saran-
no rivelati per molti sarà tardi. Questo signi-
fica che l’attenzione è posta sulla nostra par-
tecipazione all’azione divina in noi, com-
presa quella che si manifesta a Medjugorje
in modo così straordinario.
Qual è allora la cosa più importante per
te in riferimento a Medjugorje?
Come dicevo, la memoria della nostra
anima registra tutto, in essa tutto è deposita-
to. Lo Spirito Santo ce ne rivela gradual-
mente il contenuto, per portarci alla verità
tutta intera.Tutto è affidato alla Chiesa affin-
ché siamo accompagnati a Dio ed in noi si
sviluppi il deposito della verità divina.
Per tutti noi è importantissimo accoglie-
re la Madre di Dio nel suo rapporto con Dio,
nell’evento salvifico che si è realizzato in
Lei, nella sua persona, Seguendo il suo
esempio e lasciandoci guidare dal suo amo-
re materno, partecipiamo alla sua glorifica-
zione. Per mezzo suo concepiamo il Cristo
in noi, ed in noi Egli cresce, si offre ed entra
nella gloria. Per mezzo di Maria SS. ci inse-
riamo nell’avvenimento salvifico di Cristo.
Si tratta di un percorso dinamico che
coinvolge l’essere umano su ogni livello
della sua esistenza e lo porta allo sviluppo.
Perciò arriva anche a sconvolgerlo e travol-
gerlo, in senso buono naturalmente. Chi
accetta questa azione di Dio e si converte, si
lascia inserire pienamente nell’avvenimento
della salvezza operata da Gesù Cristo, il
Salvatore, divenendo egli stesso strumento
dell’azione divina. Se questo non avviene
l’uomo si chiude nel suo piccolo mondo, pur
rimanendo credente.
La Madonna a Medjugorje chiama conti-
nuamente alla conversione. Pensi che la
gente si sia convertita davvero?
I frutti sono tanti ed evidenti. Se poi la
gente sia convertita, lasciamo che sia il Cielo
a giudicare. Nel messaggio del 25/12/2005,
venuto attraverso il veggente Jakov, la
Madre dice: “Figli, in tutto il tempo che Dio
mi ha permesso di stare con voi, vi ho richia-
mato in continuo alla conversione. Molti
vostri cuori sono rimasti chiusi...
Cominciate a pregare. Pregate Dio per il
dono della conversione.”
Credo che queste
parole dovrebbero farci seriamente riflettere.
Non pensi che il messaggio che hai citato
contenga degli accenti forse troppo seve-
ri, che potrebbero scoraggiare quanti
sono di buona volontà ma si sentono
deboli?
Questo proprio no! Qui sbagliamo per-
ché entriamo nelle nostre paure e cerchiamo
delle giustificazioni. S. Francesco d’Assisi,
alla fine della sua esistenza terrena, diceva
ai frati: “Fratelli, ripartiamo da capo per-
ché finora non abbiamo fatto nulla!”.
Sono
parole che hanno un grande significato per
tutti noi. Chi è aperto a Dio, vede sempre
davanti a sé orizzonti nuovi, e riceve grazie
sempre nuove. Viene trascinato dal fascino
della vita in Dio e con quel medesimo fasci-
no vitale attira gli
altri a Dio, li coinvol-
ge e li sconvolge. In
questo nostro tempo,
nel quale il male ci
incalza da ogni parte,
Dio si aspetta che i
suoi figli si lascino
potentemente coin-
volgere dalla sua vita
divina, perché possa-
no a loro volta coin-
volgere altri e travol-
gere e distruggere il
male, travolgere alla
fine la morte stessa.
Se i credenti riman-
gono al di fuori di
questa azione dina-
mica, rimangono
piatti, non arrivano
alla conversione
autentica e subiscono
l’aggressività del
male.
Nel messaggio cita-
to, la Madonna ci
invita a pregare. È
l’ennesimo invito
dopo tanti anni, che
si ripete puntuale.
Perché?
