Apparizioni, Visioni, Rivelazioni

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Fenomeni naturali, parapsicologoci e naturali

Partendo dal semplice fatto che le nostre frontiere umane tra la sfera del naturale, del parapsicologico e del soprannaturale non rappresentano nessun ostacolo per Dio e che Dio agisce in ogni buona opera che l'uomo fa, K. Rahner fa notare che la frase "questa visione viene da Dio" è in se stessa abbastanza vaga e dai molti significati. Siccome l'uomo, dal punto di vista della sua salvezza può trovare la grazia di Dio e uno stimolo personale anche in un avvenimento naturale, si potrebbe accettare come fatto da Dio "e persino una grazia" una visione che si lascia spiegare naturalmente. Naturalmente se è nei limiti della fede e della morale cristiana, se non nuoce alla salute spirituale del veggente anzi, al contrario, se lo eleva moralmente e spiritualmente, pur se questa visione ha il suo diretto e naturale fondamento in dei meccanismi psichici...(22)

Dal punto di vista teologico, non esiste nessun ostacolo per Dio nel servirsi di possibilità interamente naturali dell'uomo per realizzare i suoi scopi in vista della salvezza. E' difficile ed anche impossibile rispondere a questa domanda, cioé perché Dio dovrebbe sempre utilizzare dei mezzi straordinari per quello che può ottenere attraverso le capacità e le possibilità umane ordinarie. Il filosofo tedesco Robert Spaemann critica l'approccio delle scienze moderne sperimentali della realtà spirituale per la "omogeneizzazione delle esperienze", cioé a causa del tentativo d'inserire tutte l'esperienze in un quadro sperimentale prefabbricato. Altri parlano di reduzionismo, riferendosi allo stesso fenomeno, specialmente nel campo della psicologia moderna. Utilizzano il termine "psicologismo" con il quale "lo spirituale è ridotto a psicologico e dopo ad un meccanismo di un "apparecchio psichico" per poi essere accolto come reale..." Solo superando il psicologismo si rende possibile l'osservazione e la valutazione libera dello spirituale e sopratutto del relligioso nell'uomo. (22a)

In seguito alla tendenza di considerare tutti i fenomeni parapsicologici come negativi, K. Rahner si chiede perchè non si potrebbero orientare le capacità parapsicologiche di una persona religiosa, ad esempio la telepatia, la veggenza, la psicometria, come tutte le altre capacità "normali" verso oggetti di natura religiosa per farli diventare una motivazione per gli atti religiosi. E perché questi atti non dovrebbero essere valutati come "fatti da Dio" e "una grazia"? (23)

Sono primizie importanti per una giusta valutazione di un visione in senso proprio, cioé una visione che ha la sua origine in un intervento speciale di Dio. Tale visione, che è regolarmente accompagnata da un segno particolare riconoscibile da tutti, non è la sola autentica. S'impone ora una domanda: "Perchè non si può pensare al riconoscimento ecclesiale di una visione che resta limitata alla constatazione che, per il suo contenuto e la sua influenza sul veggente e sugli altri, essa è solo positiva e, in questo senso, "che viene da Dio", oppure che essa é solo un eco legittimo di una veritabile esperienza mistica corrispondente alle norme della fede e della ragione - senza che in entrambi i casi - la Chiesa necessariamente presuma un intervento miracoloso da parte di Dio?" (24)

Di conseguenza, se una visione non è accompagnata da un segno miracoloso che con evidenza vada al di là delle leggi naturali e del corso ordinario degli avvenimenti e se tutto può essere spiegato come un fenomeno naturale o parapsicologico, non ci sono ancora delle ragioni teologiche per negare a una tale visione tutta la possibilità che venga da Dio. E' un grande errore caratterizzare troppo velocemente un insieme, senza discernimento, come possibile o impossibile, fatto da Dio o inganno del diavolo o illusione umana. Ecco perché numerosi teologi, Rahner per primo, domandano una certa "clemenza" nei confronti delle esperienze dei veggenti, considerando che si possono accogliere come "venenti da Dio" anche se non si accettano tutti i dettagli. Bisogna anche cosiderare il fatto che, anche se l'autenticità di una visione è già riconosciuta dalla Chiesa ( secondo i criteri esteriori dei quali si parlerà), questo non autentica e non impone ogni detteglio del contenuto. Si conoscono dei casi in cui si sono provati degli errori individuali evidenti in visioni e in profezie di santi. Johannes Torello cita tre tipi di questi fenomeni con le cause:

1. La possibilità che un rivelazione vera sia mal compresa per mancanza di chiarezza. Giovanna d'Arco nella sua prigione ha sentito una voce che le diceva che "il Salvatore" l'avrebbe "aiutata" e che avrebbe "ottenuto la libertà attraverso grandi vittorie". Lei ha interpretato come la sua liberazione dalla prigione, cosa che non si è verificata.

