Dall'inferno al paradiso passando per il bunga bunga

Ania Golędzinowska: "Con la fede ho trovato la felicità"

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Ania ha una casa in affitto, a Milano. Colorata, accogliente. Entrando si ha l'impressione di un appartamento vissuto, molto. Non è una di quelle case dalle quali esci la mattina presto per tornare la sera tardi. Ania Goledzinowska, 28 anni, modella polacca, intercettata nell'inchiesta Ruby-gate per le serate "Bunga Bunga", fidanzata con Paolo Beretta (nipote di Silvio Berlusconi) è una ragazza dolcissima. Mi accoglie in tuta e canottiera, computer acceso sul divano. Lei, bionda e occhi azzurri, è impegnata a scrivere il suo secondo libro, "un triller con sfumature religiose". Ben diverso dal primo "Con Occhi di Bambina" (Piemme incontri), balzato tra i 100 libri più venduti in Italia (è all'81esimo posto).

Un libro non per tutti, che "scioglie" l'animo anche più cinico di chi si occupa quotidianamente di cronaca nera. E' la storia di una ragazzina "terribile", di una vita fatta di abusi (violentata a 8 anni dal compagno della madre), di droga ( già a 13 anni), di sesso. In breve, di una infanzia "non" vissuta in Polonia, di una mamma assente e di un papà scomparso prematuramente, di una sorella "che odiavo con tutta me stessa". E' una storia che fa piangere, perché è difficile vedere, anche se attraverso un libro, una piccola bambina vittima di violenza, che vaga per le strade di Varsavia alla ricerca della felicità, della serenità, della gioia di vivere.

Ma Ania, al posto del castello incantato che aveva sognato, al posto della bambole e dei giochi, ha trovato sulla sua strada tutto quanto una persona possa incontrare di peggio. L'indicibile. E ogni volta che ha cercato di rialzarsi, Ania è ricaduta. Sola, dopo anni di droga, a 16 anni coglie al volo l'occasione per venire in Italia e realizzare il suo sogno: la moda, lo spettacolo. Ma è qui che inizia il nuovo incubo. Viene rinchiusa in una casa-prigione di Torino e costretta a lavorare in un night. Si fida di una persona, di un mostro, che la violenta. Non ce la fa più e decide di fuggire dai suoi sfruttatori. La luce si accende quando incontra un ragazzo, organizza la fuga e riesce nella pericolosissima impresa. Un crescendo di emozioni, la ragazza polacca va dritta verso il sogno. Non è così. Milano bene, cocaina dalla mattina fino alla sera, locali, vip, sesso. Strada senza uscita. Quel mondo milanese che tutti sognano e invidiano è una realtà fatta di solitudine, finzione, che "quando poi vai a casa e scorri la rubrica non sai chi chiamare".

L'inferno finisce due anni fa, quando anche grazie a Paolo Brosio decide di andare a Medjugorje. Finalmente una strada che promette un futuro diverso, un futuro pulito, una speranza vera. La showgirl viene "rapita" da questo piccolo paesino della Bosnia-Erzegovina. Il castello incantato, che ha sempre sognato, ora finalmente è in costruzione. Ha le impalcature e Ania è al lavoro tutti i giorni, anche con turni extra per finire il suo lavoro che la porta verso la fede, la felicità e la sua nuova vita. Poi ci sono le "croci", come in ogni cammino spirituale. Come la storia del "Bunga Bunga".

Le intercettazioni, il "mostro" in prima pagina. Ania viene intercettata, nel gennaio scorso, mentre parla al telefono con Ruby Rubacuori. Le consiglia di stare lontana da Lele Mora, che nel 2008 l'ha spedita come "pacco" a Palazzo Grazioli per fare un regalo al presidente del Consiglio. Entra nell'inchiesta e per giorni viene associata alle Olgettine, alle ragazze che partecipano settimanalmente alle feste di Arcore. Ma la modella ora è più forte, e riesce a uscirne. La fragilità di una ragazza senza infanzia e con un passato terribile, ora la porta a non uscire di casa da circa un anno, tranne con il suo fidanzato. Ma la forza d'animo le si legge negli occhi. E le parole dure (parolacce incluse) le vengono fuori con tutta la forza quando pensa all'ultimo caso di pedofilia, quello di Don Seppia.

Tu chiedi, con coraggio, una legge perché pedofili e stupratori vengono castrati. Nel tuo libro racconti di due violenze. Una subita a 8 anni da parte del compagno di tua madre, e una a 16 anni, quando sei stata violentata da una persona di cui ti sei fidata...

"Sono riuscita, con gli anni, a perdonare chi mi ha fatto del male. Ma credo fermamente che sia un reato che va punito. Che sia un prete o meno a compierlo. Se penso ai bambini che hanno dovuto subire quello che ho subito io provo una rabbia difficile da spiegare. Ogni volta mi viene da piangere. C'è scritto nel Vangelo (Marco capitolo 9, versetto 42): "E chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono, meglio sarebbe per lui che gli fosse messa al collo una macina da mulino da mulino e fosse gettato in mare". Oggi prego per queste persone perché, e cito ancora Gesù, "loro non sanno quello che fanno". Le mele marce sono ovunque, ma questo non vuol dire che non debbano essere punite".

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