Perché la Madonna rimane fedele a se
stessa. Ci indica la strada, ci mostra i mezzi
più idonei a risvegliare in noi la vita divina
in tutta la sua dinamicità. Non c’è dubbio
che la preghiera resti il mezzo fondamenta-
le per partecipare attivamente alla vita della
grazia.
Perché tante nostre preghiere non vengo-
no esaudite, anche quando ci pare di chie-
dere cose buone?
S. Agostino lo spiega dicendo che le per-
sone pregano mali (cattivi), male (in modo
cattivo), mala (per cose cattive). Ciò signifi-
ca che, quando siamo cattivi, preghiamo in
modo cattivo per intenzioni cattive. Giriamo
attorno a noi stessi, vogliamo coinvolgere
tutto e tutti, Dio compreso, nel nostro biso-
gno egoista, egocentrico. Dio si ritira da tut-
to questo.
Nel messaggio del 25/12/2005 che ho
citato prima, si leggono ancora queste paro-
le della Madonna: “Figli, Gesù è pace, amo-
re, gioia. Perciò decidetevi per Gesù”.
La
vera preghiera eleva la persona orante, la
introduce nella vita di Cristo, staccandola
dall’egoismo e rendendola partecipe della
dinamica della salvezza. È questa la pre-
ghiera che raggiunge il suo scopo.
Potresti dirci qualcosa a proposito del
digiuno al quale la Madonna ci ha sempre
richiamato, e verso il quale molti avverto-
no difficoltà e disagi?
Dobbiamo comprendere che nei piani di
Dio, tutto è collegato in modo armonioso.
Così il digiuno, indipendentemente dalla
forma che si sceglie per attuarlo, deve aiuta-
re la persona ad uscire dal consumismo
materiale e spirituale, a risvegliare la ricerca
di Dio, a spingere alla conversione. Anche il
digiuno, come la preghiera, è uno dei mezzi
indispensabili per arrivare a Dio.
Quali consigli puoi darci per progredire
nel cammino spirituale?
Lo scopo della nostra vita è quello di
entrare nell’unione mistica con Gesù, entra-
re nella pienezza della sua vita. Se abbiamo
il Figlio, abbiamo anche il Padre e lo Spirito
Santo ci guida, come dice S. Giovanni apo-
stolo. Se ci lasciamo coinvolgere e sconvol-
gere da Gesù Cristo, allora diveniamo il suo
popolo ed Egli l’Emmanuele, il Dio-con-
no
i. Tutte le apparizioni, tutte le grazie che
ci vengono elargite, tendono a farci raggiun-
gere di questo scopo.
Se camminiamo decisi in questa direzio-
ne, cioè verso l’unione totale con Gesù, allo-
ra nella nostra vita cambia tutto. La fede, la
speranza, l’amore diventano dinamiche,
capaci di coinvolgere e sconvolgere gli altri.
Così ci inseriamo nell’azione della grazia
divina, e diventiamo partecipi del mandato
degli apostoli, riempiti dalla potenza dello
Spirito Santo. Altrimenti restiamo chiusi
nella nostra religiosità superficiale, girando
intorno a noi stessi, alla preoccupazione del
nostro avvenire, cercando di coinvolgere gli
altri non in Dio ma in noi stessi. Entriamo in
un vortice distruttivo.
Non sembra che il mondo stia andando
tanto bene. Molta gente è preoccupata,
pessimista. Tu pensi che nel mondo stia
cambiando qualcosa?
Molto sta cambiando, molto! Dio è il
vero protagonista della storia, anche se ci
sembra nascosto. La sua azione è silenziosa,
nascosta ai “grandi” della terra. Trasforma
tutto e non vuole danneggiare nulla. Egli
permette anche le crisi dell’umanità, affin-
ché l’uomo cerchi Dio e si converta.
Dio fa cose meravigliose anche oggi,
spesso attraverso i piccoli, i semplici, quelli
più nascosti. Del resto, così ha sempre fatto
nella storia, anche nella vita della Vergine
Maria.
Cosa ti aspetti da questo 25° anniversario
della apparizioni di Medjugorje?