2. Può succedere che una condizione importante sfugga a chi percepisce la rivelazione e che il messaggio sia compreso in senso assoluto. San Vincenzo Ferrer, ispirato da una delle sue rivelazioni, annunciò la fine del mondo negli ultimi 21 anni della sua vita, confermandola anche con dei miracoli.

3. Le visioni degli avvenimenti storici non devono essere paragonata con il corso della storia nei minimi dettagli, poiché queste rivelazioni mirano solo a ciò che è globale ed essenziale. I mistici sono in disaccordo sul numero dei chiodi con i qualli Gesù è stato crocifisso anche se tutti affermano di averlo visto (Sta Gertrude, Sta Brigida, Sta Caterina da Siena). (24)

Anche una visione autentica può comportare degli errori circa l'immagine e il messaggio trasmesso da una persona. E' possibile che inconsciamente e involontariamente i veggenti aggiungano le loro proprie opinioni, desideri, suggestioni degli altri, speranze e timori del loro ambiente. Tutto può essere condizionato dalle circostanze del loro ambiente, della loro epoca, dallle loro conoscenze teologiche come anche dal loro temperamento che opera un'influenza particolare sulla trasmissione del messaggio ricevuto...(25) K. Rahner fa notare che a Fatima il piccolo Francesco non ha sempre sentito tutto quello che la Vergine diceva ai veggenti, a volte ha solo visto le loro labbra che si muovevano, cosa che Rahner non considera come un argomento contrario ma come un buon segno a favore dell'autenticità dei piccoli veggenti. (25)

Forse non è inutile stabilire un parallelo con i passaggi del Nuovo Testamento sull apparizioni del Resuscitato . Marco descrive che alle donne è apparso "un giovane uomo con un vestito bianco" (Mc16,5); Matteo parla "dell'angelo del Signore" (Mt 28,2) e Luca di "due uomini vestiti di bianco splendente" (Lc 24, 4). E' Giovanni che si avvicina di più menzionando "due angeli con dei vestiti bianchi" (Gv 20,12) L'esegesi vi ha scoperto diverse intenzioni teologiche degli evangelisti e delle tradizioni differenti dalle quali essi attingevano, ma noi domandiamo se ciò basta e se tutto è detto. Perché i testimoni del Resuscitato non lo riconoscono subito, perché appare "sotto altre spoglie" (Mc 16,12), una volta come un compagno di cammino, "i loro occhi non potevano riconoscerlo" (Lc 24,16), un'altra volta come "spirito" (Lc 24,37), o come "giardiniere" (Gv 20,15)? In generale i discepoli vedono Gesù ma non lo riconoscono fino a quando non parla (Gv 21,4) e quando lo riconoscono, Lui sparisce ai loro occhi. Il Resuscitato si lascia sperimentare, ma è evidente che in nessun luogo si manifesta interamente all'uomo.

Tutto ciò ci dice che le apparizioni e le visioni in se stesse sono dei fenomeni molto complessi e difficilmente descrivibili, che non è facile tracciare un limite chiaro tra l'avvenimento obbiettivo e l'esperienza soggettiva del veggente. Dio rimane inesprimibile - inefabilis - anche quando si rivela agli uomini nel modo più evidente. Ecco perché, quando una rivelazione è in questione, esistono sempre molte domande e mancanze d'evidenza. Non può essere altrimenti, perché il ruolo della fede non può essere sostituito da nessuna conoscenza intellettuale. La fede ha avuto un riolo decisivo nei miracoli che Gesù ha fatto, nel riconoscere il Resuscitato come nell'annuncio del messaggio della Resurrezione. Questo è anche il suo ruolo nelle visioni e nelle apparizioni che sono seguite. Naturalmente bisogna evitare l'eccesso e non comprendere questo ruolo della fede con il senso che è stato dato al Cristianesimo: "Il miracolo è il figlio preferito della fede!" Non una fede che inventa il miracolo ma una fede che è disponibilità incondizionata a riconoscere ed accagliere l'intervento soprannaturale di Dio. La fede deve evidentemente essere accompagnata da certi segni obbiettivi che il fenomeno offre e che fanno parte dei criteri di discernimento. (27)

 

Perché Dio possa vivere nei vostri cuori, dovete amare.

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