Un giubileo è sempre un giubileo! Porta
tante grazie e apre scenari grandi all’azione
divina. Mi aspetto quindi molto. In partico-
lare mi aspetto il risveglio del popolo di Dio
nella preghiera, nella conversione, nel digiu-
no, così da poter essere coinvolto da Dio.
Spero che ciascun credente comprenda che
il palcoscenico principale dell’azione di Dio
è in lui, nella sua anima. I frutti verranno sia
dentro che attorno alle persone. Il popolo di
Dio vedrà così realizzarsi le promesse di
Dio, vedrà la salvezza dell’umanità. Allora
dai credenti partirà il lieto annunzio della
salvezza ad ogni uomo. È la mia speranza ed
anche la mia preghiera a Dio e alla Madre
nostra.*
6
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Al di là di ogni pensiero ed immagina-
zione. Al di là delle nostre capacità e dei
nostri meriti. Al di là dei progetti e dei riget-
ti. Proprio così Maria si fa presente a
Medjugorje. E lo fa oltre ogni nostra logica.
Oltre ogni volontà di trattenerla od ignorar-
la. Oltre ogni legge umana ed ogni ragione.
Da quasi 25 anni la Vergine visita in
questo modo i suoi figli, inseriti ancora nel
tempo e nello spazio, per aiutarli a varcarne
i confini. Già adesso. Qui su questa terra.
I MEZZI?
La preghiera - continua e libera da ogni
schema. Il sacrificio - amorevole e generoso.
La s. Messa - partecipata in pienezza e cele-
brata con la vita. La Parola - vissuta in una
liturgia continua, che fa di noi dei vangeli
viventi. Tutto questo, insieme ad un’acco-
glienza incondizionata della Madre, ci rende
capaci di abitare il Cielo pur rimanendo con i
piedi ben saldi sulla terra; e ci aiuta ad essere
testimoni veraci di un regno che non ci atten-
de oltre i confini della morte, ma che è già qui
in mezzo a noi. Anzi, dentro di noi.
È venuta a ricordarcelo Maria. È venu-
ta a rinnovare in noi l’annuncio che Lei stes-
sa aveva accolto dall’angelo quel giorno in
cui il Verbo nel suo grembo prese carne: la
notizia che Dio si fa uno di noi per ricondurci
a Sé, per strapparci dal morso della corruttibi-
lità che svilisce la nostra natura e per mostrar-
ci il modo di elevarci ad una dimensione che
ci rende immuni da ogni corruzione.
Ma per comprenderlo bisogna innanzi-
tutto lasciare entrare Maria nella nostra
vita.
In modo reale, naturale. Non è più il
tempo di devozioni che La relegano sul pia-
no delle recite, delle formule, delle immagi-
ni fissate nel gesso o sulla tela, anche se il
sofisticato mondo dei beni materiali ci vuol
far credere che è vero solo ciò che si vede e
si possiede. Per non lasciarsi ingannare
occorre allora far trasparire l’invisibile,
quello che il nostro sguardo interiore ha col-
to e riconosciuto come vero.
MA COME FARE?
È semplice, come respirare. Sì, perché
Maria è come l’aria fresca. È una “fresca
purezza” che rinfranca l’anima, che riossi-
gena lo spirito, che dà vigore alle nostra
membra spente e addormentate dal sonno
della routine. È una “pura freschezza” che
irrora il nostro sangue e lo rende più fluido
tanto che scorrendo nelle vene riaccende in
noi la voglia di vivere, di esserci e di gioire.
Tutto questo lo si coglie quando a
Medjugorje i piedi lesti si arrampicano tra le
pietre di quel piccolo monte dove la
Madonna da 25 anni ha scelto di apparire: il
Podbrdo.
A me piace chiamarlo il Monte della Madre.
Lì dove se ascolti bene e taci nel profondo,
puoi sentire il suo respiro, il suo alito legge-
ro e delicato che ti accarezza la pelle, che ti
penetra le ossa e ti fa sentire il suo materno
bacio. Ti parla di Lei, ti conferma la sua pre-
senza invisibile ma assolutamente reale,
concreta e certa. Scendendo dal monte non
si può che dire: “Maria è qui. Io l’ho incon-
trata. Sì, perché Lei mi ha chiamato, atteso
ed abbracciato”.
E allora cosa dobbiamo fare al ritorno
da quel luogo di grazia?
Rientrando nelle nostre case, nei nostri
piccoli mondi fatti di relazioni, di doveri, di
impegni, di ritmi scanditi non dal cuore ma
dalle lancette implacabili dell’orologio, la
nostra anima dovrebbe effondere la fra-
granza di Maria!
È cioè? Dopo averla assorbita dobbiamo
spanderla nell’aria, così che gli altri ne per-
cepiscano il profumo e possano a loro volta
respirarla.E lasciarsi pervadere, riempirsi di
Lei. Come aria fresca che entra da una fine-
stra aperta, la Vergine li rinnoverà.
L’invisibile allora si renderà visibile.
L’eterno irromperà nel tempo e ne romperà
i confini.
MARIA CI PROPONE AMPI ORIZ-
ZONTI.
Bisogna solo avere il coraggio di avven-
turarsi attraverso il suo Cuore, senza lasciar-
si intimorire dall’assenza di quei limiti che
normalmente l’uomo crea intorno a sé.
Siamo infatti abituati alle strutture, ai bina-
ri, alle anguste leggi delle convenzioni uma-
ne che solitamente costruiamo per paura di
un ignoto che non possiamo controllare. Ma
uniti a Lei si può accedere oltre il tempo e
oltre lo spazio, dilatando il proprio essere
fin dove Dio ci consente. E allora potremo
godere di ogni pienezza di cui la nostra ani-
ma è capace.
Maria c’è, ma non si lascia catturare. Si
dona ma non si lascia possedere. Né stru-
mentalizzare. Proprio come Gesù, pellegri-
no sulle strade di Palestina.
La Regina della Pace è con noi da quasi 25
anni per guidarci in questo tempo insidioso e
contemporaneamente prezioso per le nostre
anime. Lo fa con tutta la grazia di cui Lei è
ripiena, strappando a Dio minuti in più per
istruirci, consolarci, confermarci, esortarci.
HA DETTO MOLTO CON I SUOI MES-
SAGGI.
Ma molto di più ha pregato, ha amato e
sicuramente anche sofferto guardando i suoi
figli spesso distratti, chiusi, indifferenti o
talvolta addirittura restii. Credo che sia
giunto il tempo di una sintesi onesta e reali-
sta per comprende con maggior nitidezza il
progetto che Dio vuol realizzare attraverso
Medjugorje. Una presa di coscienza respon-
sabile che ci spinga a rispondere con sempre
maggior qualità ai richiami di Maria, una
Madre che non dimentica mai di ringraziar-
ci per “aver risposto alla sua chiamata”.
Stefania Consoli
Al di là del tempo e dello spazio
Il grande disegno
di luce
di Giuseppe Ferraro
Al centro del messaggio della Regina del-
la Pace c’è una chiarissima linea di luce, un
piano di grazia di dimensioni inimmaginabi-
li, che Dio sta donando al mondo in questo
tempo per mezzo di Maria. Forse non è inu-
tile, anche in prospettiva del grande giubileo
di 25 anni di apparizioni della Madre di
Dio
, tentare di affinare lo sguardo del cuore
per cogliere il nucleo essenziale di questo
grande mistero d’amore.
Maria, nei suoi messaggi, fa frequente
riferimento ad uno straordinario pro-
gramma di salvezza affidatogli dal Padre
in questo tempo
, che Lei definisce “un tem-
po speciale
” (25.06.1993),“legato in modo
speciale al cielo attraverso di Me

(25.05.1996). Questo straordinario progetto
di grazia ci sembra racchiuda la chiave del
senso spirituale più vero e della motivazio-
ne più profonda della presenza della Regina
della Pace tra gli uomini: “Desidero ringra-
ziarvi perché rendete realizzabile il mio pro-
getto
” (Mess. 25.06.2004), “Cari figli, mi
avete aiutato con la vostra preghiera a rea-
lizzare i miei progetti, continuate a pregare,
affinché questi progetti si realizzino piena-
mente
”(27.09.1984).
La Madonna ci invita infatti a non
banalizzare il significato autentico della
sua presenza
, magari riducendone indebita-
mente la portata a rango di pur lodevole ma
inesorabilmente marginale pia devozione
mariana. Lei invece sottolinea con forza il
carattere esplicitamente biblico e intensa-
mente profetico
di questo grande evento di
grazia, che irradia un’essenziale dimensio-
ne ecclesiale
e che s’iscrive a pieno titolo
nel grande disegno divino del compimento
dell’opera della salvezza: “Pregate, Dio vi
aiuterà a scoprire la vera ragione della mia
venuta. Perciò, figlioli pregate e leggete la
Sacra Scrittura, perché, attraverso la mia
venuta, possiate scoprire nella Sacra
Scrittura il messaggio che è per voi”(Mess.
25.06.1991);“Leggete la Sacra Scrittura,
vivetela e pregate per poter capire i segni di
questo tempo
” (Mess. 25.08.1993).
Ripercorrendo i messaggi, la storia ed il
dispiegarsi dei diversi frutti spirituali ger-
minati
dalla grazia dinamica di Medjugorje,
è possibile cogliere le fondamentali linee
evolutive di questa vertiginosa effusione di
luce salvifica, che passa, come per tutti gli
interventi di Dio, attraverso un imperscruta-
bile “mysterium electionis”, nascosto nel
Cuore del Padre.
Gli strumenti di cui si serve Maria per
realizzare il suo programma di luce si distin-
guono, com’è nello stile di Dio, per la loro
assoluta inadeguatezza agli occhi del
mondo. Dapprima una piccola Comunità
parrocchiale, situata in oscuro sobborgo
sperduto tra i Balcani, in una regione scono-
sciuta ai più, “….conseguirete e mi darete la
gioia di vedere realizzato interamente il
progetto che Dio ha su Medjugorje
” (Mess.
07.02.1985).
In quel luogo Lei si manifesta all’inizio
attraverso la testimonianza di sei piccoli
veggenti
, all’epoca poco più che bambini.
Poi attraverso l’opera di altre anime sem-
plici
, spesso arricchite da segreti doni e cari-
smi spirituali, ognuna chiamata ad una spe-
cifica missione che si inserisce come un’ar-
moniosa tessera di luce nel grande mosaico
d’amore di Maria.
Quindi, comunicando direttamente al
cuore dei suoi figli, Lei attrae in questo
luogo
ove “si trova la fonte della grazia
(Mess. 08.05.1986), moltitudini “di ogni
stirpe, popolo e nazione”. Anime sin dall’e-
ternità iscritte nel Cuore dell’Altissimo,
chiamate a servire in modo speciale i Suoi
programmi di salvezza: “Cari figli, voglio
che comprendiate che Dio ha scelto ognuno
di voi nel suo piano di salvezza per l’uma-
nità
” (Mess. 25.01.1987); “Ognuno di voi è
importante nel mio piano di salvez-
za
”(25.05.1993).
Ognuno di loro è poi sollecitato a
rispondere con perfetta libertà e semplici-
tà filiale alla chiamata che Dio rivolge per
mezzo di Lei: “Perciò figlioli desidero che
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background image
Mi chiedo: perché l’uomo, per non dire
noi, si lamenta spesso, perché critica l’ope-
rato degli altri, perché non accoglie e non
ama il prossimo, perché si appropria degli
altri e delle loro cose, perché brama e non si
accontenta mai?
Forse perché non sa lodare e ringraziare il
suo Signore.
Non sa lodare e ringraziare il Padre per
i doni ricevuti e per quello che riceve conti-
nuamente, e soprattutto per il Dono, che suo
Figlio Gesù. Non lodando e non ringrazian-
do, l’uomo perde il dono ricevuto e non
vede quanto gli è stato donato e quanto gli
viene donato continuamente.
Anche la lode e il ringraziamento è un
dono dall’Alto che va custodito.
È il mezzo che la Provvidenza concede
all’uomo per ricambiare al dono ricevuto.
Ringraziando e lodando Dio, noi ricambia-
mo al dono ricevuto, ovviamente da poveri
uomini, ma non importa, a Lui piace così.
Così facendo, diventiamo capaci, per
dono divino, di ricambiare a Dio.
Sorprendente!
In questo modo la vita di grazia è uno
scambio di doni: di Dio all’uomo e dell’uo-
mo a Dio. Anche il Paradiso, iniziato su que-
sta terra, è un dono continuo di Dio all’uo-
mo che ricambia con la lode ed il ringrazia-
mento. Penso al Paradiso come questo
scambio di doni tra Dio e l’uomo, per tutta
l’eternità.
Non c’è cristiano senza lode e ringra-
ziamento al suo Signore.
Il cristiano è la persona della lode e del rin-
graziamento, diversamente non può essere;
anche l’Eucaristia è ringraziamento.
La capacità di lodare e di ringraziare
Dio sono un dono potente fatto all’uomo
dall’Alto per cacciare il male, per mettere in
fuga il maligno che ci fa vedere solo cose
cattive e prospettive non buone e ci impedi-
sce di vedere il Dono.
Allora lodiamo sempre e non lamentia-
moci mai di quanto succede ma affidiamo
tutto a Dio, che provvede e guida ogni cosa
al meglio.
Forse così potremo vedere cose meraviglio-
se, anche miracoli. Proviamo!
Mi chiedo: quale può essere il motivo
per cui Maria ringrazia sempre in ogni mes-
saggio? Una semplice forma di cortesia mi
sembra riduttivo. Maria forse ringrazia per-
ché ha appreso bene dal Figlio Gesù che il
ringraziamento è importante per la vita, per-
ché ringraziare vuol dire amare, perché rin-
graziare vuol dire creare comunione, perché
ringraziare è attività di Cielo, perché Gesù
ringraziava sempre il Padre.
Bene. Se così è, come pare, facciamo il
proposito di ringraziare e lodare sempre il
nostro Signore per quello che abbiamo e per
quello che siamo. Chiediamo a Lui di diven-
tare veramente persone della lode e del rin-
graziamento: così avremo al gioia per noi e
per gli altri.
In questo anno in cui ricorre il 25° anni-
versario della apparizioni di Maria
a
Medjugorje, vero dono di grazia, ringrazia-
mo in modo particolare la Divina
Provvidenza, e ricordiamoci di farlo spesso,
per non dire sempre: è il modo migliore per
non perdere il dono, per mettere a frutto
“questi talenti” che ci vengono offerti.
Pietro Squassabia
Villanova M., 6 gennaio 2006
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Ci benedica Dio Onnipotente,
il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Amen.
le vostre decisioni siano libere davanti a
Dio, perché Egli vi ha dato la libertà

(Mess.25.11.1989); “…voi siete invitati e
bisogna che rispondiate alla chiamata del
Padre, che vi chiama attraverso di me

(Mess. 25.10.1987). È questo il passaggio
decisivo
, che, se accolto, genera una straor-
dinaria effusione di grazia che fa partire
concretamente il progetto di Maria in noi ed
attraverso di noi. “Io aspetto solo che mi
diate il vostro sì per porgerlo a Gesù affin-
ché Egli vi ricolmi della Sua grazia
” (Mess.
25.05.1992). Lei infatti si attende dai suoi
figli un “sì” incondizionato
, da offrire al
Padre in unione a quello sgorgato dal Suo
Cuore Immacolato, per poterci immetterci
in un vitale rapporto di comunione con il
Cuore di Suo Figlio
: “Invito tutti coloro
che mi hanno detto sì a rinnovare la consa-
crazione al mio Figlio Gesù, al Suo Cuore
ed a me , in modo che possiamo usarvi
ancor più efficacemente come strumenti di
pace in questo mondo senza pace
” (Mess.
25.04.1992).
Ma la consacrazione al Cuore di Cristo
significa “avere in noi gli stessi sentimenti
che furono in Cristo Gesù
” (Fil 2,5), ovvero
la pienezza dell’Amore puro di Dio, di
quella stessa linfa spirituale che pulsa nel
Corpo Mistico del Figlio e che si manifesta
concretamente nella piena e libera donazione
al Padre per la salvezza del mondo: “Questo
è il mio comandamento: che vi amiate gli uni
gli altri come io vi ho amato
. Nessuno ha un
amore più grande di questo
: dare la vita per
i propri amici
” (Gv 15,13). Per questo la
Regina della Pace, come già a Fatima per i
tre pastorelli, non cessa di esortare moltitu-
dini di figli a percorrere con Lei un cam-
mino di offerta totale a Dio
: “Testimoniate
con la vostra vita. Sacrificate le vostre vite
per la salvezza del mondo
” (Mess.
25.02.1988); “Offrite le vostre sofferenze a
Dio come un dono perché diventino un bel-
lissimo fiore di gioia
” (Mess. 25.091996);
Riconciliatevi gli uni con gli altri ed offrite
la vostra vita per far regnare la pace su tut-
ta la terra
” (Mess. 25.12.1990).
È infatti questo il nucleo decisivo del
Suo grande progetto di salvezza: farci
gioiosi canali della Vita e dell’Amore puro
di Dio per il mondo, lasciandoci trasforma-
re interiormente a misura del Suo Cuore
Immacolato, sino a diventare quasi un pro-
lungamento della Sua presenza viva tra gli
uomini: “Cari figli, …oggi vi invito ad
aprirvi a me e a diventare strumenti nelle
mie mani per la salvezza del mondo…

(Mess. 25.03.1994); “vi invito a vivere i
miei messaggi ed a trasmetterli in tutto il
mondo, così che un fiume d’amore scorra
tra la gente piena di odio e senza pace. Vi
invito figlioli a diventare pace dove non c’è
pace, e luce dove c’è tenebra, perché ogni
cuore accetti la luce e la via della salvezza

(Mess. 25.02.1995).
Solo così quel immenso “fiume d’acqua
viva limpida come cristallo”(Ap 22,1), che
sgorga incessantemente dal Cuore
dell’Altissimo, potrà riversarsi in pienezza
nel mondo e risanare tutte le anime e l’in-
tera creazione
, attraverso l’opera salvifica
della Chiesa pienamente rinnovata da
Maria: “Vi invito cari figli a comprendere
l’importanza della mia venuta e la serietà
della situazione. Voglio salvare tutte le ani-
me ed offrirle a Dio
” (Mess. 25.08.1991).
Tuttavia il culmine salvifico di questo
straordinario programma di grazia potrà esse-
re raggiunto soltanto mediante l’offerta, in
ogni luogo spirituale dell’universo, non solo
nella dimensione sacramentale, ma anche in
quella incarnata ed esistenziale del Corpo
Eucaristico del Figlio, vivo e palpitante d’a-
more in pienezza nelle nuove Comunità che
Lei stessa ha suscitato in questo tempo. Per
questo Lei sta guidando, con diversi carismi,
nuclei spirituali di un nuovo popolo di anime
totalmente offerte a Dio
. Un popolo capace
di esprimere quel mistero di Comunione che
costituisce l’essenza stessa dell’unica Chiesa,
antica e nuova; il dono supremo dato agli
uomini per il quale Cristo ha versato il suo
sangue e attraverso il quale ancor oggi vuole
irrorare il mondo con le inesauribili correnti
di vita che sgorgano dal Suo Cuore trafitto,
unico nome dato agli uomini sotto il cielo nel
quale è possibile essere salvati
” (At 4,12).
È questo il lievito di vita che la Madre
di Dio desidera oggi diffondere in tutte le
nazioni e continenti
, per rigenerare piena-
mente anche sulla terra, come già accade
nella Chiesa celeste, le membra del Corpo
Mistico del Figlio e così guidare l’intero
universo al Suo stesso passaggio pasquale;
l’unico che ci trasferisce dalla corruzione e
dalla morte, alla vita incorruttibile dei nuovi
cieli e della terra nuova, di cui la presenza
nel mondo della Regina della Pace costitui-
sce per tutti segno certissimo e luminoso
annuncio. *
Un pensiero per Eco
“Ringraziamo con gioia Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo”
(Col 1,3)
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